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Liceo classico romano che rifiuta i quattrini del PNRR per non digitalizzare l’insegnamento

20/05/2023 7:55

Il liceo classico romano che rifiuta i quattrini del PNRR per non digitalizzare l’insegnamento

 

È di questi giorni la notizia, rilanciata da molti media, secondo cui  il consiglio d’istituto del liceo classico romano “Pilo Albertelli”, che ebbe fra i suoi allievi personalità del calibro di Enrico Fermi ed Ettore Scola, ha declinato  due progetti finanziati con quasi trecentomila euro  provenienti dal PNRR, dal nome “Next Generation Labs” e “Next Generation Classroom”, inclusi nel piano nazionale Scuola 4.0, pensato per la trasformazione del sistema didattico.

Il consiglio d’istituto ha voluto evitare che le classi  divenissero “laboratori per le professioni digitali del futuro”.   “ I nostri studenti – è stato rimarcato da insegnanti e  genitori- devono studiare la storia, tradurre dal greco e dal latino e possedere capacità critica”.  Una ferma presa di posizione contro l’ invasione della tecnologia nella scuola.

Il progetto “Next Generation Classroom” è indirizzato a venti sezioni dell’istituto, per le quali la dirigenza acquisterebbe, tramite   centoquarantanovemila euro provenienti da fondi europei, una strumentazione digitale moderna per apportare migliorie alla didattica, facilitando l' inclusione e la collaborazione tra pari.

Nel testo del progetto è scritto che “strumenti come le lavagne digitali e i tablet saranno completati da software di supporto alle varie discipline, con particolare attenzione all’aspetto professionale,   avvicinando in maniera accattivante e ludica gli studenti alle singole discipline. La didattica, personalizzata, consentirebbe agli alunni più in difficoltà di recuperare il ritardo e a quelli alunni eccellenti di ottenere traguardi più ambiziosi”. Nel contesto della scuola 4.0, il “Next Generation Classrooms” si pone l’obiettivo di trasformare quasi centomila aule delle scuole primarie, secondarie di primo grado e secondarie di secondo grado in strutture innovative di apprendimento. Queste strutture sono le nuove classi multimediali.

Se da un lato, per noi che siamo già un po’ fanè, è quasi romanticamente rassicurante  che un istituto,  per di più un liceo classico con il suo aristocratico profumo evocato dal latino e dal greco, resti ancorato a un percorso che, nel solco della tradizione più cristallina, è, forse, senza eguali per il raggiungimento  di quella  “forma mentis” che si acquisisce tramite quella  palestra mentale praticata con gli attrezzi  delle lettere classiche, della filosofia  e della storia, dall’altro lato occorre prendere atto che il mondo negli ultimi  decenni è mutato radicalmente più di quanto non sia cambiato nel corso di intieri secoli passati.

La scuola deve  adeguarsi, ed è già molto se vi riuscirà, a questi cambiamenti epocali, pena il rischio di non essere più in grado di preparare i suoi utenti per il mondo che  si prospetterà loro una volta abbandonati i banchi di studio.

Sicuramente la didattica non dovrà mai venire meno al compito di fornire ai  ragazzi una buona cultura di base, propedeutica per affinare la capacità critica ( e nel raggiungimento di questo obiettivo le materie umanistiche saranno sempre un pilastro fondamentale), ma va da sé che oggigiorno, senza nozioni di coding, di programmazione informatica e di eccellente utilizzo delle nuove tecnologie digitali, nessun sapere sarà spendibile nel sempre più esigente  mondo del lavoro in continua evoluzione.

La vera sfida della scuola di oggi consiste, pertanto, nel formare menti capaci sia di padroneggiare le nuove tecnologie sia di essere  dotate di una cultura di base accettabile sia di essere allenate nell’ esercizio del senso critico.

Non è certamente una sfida facile, eppure è indispensabile affrontarla seriamente e vincerla, pena il rischio di trovarsi con generazioni future forse  tecnologicamente preparatissime, ma con i paraocchi oppure dotate sì di buona  cultura generale e  capacità critica, ma sprovviste di quel sapere iperspecialistico ormai necessario per inserirsi nel mondo del lavoro.

Ivan Albano

 studente al  liceo classico decenni fa  

 

 

 

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