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Nicola Campogrande lascia la direzione artistica di “Mito Settembre musica"

11/05/2023 17:20

di Piergiacomo Oderda

Nicola Campogrande lascia la direzione artistica di “Mito Settembre musica” con il ricordo di una pioniera dell’aviazione, l’americana Amelia Earhart, scomparsa mentre volava intorno al mondo. A lei si è ispirato il compositore estone Tonu Korvits, in prima esecuzione italiana a Milano con la Tallinn Chamber Orchestra e l’Estonian Philarmonic Chamber Choir. «Volare, staccare, esplorare con la musica», commenta Campogrande nella conferenza stampa di presentazione della XVII^ edizione nel Museo della Televisione della Rai.

«Ho tanta musica da scrivere», accenna mentre a ritmo battente racconta le novità del festival intitolato quest’anno “Città”. Risulta «inedito guardare la musica attraverso il cannocchiale delle città» suggerisce l’Assessore alla Cultura di Milano, Tommaso Sacchi, in collegamento web. «La musica classica è un fenomeno urbano» sostiene Campogrande, «si scambiano idee, le vedute si allargano». Si scusa con il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, per il carattere irriverente («ma divertente!») del “musical” d’apertura, “Wonderful Town” di Leonard Bernstein, la storia di due sorelle che giungono dall’Ohio al Greenwich Village di New York. La campagna a sua volta protegge e tramanda la musica folk. Dvořak, protagonista nel concerto di chiusura a cura della Filarmonica della Scala all’Auditorium del Lingotto, nel corso dell’Ottocento si è ispirato alla musica popolare (tracce se ne individuano nel Concerto per violoncello e orchestra e nella Sinfonia n. 7 in re minore).

La città è anche «luogo dell’invenzione», Campogrande richiama l’immagine dell’elettricità che si genera tra polo negativo e polo positivo citando “Russie”, capolavori da diverse città come la prima esecuzione italiana di “Icarus” di Lara Auerbach (Royal Philarmonic Orchestra), fra brani di Čajkovski e Musorgskij. Rosanna Purchia, Assessore alla Cultura della Città di Torino, è festosa, «MiTo torna in piazza San Carlo! Si riapre una piazza aulica alla musica e al bello». Vi si esibisce Stefano Bollani e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha: ancora una prima esecuzione italiana per Anna Clyne, ispirata alle opere di un pittore di New York, Mark Rothko e musiche di Bernstein, Gershwin e Dvořak (9 settembre). Martino Gozzi è l’autore dei testi per “Dorothy nella città dei bambini”, cantano i Piccoli Cantori di Torino. Campogrande sottolinea l’importanza di questo tipo di spettacoli («Città dei bambini e città dei ragazzi») non solo per preparare il pubblico di domani ma perché «i bambini sono cittadini come tutti gli altri. Lavorare per loro è un compito civico».

Lo spirito e le diverse identità di Gerusalemme si potranno leggere in “Jerusalme mix”, prima esecuzione italiana (Avner Dorman); una suite di tanghi e milonghe trascritte per orchestra da Paolo Furlani ed eseguita dall’orchestra de “I pomeriggi musicali” con Richard Galliano alla fisarmonica ed al bandonéon porteranno il pubblico a Buenos Aires. Parigi sarà evocata dal concerto per due pianoforti e orchestra di Bryce Dessner eseguito da Katia e Marielle Lebèque mentre per Cambridge si esibiscono i The King’s Singers; Pablo Sáinz Villegas eseguirà con la sua chitarra brani di De Falla e Rodrigo (“Tra Granada, Madrid e Aranjuez”).

Si torna in patria con la città di Asti, per «esplorare la possibilità che le canzoni di Paolo Conte possano vivere anche quando lui è a casa»; il Trio Debussy ne esegue le canzoni “trasferite” in musica da camera. Campogrande promuove anche due recital di pianisti (Ivo Pogorelich e Alexandre Theraud) «non facili da invitare e convincere a ragionare su un programma originale, pensato per MiTo». Sembra interrogare Lo Russo a questo punto, «Cos’è periferia? Cos’è centro?» prima di sciorinare a mo’ di rosario un elenco di quindici pianisti. «Non è facile ottenere da artisti di questo livello di esibirsi in luoghi più piccoli, talora scomodi a livello logistico», «un festival nel festival».

Riepiloga le precedenti otto edizioni, si è trovato agli inizi con un festival che aveva alle spalle «una storia importante, gloriosa, forse con un’immagine un po’ sfocata». Ora si riconosce la precisa identità di MiTo anche a livello internazionale. Cinquecento i programmi pensati “ad hoc”, quasi mille concerti, sono state eseguite opere di più di trecento compositori viventi, più di cento le prime esecuzioni tra italiane, europee ed assolute. Per tre anni si è cantato insieme, «è diverso sedersi e ascoltare musica se il giorno prima hai cantato con una partitura, un direttore».

La Presidente di MiTo, Anna Gastel, definisce il pubblico «eterogeneo, c’è chi si avvicina per la prima volta e gli “aficionados”, i colti che vengono ad ascoltare quell’esecuzione». MiTo è «un prisma sfaccettato dove ognuno può crearsi il proprio palinsesto». Sempre alla ricerca di nuovo pubblico tende la proposta enunciata da Purchia dell’abbonamento musei legato per due mesi a Mito, così come il prezzo ad un euro per i minori di 14 anni. Il Sindaco di Torino sottolinea come l’iniziativa di Mito sia «simbolo delle relazioni tra le due città, una felice intuizione sulla dorsale culturale». Sacchi definisce Torino e Milano come «due capoluoghi fratelli o due città sorelle». Domanda d’obbligo da parte dei giornalisti sul successore di Nicola Campogrande ma Rosanna Purchia taglia corto: «Ogni cosa a suo tempo! Ora si badi al successo di quest’edizione!».

Nella foto, da sinistra, Cosolii, Lo Russo e Campogrande

 

Piergiacomo Oderda

 

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