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Fondazione don Tonino Bello e don Gianluigi Marzo, già parroco a Moretta

27/07/2024 16:54

Don Gianluigi Marzo, già parroco a Moretta, Polonghera e Faule (CN), ha ripreso servizio nell’originario Salento (è nato a Ruggiano) come parroco di Tricase, dove don Tonino Bello è stato parroco prima della nomina a vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi. Don Gianluigi firma una delle opere che preparano i fedeli alla visita della tomba di don Tonino nel cimitero di Alessano (LE), “Senza misura”. Un’altra sua opera, “Deposizione”, è stata donata ad Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig. Scorro i titoli dei libri nella biblioteca presente alla Fondazione Tonino Bello, sempre ad Alessano, ammiro due testimonianze del suo amore per la musica, la fisarmonica e una piccola foto che lo ritrae seminarista nell’ascolto attento di un ancor più giovane violinista, Riccardo Muti.

Don Gianluigi ci fa dono di un testo che permette di leggere alcune testimonianze dell’impegno di don Tonino profuso a Tricase: “Presenza di don Tonino a Tricase. II I sogni pastorali”, a cura di Herve A. Cavallera, Flavio Ferraro, Rodolfo Fracasso (ed. Grifo, Lecce, 2021). Nel foglietto “Comunità” del primo agosto 1979, si leggono queste parole: “… perché la nostra parrocchia diventi una comunità autentica, in cui la partecipazione, la corresponsabilità, l’attenzione ai poveri diventino costume”. E’ l’obiettivo dell’istituzione del Consiglio Pastorale, di cui si possono scorrere i verbali. Si parla del contributo per l’Irpinia, “sono state ospitate tre famiglie, nei locali di proprietà del Seminario a Tricase Porto. Inoltre la Caritas parrocchiale ha raccolto tredici milioni, di cui tre spesi per i primi bisogni, inviati con i camion nelle zone terremotate” (28 aprile 1981). “Grande cultore appassionato di ogni espressione musicale” elabora col Maestro Celeghin il progetto per un nuovo organo a canne. Luigi Celeghin era stato professore al conservatorio ”N. Piccinni” di Bari quando ne era direttore il Maestro Nino Rota. Di questo progetto, si è realizzato solamente il restauro dell’organo antico. Un’altra preoccupazione di don Tonino è stata l’elaborazione di un progetto per la riorganizzazione dell’area presbiterale alla luce delle indicazioni del Vaticano II. La Soprintendenza era contraria ad una nuova opera muraria e lignea che non avesse una discontinuità rispetto allo stile architettonico dell’epoca in cui era stata costruita la Chiesa. Alla fine si giunse all’approvazione del progetto realizzato dal giovane Geremia Ruberti (10 dicembre 1981).

E’ interessante la testimonianza di Caterina Scarascia, “Ho condiviso le mostre su don Tonino, molto importante sul piano del recupero della sua memoria. Tuttavia se si vuole diffondere la vera identità e l’insegnamento bisogna iniziare a riprendere le attività dei gruppi di azione sul territorio. Mi auguro che le parrocchie come inizio (perché poi dovrebbe proseguire la società civile) abbiano il coraggio di essere rivoluzionarie come lui, cioè di gettare sassi negli stagni”. Alla Fondazione don Tonino Bello si ammira il documento di conferimento della cittadinanza onoraria avvenuta nella seduta del 22 febbraio 1993, poco meno di due mesi prima della morte del vescovo (20 aprile). Riporto alcuni interventi di quella seduta del consiglio comunale di Tricase.

Dal 14 gennaio 1979 in cui don Tonino “prese servizio” quale nuovo parroco “in tre anni e mezzo di permanenza tra noi don Tonino ha stabilito un legame profondo, un rapporto di amicizia. Soprattutto con gli ultimi, con i più poveri, profondendo solidarietà (Sindaco). Ferrand dell’Abate ricorda i cineforum, “un serrato confronto su temi di importanza sociale” di cui don Tonino era “animatore indiscusso”. Maria Serena Jazzetti: “il suo esempio, la sua testimonianza diventino un elemento fecondo di cambiamento all’interno della coscienza civile”.

Richiamo infine alcuni passaggi dell’omelia di papa Francesco tenuta il 20 aprile 2018, in occasione della sua visita pastorale (concelebrazione al porto di Molfetta dove si svolsero venticinque anni prima le esequie di don Tonino). “Non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’eucarestia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose” (citazione da “Cirenei nella gioia”, 2004 di don Tonino). Il vescovo di Molfetta sognava una Chiesa che “sa scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, della sofferenza, della solitudine” (da “Articoli, corrispondenze, lettere”, 2003). La pace è “mangiare il pane con gli altri, mettersi a tavola tra persone diverse”, dove “l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare” (da “Scritti di pace” 1997).

Don Tonino metteva in guardia dai “calcolatori guardinghi, fino allo spasimo prima di muoversi”. Papa Francesco esorta: “Dopo aver incontrato il Risorto non si può attendere, non si può rimandare”. “Quante volte don Tonino ripeteva ‘In piedi!’ perché davanti al Risorto non è lecito stare se non in piedi” (Ultimo saluto al termina della Messa Crismale, 8 aprile 1993) per essere portatori di speranza pasquale.

In un numero de “Il Grembiule” (dicembre 2018), giornale della Fondazione don Tonino Bello, si ricordano tre immagini dal discorso di papa Francesco sul piazzale antistante il cimitero di Alessano. Essere un “seme piantato nella terra” per far germogliare frutti di pace; diventare “una finestra aperta sul mondo” per dialogare con tutti con franchezza e cordialità”; camminare insieme con gli altri uomini divenendo insieme a loro “una carovana sinodale”.

Dobbiamo essere dei “contemplattivi”, della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione.

Nella foto Da sinistra Piergiacomo Oderda, Maria e Alfonso Malcagni, Don Gianluigi Marzo.

Piergiacomo Oderda

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