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1595 - Carlo Emanuele I e la riconquista di Cavour

21/08/2023 10:11

1595 - Carlo Emanuele I  e la riconquista di Cavour

 

 

Dopo la presa del borgo di Cavour  i francesi del Lesdiguieres assediarono il Castello della Rocca. Dopo alcuni giorni di ulteriore resistenza, ormai senza viveri e senza più un goccio d’acqua  il comandante del presidio del castello di Cavour conte Emanuele di Luserna con Don Jeronimo da Vercelli suo vice, chiese la resa che venne concessa dal Lesdiguières  “ Con l’onore delle armi “ la domenica del 6 dicembre 1592.

 In quella triste mattina, il conte di Luserna alla testa dei suoi valorosi difensori , per lo più feriti , con le armi in pugno e le bandiere al vento discese mestamente le pendici della rocca tra due ali di soldati francesi che presentavano le armi . “ La sentinella dei Savoia “ era purtroppo caduta. 

L’occupazione francese procurò non pochi danni infatti :” Gli Ugonotti , per odio di religione, avevano fatto scempio di tutte le cose attinenti al culto cattolico, e disperse persino le reliquie di San Proietto, vescovo di Cavour, le quali si conservavano nella cripta dell’Abbazia.”

I monaci  furono costretti a fuggire abbandonando l’Abbazia ed anche l’abitato di Cavour non fu risparmiato subendo molti danni.   

Carlo Emanuele  non stette rassegnato a tale perdita , e tre anni appena dopo aver dovuto cedere Cavour a Lesdiguières , con un esercito ben fornito marciò alla volta di esso per riprenderlo “.

Un grosso problema degli eserciti del tempo era la “coesione” . Infatti gli eserciti erano costituiti da truppe specializzate appartenenti a nazioni alleate diverse e da milizie locali . L’accordo e l’intesa tra  forze multinazionali non era facile ( spesso anche di religione diversa) . Infatti, in una lettera alla moglie il duca di Savoia scriveva: “Tra le nazioni vi è un odio mortale, ammazzandosi et ferendosi come se fossero nemici” .

Il Duca di Savoia raggiunse la convinzione che la sconfitta di Cavour era esclusivamente da addebitarsi alla indisciplina ed alla scarsa affidabilità delle truppe mercenarie alleate e dei suoi comandanti Spagnuoli che erano più propensi a battere in ritirata piuttosto che rischiare la vita…

 e di questo stato di cose si lamentò personalmente in una missiva al Re di Spagna.

La conduzione di un esercito era pertanto assai difficile e richiedeva oltre a doti strategiche ed intuito anche molto tatto e diplomazia.

Ma ritornando al tentativo del Duca di riprendersi il castello di Cavour:

“Avevalo  il generale francese bene fortificato, e però ai primi assalti l’esercito piemontese dovette avvedersi che non era facile l’impadronirsene. Furonvi varie scaramucce , ma senza risultato, ond’è che il Duca Sabaudo finì per firmare una tregua col Lesdiguières, fino al 31 settembre 1593.”

Il comandante francese approfittò della situazione per ritornare momentaneamente in Francia per rifornirsi di nuove truppe.

 La tregua fu poi rinnovata fino al 31 marzo del 1594 ma poi la guerra riprese ed il duca di Savoia sferrò un violento attacco alla piazzaforte di Bricherasio…; le cronache riportano che furono sparati  sulle sue difese più di mille colpi ( con 18 cannoni ) che causarono il crollo di parte delle mura. A questo punto il Duca ordinò l’assalto generale  e Bricherasio il 22 ottobre 1594 si arrese con “L’onore delle armi “.

Ripresa Bricherasio,  il Duca di Savoia rivolse le sue attenzioni a Cavour a cui teneva particolarmente. Il Lesdiguières ,che era ritornato in Piemonte dalla Francia  con un rinforzo di 50 cavalieri e 400 archibugieri, raggiunse il grosso delle sue truppe a Perosa e qui apprese che il Duca di Savoia : “ Aveva cinto Cavour di forte assedio, occupando la chiesa di San Maurizio che era sul fianco della Rocca, ad est, e facendo ripari contro i tiri dei cannoni francesi, e forti trincee, con cui stringeva da vicino il castello. “

Il Lesdiguières cercò allora di soccorrere gli assediati cercando di attaccare i trinceramenti piemontesi che stringevano Cavour;  dopo alcune scaramucce si incontrò in battaglia con le forze sabaude nei pressi della Abbazia di Santa Maria ma fu sconfitto e costretto alla ritirata.

Non essendo riuscito al Lesdiguières di rompere la cerchia dell’assedio…il presidio del castello si trovò ridotto a ben misera condizione. Fioccavano del continuo nel castello le palle nemiche, e i soldati fino allora vissuti di cavalli, di cani e di topi, essendovi carestia molta di grano in quell’anno non potevano più durarla. Capitolarono perciò il 2 maggio 1595. Il capitano francese Hèbert, che comandava il presidio ed il governatore del castello Baratier con i loro soldati, rivalicarono le Alpi.”( da F. Alessio - Memorie civili e religiose di Cavour. )

 

La “ cittadella dei Savoia “ ritornò così ad essere piemontese.

L’impresa fu ritenuta tanto gloriosa da essere tramandata con questa scritta scolpita sul portale del castello:

“ Questa rocca subalpina breve per giro ,

per sito formidabile su presa dai Galli assente Carlo,

fu presa da Carlo presenti i Galli e

 Tanta ebbe gloria la riconquista che tornò utile averla perduta”

 

 

La croce che ancor oggi svetta sulla rocca , fu posta a perenne ricordo di quella grande vittoria e del sacrificio estremo dei tanti eroi che lì morirono per l’onore e per la libertà di Cavour e del Piemonte. 

La rievocazione storica che si terrà il 3 settembre 2023  sulla Rocca di Cavour  -  curata dall'Associazione " Amici della Rocca e di Cavour" -  con la partecipazione di numerosi gruppi storici in costume ha lo scopo precipuo di riportare alla memoria questo glorioso evento, oggi quasi dimenticato, della ultra millenaria e gloriosa storia di Cavour.                                                                                                                                                         

                                                                                                                      Dario Poggio

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