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Mostra di fotografie di Inge Morath

29/07/2023 16:51

di Piergiacomo Oderda 

Bimbi che giocano con un carrettino a Burano, due scarpe abbandonate vicino ad una fontanella, beduini danzanti in Iran sono alcuni degli scatti di Inge Morath, prima collaboratrice donna per l’agenzia Magnum dal 1953. Dapprima redattrice di testi, dopo un praticantato di due anni con Henri Cartier-Bresson, diviene fotografa. Una mostra in occasione del centenario dalla nascita (Graz, Austria 1923- New York2002) è presente al Palazzo di Città di Cagliari fino al primo ottobre. E’ suddivisa in sezioni dedicate ai viaggi compiuti sempre preparandosi con lo studio della lingua e delle tradizioni: Iran, Germania, Spagna, Russia, Cina (ha studiato persino il mandarino!). Sul set del film “Gli spostati” (1962) conosce il noto drammaturgo Arthur Miller che sarà suo compagno per il resto della vita, scrivendo spesso i testi dei reportages fotografici. E’ invece con il primo marito, a Venezia, che scopre la sua passione per la fotografia. Chiede a Robert Capa di inviare un fotografo ma il capo della Magnum la invita ad occuparsene lei. Acquista un rullino e nonostante il consiglio del venditore di non fotografare (aveva appena piovuto) realizza i suoi primi scatti con una macchina Contax, utilizzata dalla madre per le foto scientifiche al microscopio.

Belle le maschere di cartone dietro cui si nascondono personaggi della vita quotidiana secondo un progetto di Saul Steinberg (1962) e naturalmente il lama che esce dal finestrino di un’auto in Times Square (1957) che funge da copertina dell’esposizione mentre la conclusione è segnata dall’autoritratto scattato a Gerusalemme nel 1958. In mostra è presente anche uno scatto recuperato dalla pellicola ancora presente nella macchina fotografica dopo la sua morte, il volto di Inge Morath spunta da dietro una pianta. Un’utile chiave di lettura è rappresentata dalla proiezione continua del film “Copyright by Inge Morath” (Sabine Eckard, 1992). In una scena si vede la mamma scienziata impegnata a tagliare meticolosamente dei bocconcini di carne mentre Inge è alle prese con un robot da cucina. Si ripercorrono i momenti iniziali della sua carriera con vari aneddoti su Robert Capa. La fotografa si appassiona anche delle moto che trova in un parcheggio, non ama avere un soggetto di partenza, preferisce scendere in strada e lasciarsi incantare da quanto osserva.

Rivelano un’attenzione meticolosa al personaggio anche i ritratti presenti in mostra, in particolare Audrey Hepburn (1958) e Marilyn Monroe (1960) che passeggia assorta intorno ad una pianta; si possono ammirare anche Calder, un anziano Stravinsky con le nocche sulla partitura, Picasso, Cocteau e Salman Rushdie.

All’inizio della mostra curata da Brigitte Blüml – Kaindl e Kurt Kaindl si ammirano foto di Inge Morath nello svolgimento del suo lavoro, collaborava con prestigiose riviste quali Picture Post, LIFE, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue. La si vede allungarsi nella ricerca dello scatto memorabile, con l’attrezzatura perennemente sulle sue spalle.

Piergiacomo Oderda

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