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Concerto di Julia Ostertag alla Villa della Regina a Torino

21/06/2024 7:26

Maria Sabrina Fichera saluta il pubblico accorso per il concerto di Julia Ostertag alla Villa della Regina a Torino ricordando l’obiettivo statutario dell’Associazione Volontari Villa della Regina, «raccogliere fondi per sostenere la Villa». Chiara Teolato, la direttrice, soddisfatta per il pubblico affezionato al festival “Musica Regina in Villa”, giunto ormai alla terza edizione, richiama lo spirito della Villa, «quello di accogliere tutti». Nata come residenza di “loisir” se ne fa memoria grazie all’organizzazione di concerti, spettacoli, danze, «la cultura deve conquistare il tempo libero delle persone».

Il direttore artistico, Francesco Mazzonetto, pianista classe 1997, ringrazia i finanziatori che «in modo illuminato» consentono alla cultura di andare avanti. Julia Ostertag, soprano drammatico, è la protagonista di un «prova di messinscena». Si parte dall’aria “Non è dunque per me varia la sorte” tratta dall’Ulisse di Monteverdi (1640 la prima rappresentazione). Penelope si dispera perché Ulisse tarda a tornare e la triplice ripetizione “Torna!” esprime in modo accorato questo sentimento, su una trama di un delicato accompagnamento musicale. Originali gli esercizi di voce all’inizio dell’esecuzione. Dall’”Orfeo” di Gluck (1762 la prima rappresentazione) si selezionano due arie, una speranzosa, “Addio, addio o miei sospiri”, una triste “Che farò senza Euridice”. L’accompagnamento musicale diviene roboante, il pianismo di Mazzonetto è sempre più strutturato, sapientemente modula le sonorità dello strumento Steinway; la soprano muta d’abito e la voce resta potente nonostante il suo prodigarsi in una marcia militaresca e in un roteare quasi come Battiato evocava i dervisci rotanti.

Intermezzo pianistico con la “Berceuse” di Casella, musicista torinese ingiustamente considerato in secondo piano dati i successi coevi delle musiche di Ravel e Debussy. L’atmosfera è spagnoleggiante e in alcuni passaggi ha inflessioni da musica contemporanea. Ostertag si riaggancia immediatamente sulla chiusa del brano per attaccare “Habanera” dalla Carmen di Bizet (1875). Altro cambio d’abito, la soprano si presenta brandendo una cassa di legno. Segue l’aria “Séguedille” sempre dalla Carmen. Dalla Francia si passa all’Italia con l’aria “O don fatale” (Eboli) dal “Don Carlo” di Giuseppe Verdi (1867, atto IV). Eboli scopre che don Carlo non è innamorato di lei, è posta di fronte alla scelta di andare in convento o in esilio e maledice la propria bellezza, Ostertag non si risparmia per gli acuti.

Ancora intermezzo pianistico con una “Barcarolle” di Casella impregnata di atmosfera metafisica alla De Chirico, anche qui si colgono modalità di composizione che aprono alla musica contemporanea. Si conclude con Wagner, “Dich, teure Halle, grüß Ich wieder” Elisabeth dall’opera Tannhäuser (nel 1845 la prima esecuzione). Elisabeth si rallegra perché sa che in città è tornato Tannhäuser di cui è innamorata. Il ritmo musicale lascia immaginare la discesa dagli scaloni del palazzo della protagonista. Segue “Hojo-toho” (Brünhilde) dall’opera Götterdämmerung (Il crepuscolo degli dei, nel 1876 la prima esecuzione). Il ritmo è dirompente, il flusso di note non si deve mai fermare.

In queste pagine wagneriane, Julia Ostertag dimostra la capacità di variare le sonorità a seconda della definizione psicologica dei personaggi; nel suo curriculum spicca il premio del Richard Wagner-Verband a Bayreuth oltre ad essere stata membro della Wagner Academy per le voci wagneriane della International Vocal Competition ’s-Hertogenbosch (Paesi Bassi).

Nella foto, da sinistra Julia Ostertag e Francesco Mazzonetto 

Piergiacomo Oderda

 

 

 

 

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