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Il dialogo ecumenico: tra sogno e scommessa. Intervista al vescovo Derio Olivero

Il dialogo ecumenico: tra sogno e scommessa. Intervista al vescovo Derio Olivero

GUARDA IL VIDEO QUI: https://www.youtube.com/watch?v=wn_JYFAlRa4

Immerso tra i suoi libri, evoca più volte il termine “sfida” quando riflette sull’ecumenismo. Il vescovo Derio Olivero presenta l’iniziativa “Il mare aperto”, quattro incontri organizzati insieme da valdesi e cattolici, due in sala Bonhoeffer (via Trieste 44), due al tempio valdese. “La settimana di preghiera è una settimana che mette al centro la necessità di dialogo, di incontro fra le varie confessioni. Anche se mettiamo insieme i cristiani cattolici, i valdesi, gli ortodossi, siamo una minoranza perché c’è una grande fetta di persone che non appartengono alle chiese, magari sono credenti, non credenti, atei, indifferenti, in ogni caso non appartengono alle nostre comunità. Credo che sia giunto il tempo di iniziare un dialogo tra credenti e non credenti. Purtroppo esistono ancora forti pregiudizi da parte dei credenti rispetto ai non credenti come persone da cui diffidare, li chiamiamo “lontani”. Il pregiudizio dei non credenti va fino al laicismo, fino al dubbio sull’utilità o meno, addirittura sulla pericolosità o meno della religione. Così facendo, si resta chiusi nel proprio mondo e non si mette insieme ciò che ci accomuna che è la vita con i suoi problemi, le sue fatiche, le sue speranze, i suoi dolori e soprattutto qual è l’uomo e l’umanità di domani. Il senso di questo cammino è questo, mettiamo insieme ciò che ci accomuna che è la vita e insieme proviamo a darci un aiuto per essere donne e uomini migliori per domani”.

 

Dopo l’incontro con la Direttrice del Salone del Libro di Torino Annalena Benini, sarà proprio il vescovo ad intervistare Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena in Toscana (26 gennaio, h 20.45), Vittorio Emanuele Parsi docente di politica internazionale interviene sul tema della Patria (primo febbraio, h 20.45 mentre Gipo di Napoli, musicista e leader di Bandakadabra, propone il quesito “Diavolo o acqua santa?” (9 febbraio, h 20.45).

Il sussidio che accompagna la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si ispira alla pericope di Lc 10,27, “Ama il Signore tuo Dio e il prossimo come te stesso (Lc 10,27)”. Nel documento, redatto dal coordinamento ecumenico in Burkina Faso, si cita il motivo per cui anche a scuola si promuove la conoscenza delle religioni, la reciproca mancanza di conoscenza tra le chiese e il mutuo sospetto indeboliscono l’impegno nell’intraprendere la strada ecumenica.

“Molto si è lavorato in questi anni nell’ecumenismo sul migliorare i rapporti ma anche sul migliorare la conoscenza” riprende il vescovo Derio. “Credo che si debba andare un po’ oltre e iniziare a dire come possiamo stare insieme e dialogare tra diversi. Quello che dobbiamo imparare è cosa intendiamo per dialogo” e propone interrogativi incalzanti. “Intendiamo dialogo con coloro che adesso o fra un po’ la penseranno come noi? Intendiamo un dialogo con coloro che molto probabilmente continueranno a non pensarla come noi? Si può fare un dialogo tra diversi che sia seriamente un dialogo? Credo che questo è un bel modo di mettere in pratica il comando dell’amore in questo tempo, all’interno delle chiese per diventare anche un buon esempio per le società dove vediamo che il dialogo è diventato una cosa estremamente difficile. E’ una grande scommessa, anche dell’ecumenismo, l’ecumenismo non si compirà quando saremo tutti uguali, riunificati sotto un’ unica confessione. Il futuro dell’ecumenismo è una seria capacità di dialogo rimanendo diversi. Questo dev’essere il nostro sogno, la nostra scommessa”.

 

Scorrendo il sito della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della CEI, troviamo alcune frasi del vescovo che da quasi due anni riveste il ruolo di Presidente. “Il proprium di ogni religione è la fiducia nel futuro. Abbiamo bisogno che le religioni aiutino la nostra società ad avere questa fiducia. Il nostro compito è sostenere gli uomini e le donne nel loro cammino, nella loro ricerca. Vivere il passaggio da maggioranza a minoranza, da un cristianesimo di appartenenza ad un cristianesimo di scelta”.

“E’ una bella esperienza, certo in questo momento non facilissima, ci sono vari problemi in casa ortodossa, tra i fedeli a Mosca e i fedeli a Costantinopoli, per esempio. Quando noi ci troviamo a fare riunione a livello nazionale si respira questa difficoltà, faticano a parlarsi. Abbiamo ultimamente alcune difficoltà legate al nuovo documento, “Fiducia supplicans”, per esempio i copti non lo approvano. Abbiamo avuto alcune fatiche con gli ebrei in questo mese, varie telefonate sono intercorse, anche incontri con i vari rav e le chiese ebraiche in Italia. E’ un momento abbastanza difficile. Credo che però una delle grandi sfide che porta avanti la nostra commissione è quella di aprire un dialogo su cosa significa religione e spazio pubblico. Come possono stare le religioni nello spazio pubblico, oggi? E’ una delle grandi sfide perché mette in questione il nostro modo di pensarci come religione, rispetto allo spazio pubblico. Anche noi cattolici, a volte abbiamo la tentazione del dominio, dell’entrare con pregiudizi, soprattutto con verità certe. Come le religioni devono attrezzarsi per stare in uno spazio pubblico? Come lo spazio pubblico deve imparare a considerare le religioni? Spesso la religione nel nostro mondo è vista come inutile o addirittura come dannosa. Una grande sfida è quanto le religioni riescono ad essere fonte di pacificazione nello spazio che occupano. E’ una bella sfida questa ma anche un bel sogno!”.

 

Piergiacomo Oderda

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