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A Cavour la "Pietra Filosofale"(Lapis Philosophorum)?

25/06/2022 11:48

A Cavour la "Pietra Filosofale"(Lapis Philosophorum)?

Cavour: tra storia e leggenda. la trasmutazione dei metalli in oro

Di Dario Poggio

Torino ed il Piemonte sono, da sempre, considerati una città ed un territorio ricchi di magia e di mistero.

Anche i piemontesi, notoriamente dotati di un carattere chiuso, discreto e poco propenso ai voli pindarici della fantasia, hanno evidenziato una particolare sensibilità alla cultura dell’occulto e dell’ignoto.

Ricordiamo come, continue guerre, intrighi di corte, alleanze, tradimenti, colpi di mano abbiano contraddistinto per secoli la storia del Piemonte e dei suoi Comuni influenzando il carattere dei suoi abitanti.  Inoltre, i moltissimi e tetri castelli, le anguste fortezze, le gallerie sotterranee, i cunicoli segreti hanno fatto da potenti catalizzatori per storie e leggende fantastiche e misteriose.

In ultimo, per rimanere in tema di occulto e di sovrannaturale, la presenza a Torino del museo Egizio, con le sue inquietanti mummie, il dilemma religioso e scientifico della Santa Sindone (custodita nell’omonima cappella del Duomo Torinese), gli avvistamenti e le “anomale presenze” rilevate sul monte Musinè hanno ripetutamente polarizzato l’attenzione dei più rinomati studiosi di ufologia e del “paranormale”.    

 “Magica, sotterranea, esoterica” sono solo alcuni degli aggettivi che vengono normalmente attribuiti alla capitale piemontese dalla letteratura “noir” e fantascientifica “, inoltre, una fervida, continua immaginazione popolare riesce sempre ad aggiungere qualche nuovo tassello al clima di mistero che aleggia, ancor oggi, sulla città e sul Piemonte in generale (ma anche, in piccola misura, su Cavour come vedremo).

Quella che narrerò è una storia che mai mi sarebbe venuta in mente se non avessi recentemente letto un breve capitolo del libro di Alberto Fenoglio" I misteri di Torino " in cui si raccontano alcuni fatti accaduti verso la metà del 1600 relativi a Maria Cristina, vedova di Vittorio Amedeo I, la famosa Madama Reale.

Come è noto, Cristina divenne duchessa e reggente del ducato di Savoia dal 1637 riuscendo a concentrare il potere politico sabaudo nelle sue mani per oltre un trentennio (sempre sospettata di essere la "longa manus" del cardinale Richelieu).  Fu una donna molto chiacchierata per la sua condotta di vita disinvolta, disinibita, intensa e brillante ma anche per la drastica svolta che si seppe imporre negli ultimi anni della sua vita (tormentata da profondi rimorsi, sensi di colpa e inquietudine) rifugiandosi spesso nel convento delle Carmelitane Scalze di Santa Cristina e sottoponendosi a durissimi atti penitenziari (assistendo anche a 15 messe al giorno...).

Amante segreta del cognato Cardinale Maurizio di Savoia, dell'aitante, spregiudicato conte Filippo d' Agliè e del cavaliere di Pommeuse suo valletto d' onore (che, si dice, fece poi assassinare), ecc. trascorreva la sua vita come fosse nella ben più ricca e libertina corte parigina di Versailles alternando gli impegni ufficiali del Ducato con lussuose feste, balli, ed... amanti.

Sempre a corto di denaro fece una notte un sogno rivelatore dove un misterioso personaggio gli suggerì di dedicarsi allo studio dell’Alchimia con cui avrebbe potuto fabbricare molto, moltissimo oro per risollevare le sue finanze personali, le sorti del suo piccolo Stato ed ottenere eterna giovinezza.

Ossessionata da questo sogno, Maria Cristina si diede quindi, con l'aiuto di un dotto ebreo di corte, agli studi alchemici /scientifici /esoterici, divenne anche padrona dei linguaggi ermetici, simbolici e delle tecniche materiali/chimiche per poter ricavare la " pietra filosofale ".

La pietra con la quale si poteva ottenere migliaia di volte il peso di un semplice metallo in oro puro!

Inoltre, si riteneva che con alcune tecniche di Alchimia legate alla pietra filosofale, si potessero guarire quasi tutte le malattie ed ottenere un aspetto giovanile ed un perenne ardore amatorio.

Gli elementi di base, in generale, erano il mercurio, il cromo, lo zolfo, il piombo che dovevano essere trattati, catalizzati, sintetizzati con un processo lungo molti mesi in un forno particolare chiamato "Athanor" che non doveva essere mai spento e mantenuto ad altissima temperatura.

Ma che aspetto ha o potrebbe avere questa pietra? Coloro che hanno avuto la fortuna di vederla e raccontarla sostengono che fosse di discrete dimensioni, di un rosso purpureo e che emanasse sinistri bagliori. Altri hanno sostenuto che in alcuni casi si trattò di una miscela di polveri anche queste di color rosso bronzeo che dovevano essere gettate sul fuoco con i metalli semplici da trasmutare in oro.

 Nei secoli moltissimi furono gli esperimenti per arrivare alla pietra filosofale...la storia ne riporta molti che, a detta degli storici del tempo e di testimoni illustri e famosi, riuscirono appieno, ma mai fu svelata la formula che immancabilmente gli scopritori si portarono nella tomba. 

La scoperta della pietra filosofale è stata poi attribuita a molti personaggi famosi quali Federico Gualdi, il conte di Saint- Germain, Giacomo Casanova ed anche Cagliostro sosteneva di possederla ma per tutti questi si trattò solo di fantasie popolari o di invenzioni burlesche degli interessati a scapito di creduloni.

Alberto Fenoglio nel suo libro cita parecchi possessori tra cui il boemo Wenzel Seyler frate agostiniano; Papa Giovanni XXII a cui si attribuisce il trattato " Ars trasmutatoria" e la riuscita di molte trasmutazioni; Nicolas Flamel (1330/1418) che riuscì dapprima a cambiare il piombo in argento e successivamente il 25 aprile del 1382 una piccola quantità di mercurio in oro. Nel giro di pochi mesi il Flamel acquistò pagando in lingotti d'oro ben 30 case a Parigi; il gran maestro massonico Lascaris che operò molte trasmutazioni nella prima metà del 1700 davanti a nobili e regali testimoni.

Anche il duca di Savoia Carlo Emanuele I fece molti esperimenti per la ricerca della pietra filosofale procacciandosi molti trattati in materia scritti e pubblicati all'estero (ossia fuori dagli Stati Sabaudi). Un testo del 1784 evidenziava in Europa ben 112 casi di trasmutazioni riuscite e documentate.

 In tempi moderni anche Newton si dedicò alla ricerca sulla trasmutazione dei metalli con importanti lavori scientifici presso il suo laboratorio dell'Università di Cambridge. Nel 1980 il chimico americano, Glenn Seaborg, premio Nobel, riuscì a trasformare una piccola quantità di piombo in oro sottraendo ai nuclei del primo tre protoni. Tuttavia l'energia richiesta per la reazione nucleare necessaria per la riuscita dell'esperimento fu tale da rendere il procedimento assolutamente non redditizio economicamente.

Ma tornando a Maria Cristina, dopo gli studi alchemici, sempre più convita dell'importanza della ricerca e mossa da un sempre crescente fervore, fece allestire in una segreta cantina sotto una delle quattro torri di palazzo Madama a Torino un vero e proprio laboratorio alchemico con un forno " Athanor" sempre acceso dove fondere ed amalgamare i metalli. Ovviamente, ben presto si accorse che non bastavano le sue seppur non superficiali conoscenze in materia, ma occorreva assoldare o costringere un vero scienziato a lavorare " volente o nolente "strenuamente alle sue dipendenze.

A questo punto entra in scena l'aggancio con la nostra Cavour... 

 Infatti , durante una delle molte discussioni e chiacchierate, che sempre volentieri facevo con un dotto prelato operante a Cavour qualche anno fa ( scrittore, professore ed appassionato studioso di teologia) , sul tema dei Savoia in Piemonte mi confidò di aver letto in un "Almanacco piemontese" di cui non ricordava il nome  (ma forse edito dalla Famija Turineisa a cavallo degli  anni 60) di una altolocata, nobildonna che intorno al 1650  si faceva portare nottetempo da  una carrozza trainata da ben 8 cavalli a " Cavour " presso la residenza della  nobile famiglia degli Oggeri ( Oggero ) , signori di Cantogno. Nelle cantine di tal palazzo o cascinale si trovava un segretissimo laboratorio privato di Alchimia e Chimica dove operava in mezzo a storte, alambicchi, crogioli e forni un grande mago di nome Craonne.  Rammentando questo racconto ho fatto alcune ricerche per sapere se una famiglia nobile di nome Oggero od Oggeri sia esistita in Cavour. In effetti una famiglia di tal nome, estinta da molti anni, era residente in Cavour nel XVII secolo proveniente da Savigliano ed inoltre i suoi membri risultavano Consignori di Cantogno (fonte: Pagine di Microstoria di Giorgio di Francesco e Gruppo di ricerca storica pro Cavour). Inoltre avevo letto che duchi e principi di Savoia per viaggi ufficiali usavano carrozze con quattro cavalli, mentre in privato si accontentavano di due cavalli; mentre duchesse e principesse di Savoia per i loro spostamenti usavano quasi esclusivamente una carrozza trainata da otto cavalli con scorta di moschettieri, cosa che non passava certo inosservata!

A questo punto, mi pare credibile, seppur non certo, che la misteriosa nobildonna in questione fosse Maria Cristina, la reggente del ducato di Savoia. Signora che saltuariamente si recava presso la residenza Oggeri/o ed in particolare dal mago Craonne per verificare l'eventuale riuscita dei suoi esperimenti alchemici e per ordinargli di lasciare "Cavour" per spostarsi nel suo laboratorio di palazzo Madama, cosa che avvenne sicuramente in quanto il mago nostrano dell'alchimia fu praticamente prelevato di forza e costretto a lavorare nel laboratorio torinese di Madama Reale.

Ma il mago Craonne riuscì a produrre la famosa Pietra Filosofale? È possibile ...

Infatti, ci racconta ancora Alberto Fenoglio nel suo libro: “La Duchessa un paio di anni dopo gli esperimenti, fece eseguire da un artigiano di fiducia molti monili d'oro e vasellame per un peso di vari chilogrammi. In quanto al mago Craonne, toccò una brutta sorte, venne rinvenuto nel Po con le mani legate dietro la schiena ed un pugnale piantato nel cuore; un modo sbrigativo per assicurarsi il silenzio dell'unica persona che avrebbe potuto rivelare quanto era stato prodotto nel laboratorio segreto di Madama Reale".

 Del laboratorio cavourese degli Oggero, nulla si è mai venuto a sapere e, da quel che mi risulta, non si è più a conoscenza neppure dell'ubicazione della loro signorile dimora nel paese o nelle vicine campagne.

Un racconto sicuramente denso di mistero...storia o leggenda...?

 Come sappiamo in ogni leggenda esiste sempre un fondo, piccolo o grande che sia, di verità!

                                                                                               Dario Poggio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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