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Papa Francesco chiede perdono per agli abusi di potere, di coscienza e sessuali. Dublino

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di Piergiacomo Oderda

«Fratelli e sorelle, ieri mi sono incontrato con otto persone sopravvissute agli abusi di potere, di coscienza e abusi sessuali. Ascoltando quello che loro mi hanno detto volevo mettere davanti alla misericordia del Signore questi crimini, questi reati e chiedere perdono». In lingua spagnola, all’inizio della messa al Phoenix Park di Dublino, papa Francesco risponde alle preoccupazioni emerse ogni giorno dalle testate locali (“Irish Examiner”, “The Irish Time”, “Irish indipendent”). L’omelia ha un carattere spiccatamente pneumatologico, il vento che solleva la sua casula mentre incensa l’icona del World Meeting of Families e che più prosaicamente gonfia le nostre mantelline del kit del pellegrino diventa simbolo dello «spirito che Dio costantemente soffia nelle nostre case e nelle nostre parrocchie». Altro passaggio teologico è la parola di Efesini 5 definita “dura”, «vivere nell’amore come Cristo ci ha amato comporta l’imitazione del sacrificio di sé, l’amore che solo può salvare l’uomo dall’indifferenza». «Non è facile dare testimonianza alla buona notizia», cerca ispirazione in san Colombano, i suoi straordinari successi missionari non furono conseguenza di una tattica, di una precisa strategia, bensì della «docilità ai suggerimenti dello Spirito». «Ci saranno sempre persone che mormorano contro la buona notizia, non lasciamoci scoraggiare dallo sguardo gelido dell’indifferenza». Sempre scomodo risulta papa Francesco nell’evocare la «sfida di accogliere migranti stranieri, di sopportare la delusione, il rifiuto, il tradimento». Proprio in queste circostanze il Signore ci chiede, “volete andarvene via anche voi?” (Gv 6). La Chiesa ha il compito di «uscire per portare parole di vita eterna alle periferie del mondo». Riprende infine le parole di san Patrizio «Cristo dentro di me, dietro di me, accanto a me» (“Crìost liom, romham, i mo diadh”). Ringrazia infine quanti hanno pregato per questo incontro mondiale delle famiglie, «anziani, bambini, religiosi e religiose, malati e carcerati. Sono sicuro che il successo di questa Giornata si deve alle loro semplici e perseveranti preghiere».

Piergiacomo Oderda

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