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Il noto violoncellista Giovanni Sollima al Castello Bordonaro di Cefalù (PA)

18/08/2022 10:50

Il noto violoncellista Giovanni Sollima al Castello Bordonaro di Cefalù (PA)

 

Il noto violoncellista Giovanni Sollima (classe 1962) suona al Castello Bordonaro di Cefalù (PA) in ricordo di Salvatore Cicero, direttore dei Giovani Cameristi siciliani, a quarant’anni dalla morte improvvisa avvenuta il 3 agosto 1982. Dopo le parole del sindaco, Daniele Tumminello, Giovanni Cristina, per conto dell’Associazione Amici della Musica di Cefalù, ricostruisce la biografia di Cicero. Raccolgo due spunti ma la biografia può essere consultata al link http://www.amicimusicacefalu.it/it/salvatore-cicero.html. Nel 1964, costituisce con il pianista e compositore Eliodoro Sollima (padre del violoncellista) e il violoncellista Giovanni Perriera il Trio di Palermo che nel 1969, insieme con Michele Campanella e Riccardo Muti, vince Il Diapason D’Oro, premio nazionale per la musica. Nel febbraio del 1966 dalle pagine del giornale L’Ora, in seguito all’esecuzione del Triplo Concerto di Beethoven, con l’Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Ottavio Ziino per gli Amici della Musica, Gioacchino Lanza Tomasi commenta: «… da sottolineare l’interpretazione di Salvatore Cicero, personalizzata da un suono violinistico di qualità eccezionale per dolcezza e lirismo e così pure per la disinvoltura d’arco che rendeva l’impressione del solista maturo capace di giocare con il suo strumento». Il figlio di Salvatore Cicero, Maurizio, ricorda l’ultimo applauso ricevuto dai cefaludesi quando si era affacciato sulla piazza della Cattedrale dall’alloggio dei nonni. Un altro ricordo è il tema “Une larme” di Rossini, suonato nell’ultimo concerto diretto da Cicero. Sollima ne esegue a memoria la melodia come primo bis del concerto.

Sono toccanti proprio le dolenti note dell’introduzione di “Hell I”, una delle opere composte da Sollima e presentate nel concerto. Alterna brani legati a quel «pezzo di legno» così come definisce il suo strumento (Francesco Ruggeri, Cremona, 1679). Nel corso del concerto ricorrono tre “Capricci” di Giuseppe Clemente dell’Abaco (1710-1805; 1.8.6), una “new entry” nel repertorio per il violoncello. Non inganni il nome, più che di composizioni “sulfuree”, si tratta di brani dal carattere “metafisico”. «Per tutte le latitudini e le longitudini» è valido Bach, di cui propone la Suite n. 3 in do maggiore (BWV 1009). La mano scorre rapidissima sulla tastiera nella sarabanda e nella giga finale.

Un po’ di etnomusicologia risuona in “Moj e Bukura more”, tradizionale Arberësh di Sicilia e i suoni tratti dal violoncello sono incredibili. Simula una lira nell’introduzione di un brano tratto dall’”Edipo a Colono”, una sonorizzazione per il Teatro di Siracusa scritta dal papà di Sollima, Eliodoro (1926-2000). Ma è nelle sue opere “Natural Songbook” (numeri 1,4,6) che Giovanni Sollima si scatena, così come in “Fandango (after Boccherini)”. Il riferimento a quest’ultimo, musicista di Lucca, è dato dalle sue sperimentazioni in Spagna, riprese da Sollima nella composizione della colonna sonora del film di Carlos Saura “Jota de Saura” (2016). In alcuni momenti Sollima canta, mi colpiscono le profondità del suono, il pizzicato nelle note alte e la fisicità espressa nei brani è tale che non si capisce come riesca ad arrivare indenne alla fine del concerto.

Con una biro Bic offerta dal figlio di Cicero suona il secondo bis di carattere ritmico. Riceve in dono una stampa dell’artista Benedetto Poma, in mostra a Cefalù nell’ottagono dell’ex convento di Santa Caterina.

Ritornando a Salvatore Cicero, apprendiamo che è nato in via Veterani 94 a Cefalù, sarebbe bello ricordarlo con una targa da apporre in questa via del centro storico praticamente dimenticata dai turisti.

 

Piergiacomo Oderda

 

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