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La grande storia. 80mo anniversario dello sbarco in Normandia

03/06/2024 7:04

La grande storia

80mo anniversario dello sbarco in Normandia

 

Il 6 giugno di ottant’ anni fa ebbe inizio l’ operazione Overlord (Signore Supremo), nome in codice usato per indicare lo sbarco degli alleati sulle coste della Normandia. Ancora oggi rappresenta la più imponente operazione militare mai avvenuta: circa 156.000 soldati e 20.000 veicoli sbarcarono sulle spiagge della Normandia difese dalle truppe tedesche.

A trasportare i soldati e i vari veicoli furono impiegate 1.213 navi da guerra, 736 navi appoggio, 864 navi da carico e 4.126 mezzi da sbarco.

Oltre a quelle britanniche e americane, le truppe alleate che parteciparono all’ operazione compresero contingenti neozelandesi, australiani, canadesi, francesi, belgi, olandesi, cecoslovacchi, polacchi, norvegesi e greci

Ad assumere il supremo comando di tutta l’operazione fu il generale statunitense Dwight D. Eisenhower, futuro presidente alla Casa bianca dal 1953 al 1961.

Il fine era quello di assicurare una testa di ponte sulla terraferma, per poi invadere la Normandia, liberare la Francia e successivamente l’ Europa.

Va ricordato che già nel gennaio 1943 i comandanti militari angloamericani si incontrarono a Casablanca per elaborare un piano di invasione dell’Europa continentale.

Per lo sbarco vennero adottate misure di sicurezza estreme (fase Neptune), al fine di sorprendere le truppe nemiche.

Il numero di persone che godevano dell’ accesso alle informazioni sullo sbarco fu agli inizi molto limitato.

L’ abilità nello  sviare i sospetti sul reale luogo dello sbarco, unita a numerose azioni di depistaggio, passò alla storia con il nome in codice di “Operazione Fortitude”.

Una parte del depistaggio ebbe  l’ obiettivo di convincere i tedeschi che si stesse pianificando un attacco sulle coste della Norvegia; a un’ altra parte fu dato il compito di fare credere ai tedeschi che lo sbarco sarebbe avvenuto a Calais, non a caso il luogo della costa francese meno distante dall’ Inghilterra.

Sempre per mantenere la segretezza dei vari dettagli molti fra i nomi in codice usati per indicare le spiagge oggetto di sbarco, quali Omaha, Juno, Sword, Gold, Utah, e anche “Mulberry”,  nome in codice della realizzazione di porti artificiali, videro la luce il mese che precedette l’attacco, tramite le soluzioni presenti nelle parole crociate del quotidiano inglese Daily Telegraph.

Ovviamente i primi soldati alleati a sbarcare subirono perdite elevatissime: solamente durante le prime ore i caduti furono circa 3500.

La battaglia più sanguinosa si svolse a Omaha Beach, ove la resistenza tedesca fu molto intensa: dei 34.000 soldati americani sbarcati ne morirono all’ incirca 2.000. 

A documentare il teatro bellico fu il grande fotoreporter ungherese Robert Capa, che con 106 scatti immortalò i momenti del secondo sbarco, quello più difficile a Omaha Beach.

Purtroppo la stragrande parte del suo lavoro andò perduta per via di un errore di un tecnico addetto alla camera oscura di Londra, luogo in cui i rullini vennero inviati per lo sviluppo. Fatto sta che in totale sono rimasti solamente 11 scatti, denominati i “Magnificent Eleven”.

A tutti coloro che desiderassero approfondire l’ argomento consiglio la lettura del libro “Il giorno più lungo, 6 giugno 1944” di Cornelius Ryan, edizione TEA.

Ivan Albano

 

 

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