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VIDEO. Francesco Suino, “appassionato di storia” di Vigone

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Incontriamo Francesco Suino, “appassionato di storia” di Vigone, autore di due poderosi volumi dal titolo “Vigone e la sua storia” (2012). Ha il cuore grande, «al mio paese ci tengo, questo lavoro spero sia servito a ricordarci chi eravamo e quello che speriamo di avere in futuro». Talvolta si esprime in dialetto, là dove ricorda i suoi punti deboli a scuola, «la matematica e la geometria era... “lasoma perde”». Ha un debole per gli archivi, «cominciando dal nostro qui che è meraviglioso», poi «a Pinerolo perché c'erano delle cose collegate»; per otto mesi si è recato «all'Archivio di Stato di Torino in via Piave che è una cosa immensa, pazzesca. Tutti i giorni facevo l'abbonamento del pullman, del tram, tutte le mattine andavo su».

I libri iniziano con cenni sulla chiesa locale, i congressi eucaristici del 1922 e 1933, i proprietari dei banchi della cappella di san Grato, le foto del card. Boetto nel 1938. Gli chiedo se si può ampliare la ricerca sui piloni votivi (cap. XIV).«A parte che sono quasi tutti distrutti. Puoi chiedere qui in chiesa ma è tutta gente nuova, anche loro non sanno dare una risposta. Questi piloni da come ho scoperto io sono stati fatti ed eretti da gente locale, per qualche motivo di grazia ricevuta. Fatti dalla chiesa locale non credo proprio. Poi andavano a benedirli». Il lavoro dello storico comprende anche il dialogo con le persone, per esempio per cercare le associazioni sportive-ricreative-culturali. «Chiedendo in giro, qui ci conosciamo tutti, so che quello è di quest'associazione, l'altro dell'altra. Ovviamente devi fare una sintesi. Con gente che conosci, osi di più». Il capitolo più toccante è l'ottavo, dedicato ai soldati della grande guerra, «concittadini sradicati dalle famiglie per una guerra che non capivano. Per ricordare i vigonesi vogliamo riportare il loro stato di servizio, tratto dai Ruoli Matricolari». Nella classe 1900, scovo Andrea Suino, «”Savin d'la Rubatera”, siamo parenti alla lunga perchè suo probisnonno era fratello del mio probisnonno. Suo papà ancora ha fatto la guerra con Napoleone. Ho fatto delle ricerche in Comune». Qui l'ispirazione viene dagli anziani anche se «non tutti parlavano di questo perché hanno visto anche loro le tragicità della guerra». Ci sono tutte le classi, dal 1874 al 1900.

Un'altra parte autobiografica in questi libri è la foto della classe di Francesco nel 1941 (cap. XVI). Ricordiamo la presenza del principe Umberto all'inaugurazione della scuola elementare “Principe di Piemonte” (ottobre 1926). «Questa scuola nuova che c'è, già da vent'anni ne parlavano e nessuno riusciva a realizzarla. Poi è arrivato nel '22 il fascismo e l'allora podestà che era di Scalenghe ha dato avvio a quella scuola e alle tre scuole frazionali, Zucchea, Trepellice, Quintanello. Infatti, hanno tutte lo stesso stile».

Curiosa la rassegna stampa da “La lanterna” dal 1833 al 1926 e dall'Eco del Chisone, dalla fondazione (1906) al 1946. «Queste cose le ho prese all'archivio di Pinerolo, loro hanno il filmino. Passavi attraverso il macchinario, se qualcosa ti interessava, schiacciavi il bottone e facevi la fotocopia. Ne ho fatte di fotocopie che va bene!  C'era la notizia di un carro di fieno che passava su questa strada. Sopra c'era un bambino. E' scivolato giù e si è rotta una gamba. Sono piccole notizie che oggi fanno sorridere, riguardano i lavori della campagna».

Una frase programmatica per Francesco Suino è incastonata nella prefazione: “Mi preme sottolineare che anche le piccole cose fanno storia”, bisogna «ragionare con la mentalità loro, non con la nostra, per entrare meglio nel fatto». Infine, svela una leggenda metropolitana, quella del tunnel che partirebbe dalla Lea per andare a San Francesco, verso Cercenasco. «Per quello che ho conosciuto, parlando di qua e di là, attraverso le mie ricerche non ho trovato niente. Diventa difficile perché ti crolla addosso. Anche soltanto cinquanta anni fa, l'acqua era abbastanza in superficie. Diventava difficile fare dei tunnel. Poteva esserci tra un palazzo e un altro perché qui era pieno di nobili. Venti metri, magari. Per il resto lo escludo».

Ci fa dono di un libro, “Il contadino alla guerra. Più di cento raccontano...” a cura di Ermanno Silecchia e del Museo Etnografico della Pianura Pinerolese di Piscina (Alzani, 2005). Tra le cento testimonianze, cinque sono vigonesi...

 

Piergiacomo Oderda

 

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