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La “lezione di spalle”, un nuovo metodo sperimentale?

29/06/2023 16:18

La “lezione di spalle”, un nuovo metodo sperimentale?

Chi può dire quale sia la forma migliore per insegnare soprattutto ora, nell’era della velocità, che le condizioni e i fattori sono così mutevoli? L’insegnamento dipende da un lato dalla personalità e dalla formazione del docente, dall’altro dal contesto e dall’utenza a cui la sua didattica si rivolge. Ma il punto fermo è sempre lo stesso, almeno in teoria: la trasmissione dei saperi e delle regole civiche che dovranno contraddistinguere i futuri cittadini di uno Stato presumibilmente progredito e  sviluppato sotto l’aspetto culturale e sociale. È noto che ultimamente abbiamo avuto segnali opposti a questa direzione, che si sono accompagnati a grandi difficoltà non solo nel trasmettere valori culturali e più generalmente umani, ma anche nel difenderli da altri ‘valori’ che degradano la scuola, e l’istruzione, a uno stato subalterno. Forse un tempo era sufficiente sedersi alla cattedra e dispensare nozioni attraverso la cosiddetta “lezione frontale”. C’è anche da dire che al rispetto per l’insegnante si univa il timore di ricevere punizioni, non certo solo in forma di richiamo e ammonimento come oggi. Ma se un tempo erano ammessi, e tollerati, anche i gusci di noci, oggi si stenta ad accettare perfino la più comune nota giungendo a un parossistico giustificazionismo. E, allora, si cercano, e si trovano, mille modi per giustificare ad esempio l’uso del cellulare in classe: “È morta mia nonna”, ma l’insegnante ha scrupolosamente tenuto il conto delle nonne; “Sto prendendo appunti”, ma all’insegnante non sfugge che, anziché digitare, stai scorrendo dall’alto in basso; “Sto guardando l’ora”, ma l’insegnante non può fare a meno di notare che sarà stata la venticinquesima volta. E allora spesso accade che si generino contenziosi che raggiungono l’apice nell’ufficio del Dirigente scolastico, dove può capitare che sia il docente a finire sotto processo per la sua ‘scarsa empatia’ o addirittura per un ‘piacere sadico di accanimento’ nei confronti dei suoi studenti. Così all’insegnante non resta altro che congetturare strategie alternative e nuove che non ‘urtino la sensibilità’ di genitori e studenti, mantenendo però vivo il ruolo educante del docente e della scuola che risulta già abbastanza inficiato. Allora, in nome dei più moderni studi di pedagogia, viene in soccorso l’educazione civica, eletta a panacea di tutti i mali.  Ma spesso neanche questo basta e l’insegnante è costretto ancora a scervellarsi per partorire strategie quantomeno avveniristiche se non addirittura di controtendenza. Vi porto ad esempio una mia ‘invenzione’ didattica, che ha dato risultati clamorosamente superiori a quelli raggiunti con metodi più convenzionali, compresa pure la lezione di educazione civica, che nel caso specifico aveva riguardato la corretta postura in una interlocuzione, l’opportunità - ai fini di stabilire un dialogo positivo e reciproco - di assumere una posizione frontale e lo sguardo rivolto all’interlocutore. La lezione aveva preso lo spunto da una lettura sul linguaggio del corpo, seguita poi da un dibattito in classe. Ma, a scopo risolutivo, ho deciso di adottare una strategia alternativa e unica nel suo genere che ho battezzato con il nome di “lezione di spalle”. Portando la sedia all’altro capo della cattedra, ho iniziato la mia spiegazione, con le spalle rivolte alla classe. I primissimi minuti ho sentito serpeggiare battute ironiche miste a risolini; poi, vista la mia determinazione a proseguire in tal modo la lezione, ho ottenuto l’attenzione generale, tant’è che poi qualcuno ha pure riconosciuto di essere stato più attento del solito, proponendo inoltre di usare lo stesso metodo per la lezione successiva. Non mi ha stupita di molto questa reazione; infatti, privandoli della vista della mimica facciale, gli studenti si sono dovuti necessariamente focalizzare sull’ascolto, usando un senso nettamente e comunemente meno sviluppato, l’udito, con un suo conseguente rinforzo. Inoltre la lezione di spalle, riproducendo un rispecchiamento volto a sollecitare negli studenti la riflessione sul ruolo di sé all’interno dello spazio e nel rapporto con gli altri,  ha messo in atto un processo osmotico di riequilibrio, su una base paritaria, che ha stimolato negli studenti l’assunzione di responsabilità e la partecipazione attiva, conferendo al contesto un clima disteso e sereno. Sicuramente il docente, prima di adottare questa strategia, deve valutare le condizioni ambientali e il contesto classe, perché potrebbero non essere esclusi dei rischi per la sua incolumità fisica. Quindi la lezione di spalle si rivela anche un atto di fiducia dell’insegnante nei confronti dei suoi allievi e, a fronte di questa consapevolezza, può apportare dei benefici al loro rapporto. La lezione di spalle, in definitiva, unendo al valore democratico quello della libertà personale, richiama gli studenti alla responsabilità propria nell’apprendimento e all’autocontrollo in forma più consapevole. L’adozione di metodi così ‘innovativi’ può indubbiamente riservare degli ‘inconvenienti’ per l’insegnante che se ne fa promotore attivo, ma d’altro canto la soddisfazione di aver raggiunto l’obiettivo potrebbe costituire una gratificante ricompensa! Diciamo che, in una situazione sociale così critica in maniera generalizzata, servirebbe un po’ la lungimiranza di tutti: insegnanti, genitori e dirigenti scolastici ... Per quanto riguarda gli studenti, e più in generale i giovani, mi auguro che trovino nella loro propensione alle novità e nella loro apertura mentale la forza e l’energia di sfidare i condizionamenti sociali per arguire una visione nuova del mondo.

Ernestina Morello

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