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FOTO. Varaldo, Ballestrero e Profeta nel mondo della musica

 

FOTO

di Piergiacomo Oderda

 

Marco Basso, ambasciatore del jazz a Torino sulle colonne de “La Stampa” ma ancor più nelle scuole col progetto “Le chiavi della musica” si accomoda sul palco a fianco a “La piazza dei mestieri” a Torino per intervistare Alberto Varaldo, portavoce della formazione pronta ad esibirsi, Pietro Ballestrero e Stefano Profeta: «suonano col cuore, Pietro si avventura con la chitarra acustica per territori infidi e complicati». Il gruppo rappresenta quasi una sintesi del jazz, di ritmo e improvvisazione. Alberto Varaldo veste la classica coppola rossa e ringrazia il giornalista per la sua funzione di ponte, per mettere in luce i musicisti attraverso varie iniziative, «ci siamo incontrati nel portare la musica dappertutto, negli ospedali, a scuola», «ci interessa che qualcosa arrivi ai vostri cuori, abbiamo il compito di trasmettere emozioni».

L’inizio è soft, una melodia struggente composta da Henry Mancini, noto per aver composto “La pantera rosa”. Seguono le tonalità argentine di “Milonguetta” (di Varaldo), l’armonica cromata evoca la danza e si assiste al primo asolo di Profeta. Strumenti all’unisiono per una composizione di Ballestrero, “I cani di Delphine”. Applausi per le variazioni su “Marinella” di De André all’interno di una canzone ispirata ad un incontro oltre i limiti della dimensione umana tra Faber e Michel Petrucciani. Si passa ad un’allegra “Giostra di Edberg” del polistrumentista brasiliano Gismondi, con un curioso finale sbarazzino. Si presentano i musicisti, «ormai suono suolo con chi ho una vera relazione umana», lunga quasi diciotto anni con Ballestrero. Intonano una canzone di David Bowie per poi passare ad una composizione di Profeta, l’applauso accoglie un suo asolo in cui il contrabbasso traccia la linea melodica. Gran finale con l’aggiunta di un quarto componente al trio, proveniente direttamente dal Brasile. Le percussioni arricchiscono un altro brano composto da Varaldo, ispirato ai chitarristi di Madrid, si chiude con brano dedicato a James Taylor e con una “Tarantella”, sempre di Varaldo, con qualche nota melanconica qua e là. Richiesta a gran voce di bis, stavolta jazz puro con “Swing”. Stupisce l’agilità nell’esecuzione all’armonica combinata combinati con sapienti ingressi soft dopo le parti soliste degli altri strumentisti.

Piergiacomo Oderda

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