L’ intelligenza artificiale ci garantirà dalla stupidità o potrebbe persino aumentarla?
L’ intelligenza artificiale ci garantirà dalla stupidità o potrebbe persino aumentarla?
In un editoriale comparso alcuni giorni fa su La Stampa, Vito Mancuso, prendendo spunto dalle riflessioni del teologo protestante tedesco Dietrich Bonhoeffer, ha affermato che “ si può essere intelligentissimi, dotati di tutte le informazioni, e tuttavia cadere preda della stupidità che non riguarda l’intelligenza, ma l’umanità”, aggiungendo che “per questo non è detto che l’intelligenza artificiale segni l’arrivo di un’epoca in cui la stupidità naturale sarà superata grazie all’avvento della macchina umanoide”.
Riprendendo sempre Bonhoeffer, Mancuso ricorda che “contro il male è possibile protestare, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell’autodistruzione, perché dietro di sé nell’uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese”.
Mancuso ha saputo con grande lucidità analizzare il rapporto tra intelligenza e stupidità: un rapporto che non è necessariamente del tipo aut aut, sottolineando come la prima inserisca alla cultura e al bagaglio di conoscenze e la seconda all’essere umano in se stesso.
La stupidità è tanto temibile perché contro di essa non esistono anticorpi: chi è affetto da stupidità lo è nella misura in cui non è disposto a prendere in considerazione le argomentazioni che confutano le sue convinzioni. Chi è stupido basta a se stesso.
L’ autore giunge alla conclusione che la stupidità riguarda “non l’intelletto, ma l’umanità di una persona” e ricorda come a tutti noi sarà accaduto di imbattersi in individui di notevole intelletto e istruzione e al contempo stupide e altre di più modesto intelletto che stupide non sono.
La domanda che Mancuso pone è quindi questa: l’intelligenza artificiale, dotata di grande istruzione e depositaria di una mole enorme di conoscenze tecniche, comporterà veramente l’affrancamento dalla stupidità oppure potrebbe aumentarla? L’autore pone un quesito tutt’ altro che banale, considerando che viviamo in un mondo che non è più capace di educare, ma sa solamente formare tecnici onniscienti.
Notevole l’acutezza che dimostra Mancuso quando scrive che “ la stupidità non è assenza di conoscenza, ma assenza di saggezza, ovvero di quella qualità da cui dipende l’ umanità”.
L’intelligenza dovrebbe essere al servizio della sapienza (la “sophía” degli antichi Greci) la quale è la vera ricchezza dell’uomo.
Per giungere alla sapienza, ci ricorda Mancuso, occorre praticare le virtù individuate per primo da Platone, vale a dire saggezza, giustizia, forza, temperanza.
Virtù che ai giorni nostri sono sempre più trascurate, se non quasi abbandonate.
Nel mondo odierno solamente le conoscenze scientifiche sono tenute in grandissima considerazione, “come se il solo fatto di poter realizzare una performance cognitiva e tecnologica realizzasse l’obiettivo della vita. Potenza per avere ancora potenza, con la conoscenza scientifica asservita all’onnipotenza tecnica: è questo lo statuto contemporaneo”, osserva con grande acume Mancuso.
Oggi ci si prefigge quasi esclusivamente la formazione di tecnici, di coloro che possiedono un bagaglio eccezionale di conoscenze, ma non ci si preoccupa più di educare l’essere umano al pensiero critico e all’ autonomia.
Ne deriva che il pericolo insito in un mondo dominato dall’ intelligenza artificiale non andrebbe sottostimato, in quanto non irrilevante è il rischio che si smarrisca la libertà e l’ autonomia del pensiero, ovvero tutta quella dimensione umana che attiene all’ educazione e alle virtù individuate da Platone, in favore di un mondo governato dall' onnipotente macchina scientifica che non ci garantisce affatto dalla stupidità, anzi tutt’altro.
Ivan Albano