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" La pietra della vergogna, l'Oblazione e il buco del Diavolo". Vicende del pinerolese

25/02/2022 19:34

 Uno sguardo nella Cavour medioevale

" La pietra della vergogna, l'Oblazione  e il buco del Diavolo"

 

Seconda parte

di Dario Poggio

Fortunatamente non tutti i "Dominus"  erano assetati di denaro... e di potere, molti esercitarono i loro privilegi in modo meno oppressivo, ed in alcuni casi, delegarono a dei cittadini l'esercizio di alcune funzioni come quelle sancite nell' Editto promulgato nel giugno del 1337 che stabiliva in Cavour l'istituzione di una "Società popolare per la difesa della terra e la punizione dei malfattori"; società investita di imperio e partecipante al governo del paese per mezzo di quattro cittadini eletti dal popolo (uno dei primi esempi di istituto democratico).

Il diritto di mero imperio secondo i legisti, era nel medioevo, la potestà di punire anche con la morte i rei. Infatti, a titolo di esempio, nel 1387 i membri della società popolare cavourese valendosi di tale diritto fecero condannare alla fustigazione e al taglio di un orecchio Giovanni Gastaldi di Novachia perchè reo di assassinio.

Ma, in quel lontano periodo dove la vita era scandita dal ritmo continuo delle guerre, in quei tetri e lugubri castelli i signori trovavano anche il tempo di dilettare lo spirito con tornei , battute di caccia, feste, raduni di poeti, di musici provenzali, di giullari, di attori e commedianti e di saziare il corpo con lauti pasti per tutti i commensali.(negli ampi camini dei castelli la carne di cacciagione arrostiva lentamente sul fuoco cosparsa di spezie e di essenze spandendo nell'aria allettanti profumi ).

I popolani nel borgo sottostante invece dovevano accontentarsi per lo più di pane duro, castagne, cacio e polenta. Tuttavia anche i popolani in qualche modo si "aggiustavano"  grazie al fatto che la superficie del territorio era molto vasta ( 5045 ettari ) anche se nel medioevo non era certamente tutta coltivata e comunque grazie alla proverbiale operosità dei contadini piemontesi la terra dava prodotti non solo sufficienti per i bisogni della popolazione cavourese ma addirittura per l'esportazione negli altri comuni più a ridosso dei monti.

L'edilizia popolare cavourese nell'alto medioevo era poverissima ( esclusi Castelli, Chiese e  Abbazie) utilizzando materiali deperibili, poveri ma facili da lavorare quali legno, argilla, mattoni di terra con ciottoli. Il legno nelle campagne era abbastanza abbondante e se ne faceva largo uso.

La casa era costituita di solito da un unico locale, più o meno ampio, con il pavimento in terra battuta . Il focolare era di pietra, di solito senza camino ed il fumo invadeva ovunque la dimora.

Oltre al potere dei " Dominus " vi era poi il potere " Spirituale e Temporale " della Chiesa esercitato a Cavour  per conto del Vescovo di Torino dall'Abate dell'Abbazia di Santa Maria situata poco fuori le mura.

Nell'ottavo secolo alcuni monaci Agostiniani , esuli dall'Africa ed in fuga dai Vandali, si stabilirono a Cavour e vi fondarono un priorato con una Chiesa e presumibilmente un "hospitium" con lo scopo, tipicamente agostiniano, di offrire ospitalità ai viaggiatori ed ai pellegrini sul percorso di una importante via di comunicazione pedemontana, ma nel corso dell'anno 900 una scorreria dei Saraceni distrusse il sito. Arriviamo così al 1037 quando il vescovo di Torino Landolfo  affidò all'Abate Ermengardo dell'Abbazia di San Michele della Chiusa la restaurazione dei monasteri distrutti dai saraceni ( ma anche da briganti locali). Ermengardo incaricò allora il monaco Joannes dell'ordine dei Benedettini Neri di far rinascere il monastero cavourese dedicandolo alla Vergine Maria. Nasceva ( o meglio risorgeva ) così l'Abbazia  di Santa Maria di Cavour sul terreno del precedente monastero agostiniano come filiazione diretta della primaria Abbazia di San Michele della Chiusa. Il vescovo Landolfo si premurò di dotare la nuova Abbazia di notevoli possedimenti terrieri e chiese nella zona.

I frati cavouresi seguendo la regola " Ora et labora" iniziarono, parallelamente alle preghiere, una costante opera di bonifica, dissodamento ed irrigazione del territorio loro assegnato. In particolare ricordiamo il canale irriguo chiamato "Buco del Diavolo" realizzato dai monaci nel 1041. A tal proposito c'è da rilevare come i monaci cavouresi ( all'epoca ancora sotto la guida dell'Abate Joannes ) dovevano esercitare, fin dai primi tempi, una notevole influenza politica-economica oltre che religiosa per ottenere dalle famiglie nobili proprietarie dei territori di Bibiana , Campiglione, Bricherasio e Cavour una servitù di passaggio per il canale.

Le concessioni furono effettuate dai signori di Fenile (Albertus Atto, Ainardus) per la presa del tratto iniziale, dalla potente contessa Adelaide per il tratto Campiglione - Ponzonello ed infine dallo stesso Vescovo di Torino per il tratto sulle terre cavouresi quale signore, all'epoca, del Castrum di Cavour ( Uno dei primi documenti che menziona i fatti sopra riportati è del 1454 ed è una sentenza arbitrale tra Nicolò Bernezzo Abate di Cavour e Ludovico di Savoia signore di Racconigi e Cavour).  

Dunque, le due Abbazie di San Michele e di Santa Maria, per l'importante funzione che ebbero nel gioco degli equilibri politici e della supremazia territoriale, ricevettero entrambe appoggi politici con notevole influenza sul territorio: dai Savoia quella di San Michele , dai Vescovi di Torino quella cavourese. Infatti , per i Savoia la prevalenza del monastero di San Michele significava rafforzare il proprio dominio sul pinerolese mentre all' Episcopato Torinese interessava la conservazione dell'autonomia di S. Maria di Cavour. 

Savoia ed Episcopato rappresentarono quindi le due forze storiche che alimentarono e condizionarono le vicende storiche dell'Abbazia di Cavour per il predominio della quale si batterono con astuzia ed anche con violenza nella seconda metà del sec XIII.  

 I monaci benedettini, in generale, favorirono moltissimo il risorgere dell'agricoltura e la diffusione dei sistemi di conduzione della ricchezza fondiaria nel nostro territorio.

  L' Abbazia cavourese in virtù di donazioni , lasciti e consegne nel corso degli anni ebbe notevolissimi possedimenti terrieri (che affittava a mezzadri)  che si estendevano in molti comuni limitrofi ma anche lontani fino in valle Susa , valle Varaita, val Mala ecc..

Nei territori di competenza dell'Abbazia veniva praticato oltre all'agricoltura anche l'allevamento del bestiame il cui sviluppo consentì una attività di commercializzazione di prodotti come carne, lana, cuoio e formaggi fornendo all'Abbazia anche un ruolo di importante polo commerciale.

L'investitura di Abate  comportava, quindi , un notevole potere Temporale ( oltre che Spirituale ) ed effettivamente esistono molti dubbi su chi detenesse di fatto il maggior  potere pubblico ( amministrativo, giuridico ed anche  militare) nella Cavour medioevale; ossia se spettasse al dominus Comitale o Signorile ( normalmente il castellano sulla Rocca  delegato dai conti di Savoia o Acaja ( vedi i rotoli della Castellania di Cavour conservati presso l'Archivio di Stato di Torino )  o se fosse invece principalmente nelle mani dell'Abate di Santa Maria delegato dal Vescovo di Torino. 

Infatti l'organizzazione delle terre era nominalmente soggetta all'Imperatore ed ai suoi Vassalli ( Savoia, Acaja...) ma di fatto sotto una sorta di supervisione del Legato Pontificio che aveva competenza sulle Diocesi e sulle Abbazie. A disposizione dell'Abate vi erano infatti anche degli armigeri per la riscossione delle decime, delle tasse e per far rispettare le sue decisioni giuridiche.

Nella società alto medioevale veniva frequentemente  utilizzata " L'Oblazione"  la pratica con cui i genitori consegnavano i figli e le figlie in sovrappiù ai bisogni famigliari di età superiore ai 6/7 anni ad un monastero allegando una modesta somma per il loro mantenimento.

 La "regola" prevedeva che i poveretti non fossero mai lasciati soli notte e giorno per evitare fughe dovendosi obbligatoriamente  rassegnarsi all'ascetismo monastico fino ai voti solenni.

Molti novizi,fecero buon viso a cattiva sorte e si adattarono divenendo  buoni frati ed alcuni fecero "carriera" diventando rinomati Abati.

Solo alla fine del XII secolo venne concessa la possibilità di recedere dall'impegno trascorso comunque dopo un lungo periodo in monastero e dal XV secolo la pratica dell'Oblazione fu di fatto abolita.

Sotto l'Ala cavourese si può ancora oggi vedere la " Pietra della vergogna " dove venivano incatenati ad un anello con il fondoschiena scoperto (  alla mercè dei cittadini  che potevano liberamente percuoterli )  i ladruncoli minori, i bestemmiatori e coloro che avevano fatto fallimento.

Per i ladri di strada invece gli statuti comunali prevedevano " Il colpevole sara' bandito perpetuamente dal paese. I suoi beni saranno requisiti dal Signore locale. Se finira' invece nelle mani del Giudice o Rettore sara'  fustigato con un minimo di 50 colpi se non paghera' soldi 100 di multa"

Pene ben più dure, ( come già citato ) fino alla morte per decapitazione con un colpo di mannaia ( privilegio spettante ai soli nobili ) od impiccagione, erano riservate a coloro che commettevano reati e delitti  più gravi.

Famosa a quei tempi era la "Compagnia della Misericordia" formata da cittadini volontari indossanti una tunica nera ed incappucciati, compagnia che era adibita ad aiutare e soccorrere i carcerati ed  accompagnare al patibolo i condannati a morte, esecuzioni che venivano solitamente fatte  il giorno di mercato per la massima visibilita' e pubblicita' del rito che doveva servire da monito per tutti.

Per fare un esempio, le forche di Pinerolo nel 1357 si trovavano " Ad pascherium ixta Leminamam ad eundum versus Monasterium" in pratica verso Abbadia Alpina. Furono spostate dalla piazza centrale  in quanto si tenevano in quel periodo molte esecuzioni ed il conseguente fetore disturbava eccessivamente la popolazione. I condannati alla forca  rimanevano infatti appesi fino a che  non cadevano a brandelli e severissime pene erano previste a chi osava togliere il cadavere dalla forca  per dargli pietosa sepoltura.

Tuttavia, fin dall'antico medioevo, bisogna ben dirlo,  a Cavour si erano dati pensiero per i poveri infermi e per questo fu costruito ed aperto un Ospedale con atto del 21 aprile del 1351 nominando rettore messer Franceschino Coluxati.

Questo primo semplice ricovero contava però solo quattro  posti letto e cento scudi  annui di reddito. Ma , al di là di questa lodevole istituzione,  la vita dei comuni mortali ( e non solo) nel medioevo era comunque durissima, pesante e priva molto spesso di qualunque soddisfazione.

Povertà, sporcizia, malattie, epidemie, carestie, arruolamenti forzati  e le continue guerre tra i Savoia, gli Acaja, i Saluzzo ed i marchesi del Monferrato  decimavano la popolazione tanto da far scrivere sulla Cavour medioevale :

 " Il suo passato...solo alcuni brevi momenti di respiro in una storia travagliata, tragica seppur gloriosa" .

 

                                                                                               Dario Poggio

 

 

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