Facebook Twitter Youtube Feed RSS

FOTO.«Il sindacato vuol dire unione, compattezza». Unione sindacale di base (USB)

 

 di Piergiacomo Oderda

«Il sindacato vuol dire unione, compattezza». Le parole di Giuseppe Di Vittorio (Federazione sindacale mondiale dal 1949 al 1957) forniscono uno spunto a Pier Paolo Leonardi per salutare i Rappresentanti Sindacali Unitari (RSU) dell’Unione sindacale di base (USB), convenuti a Roma per una giornata di formazione nazionale. «Il docente sempre più riveste una funzione straordinaria nella società per elaborare progetti di emancipazione». Luigi Del Prete illustra il ruolo dei rappresentanti sindacali nel nuovo contratto nazionale siglato (non dall’USB) lo scorso febbraio. Sono state elette più di 100 RSU nel comparto scuola, «il primo compito è ridare unità alla funzione della rappresentanza sindacale unitaria», deve diventare «un punto di riferimento nella difesa dei lavoratori della scuola». «Le trasformazioni della scuola pubblica statale hanno un polo di riferimento nelle politiche europee». Andando nelle scuole in occasione delle assemblee sindacali dopo l’approvazione del contratto 2016-18 si aveva la sensazione che «ai colleghi venisse aperto un mondo sconosciuto». Il contratto è stato firmato da CGIL, CISL, UIL a cui sono seguite le adesioni di GILDA e SNALS. «La firma del contratto non può essere superiore alla rappresentatività, è possibile non firmare il contratto e continuare a svolgere attività sindacale». L’aumento stipendiale ottenuto (45-60 euro) è un elemento perequativo, se non viene rifinanziato dal governo si ridurrà a 30 euro nel 2019. Gli arretrati non hanno superato i 300-400 euro (riferendosi agli anni in questione e trascurando il lasso di tempo dal 2009 al 2016). La “vexata quaestio” dell’assegnazione dei docenti alle classi o ai plessi origina nella nuova contrattazione l’istituto del “confronto” che va ad inserirsi tra l’”informativa” e la “contrattazione”. Qualora le parti non raggiungano l’accordo, la RSU nella sua unitarietà apre una sessione di confronto. Permanendo la divergenza, il Dirigente Scolastico (DS) può prendere la medesima decisione che aveva originato il dissenso. Sovente, si tratta di uno strumento di pressione sui colleghi. Il bonus del merito viene individuato dal DS sulla base dei criteri stabiliti dal Comitato di valutazione. Secondo l’USB, dovrebbe “cadere a pioggia” su tutti i lavoratori della scuola. Quasi ovunque rappresenta un’ulteriore integrazione per i ruoli apicali della scuola (collaboratori dei presidi, funzioni strumentali). Occorre «cercare di stabilire criteri che possano allargare i destinatari. Almeno si creino delle fasce che non prevedano grandi differenze economiche». Oltre la parte economica va esaminata con attenzione la parte normativa, p. es. la salvaguardia dei cinque giorni per il diritto alla formazione. I permessi personali “di norma” vanno richiesti cinque giorni prima ma se sussiste un’urgenza possono essere richiesti e non sono un oggetto di “concessione”, né esiste una casistica per quanto concerne la motivazione. Vanno premiate le figure dei coordinatori di classe che hanno visto crescere gli impegni per la loro funzione, così i capi dipartimento, insomma «quanto riguarda il lavoro in classe». «Va salvaguardata la percentuale da destinare al personale ATA (30-35 per cento). Rientra nell’obiettivo del processo di smantellamento dell’Ufficio Scolastico Provinciale dare più funzioni alle scuole». Un esempio è la ricostruzione di carriera. «Ogni passaggio che riguarda la firma» va illustrata in assemblea sindacale.

Rocco Coluccio affronta le problematiche degli “invisibili della scuola”, la categoria di ausiliari, tecnici e amministrativi (ATA). Una buona contrattazione maggiormente dettagliata limita la discrezionalità del DS, una maggiore condivisione delle scelte porta ad un clima più sereno a scuola. Affronta la questione del profilo professionale, della riunione obbligatoria di inizio anno dove il Direttore dei servizi generali e amministrativi formula la proposta del piano di lavoro, le chiusure prefestive, le funzioni miste con il Comune per il servizio mensa, l’accoglienza e vigilanza degli allievi disabili.

Dario Furnari, sempre dell’Esecutivo nazionale scuola, come i relatori precedenti, approfondisce il comma 4 dell’art. 22 del contratto nazionale sui criteri per l’attribuzione del compenso accessorio relativo all’Alternanza Scuola lavoro (ASL) e il compenso finalizzato alla “valorizzazione” del personale. La programmazione dell’ASL è «di competenza degli organi collegiali. I percorsi definiti all’interno del PTOF (piano triennale dell’offerta formativa) prevedono l’istituzione di un tutor interno. Viene designato fra quanti ne fanno richiesta». Il bonus del merito riguarda i commi 126-9 della famigerata legge sulla “buona scuola” (107/2015). USB proponeva un aumento salariale slegato dalla “meritocrazia”. Sin dal Comitato di valutazione occorre «contrapporsi a quei DS che tentano di premiare il loro “entourage”».

«Ritornare a parlare di scuola come luogo di emancipazione per i figli delle classi popolari» è  l’assunto di Lucia Donat Cattin che interviene sul tema del Piano nazionale di formazione del personale docente. Conviene «far inserire nel PTOF diciture ampie sulla formazione del personale in servizio. Abbiamo il diritto di poterci formare su qualsiasi argomento afferente alle nostre discipline» o alle competenze previste nel Piano nazionale. Il corpo docente nella sua interezza può seguire una giornata di formazione lasciando a casa gli studenti (esperienza di Torino). La formazione è obbligatoria ma non sussiste un computo di ore. I temi che affronterà il CESTES (Centro studi collegato all’USB) saranno le migrazioni, la questione femminile e il lavoro, l’educazione alla legalità. Alessandro Piccolo apre la riflessione sui vincoli di bilancio e la spesa per la pubblica istruzione. Presenta il frontespizio de “La spesa dello Stato dall’Unità d’Italia”. Il vertice dell’incidenza per la pubblica istruzione in rapporto alla spesa complessiva si è avuta negli anni Sessanta (19 % con la media unificata). E’ progressivamente scesa, attestandosi nel 2015 al 7,9% (4% del PIL) al trentesimo posto in Europa, superiore solo alla Grecia (media europea, 10,3%). Il governo Monti ha introdotto nel 2012 il pareggio di bilancio (modifica dell’art. 81 Cost.) fra le entrate e le uscite. Le entrate per il cinquanta per cento sono le imposte dirette (trattenute in busta paga). L’evasione fiscale è a livelli elevati, «i lavoratori sono il bancomat dello Stato» che non restituisce quanto a servizi offerti. Interviene nel dibattito Michelangelo Caponetto sui vincoli di bilancio che non solo determinano tagli alla scuola ma «impongono di formare un certo tipo di uomo, una scuola che non sforna più un cittadino consapevole ma capitale umano».

Piergiacomo Oderda

Commenti