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Restauri d’arte dedicato agli affreschi quattrocenteschi di Santa Maria Assunta a Macello

 

Tutte le foto nella fotogallery  qui: https://www.vocepinerolese.it/fotogallery/2021-05-20/restauri-d-arte-dedicato-agli-affreschi-quattrocenteschi-santa-maria-assunta-macello-19975  

Nella foto esterno e interni della Cappella di santa Maria Assunta a Macello - frazione Stella -

 

Restauri d’arte dedicato agli affreschi quattrocenteschi di Santa Maria Assunta a Macello

 

La serie di reportage televisivi che la Direzione comunicazione e rapporti con i cittadini e il territorio della Città Metropolitana di Torino dedica ai “Restauri d’Arte” prosegue questa settimana con il filmato dedicato agli affreschi della Cappella di Santa Maria Assunta, detta comunemente Cappella di Stella, a Macello, nel Pinerolese.

La cappella di Santa Maria Assunta, detta comunemente Cappella di Stella, dal nome della frazione di Macello in cui sorge, risale all’inizio del XV secolo ed è costituita da un presbiterio a pianta quadrata, sormontato da una volta a crociera e da una navata rettangolare. Gli affreschi che ne arricchiscono la parte interna risalgono al periodo tra il 1400 e il 1450. C’è anche una data certa, quella del 1429, anno a cui risale un ex voto della signora di Macello, Bena Solaro, raffigurante la Madonna in trono col Bambin Gesù tra le braccia. Prostrato in ginocchio ai piedi della Madonna è raffigurato l’adolescente figlio della committente. Tra gli affreschi più antichi, quelli di Aimone Duce, pittore attivo nella prima metà del ‘400 alla corte dei Savoia-Acaia, che nel Pinerolese ha lasciato tracce della sua opera anche nella cappella di Missione a Villafranca Piemonte.

A partire dal 2010, grazie al contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT e a una piccola compartecipazione della parrocchia, sono stati intrapresi i restauri delle pitture murarie. L’ultimo intervento in ordine di tempo, quello relativo al ciclo pittorico di San Vincenzo Ferreri, è terminato solo un mese fa. Nel ciclo è raffigurato il santo nell’atto di riportare in vita un infante quasi morto, mentre libera un’ossessa dal demonio e durante il sogno premonitore che lo porterà a decidere di dedicare l’ultima parte della sua vita all’attività di predicazione. La particolarità di questo ciclo di affreschi è data dal fatto che il santo, che predicò a Vigone agli inizi del ‘400, è raffigurato senza l’aureola: ciò fa pensare che l’opera fu realizzata prima della beatificazione di Vincenzo - che avvenne nel 1455 - e quindi in anticipo rispetto agli altri pittori che si dedicarono alla figura di San Vincenzo, quali Beato Angelico, Bellini, il Ghirlandaio e Tiziano. In attesa di un più dettagliato studio si può affermare, quindi, che gli autori degli affreschi sono almeno tre. I restauri sono stati realizzati dalla ditta torinese Lupo e Galli.

 

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