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Prevenzione malattie età adulta (cancro,obesità, attacchi al cuore) comincia in età neonatale

30/10/2021 9:47

La prima pagina di un numero di “Newsweek” consente a Gianni Bona, di affermare come la prevenzione alle malattie dell’età adulta (cancro, obesità, attacchi al cuore) cominci nell’età neonatale. Il prof. Bona è Direttore Emerito Clinica Pediatrica, Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara. Il latte materno è «un fattore nutrizionale fondamentale per la crescita ottimale del lattante». A lungo termine, il latte materno ha un effetto di riduzione del rischio cardiovascolare, di sindrome metabolica, di diabete di tipo 2, contribuisce al miglioramento della massa ossea, alla riduzione dell’osteoporosi, più controverso è l’influsso sul rischio di cancro.

Claudio Fabris, Professore Emerito, Università di Torino, presenta i relatori al primo incontro di un corso di aggiornamento per medici chirurghi organizzato dall’Accademia di Medicina in sinergia con Symposium dal titolo “Il latte, un fattore di salute”. Enrico Bertino è Direttore di Neonatologia dell’Ospedale Sant’Anna dal 2009, Alessandra Coscia dal 2015 è responsabile sempre all’Ospedale Sant’Anna di Torino della Terapia intensiva neonatale.

Inizia Alessandra Coscia a trattare il tema sulle evidenze scientifiche relative agli effetti benefici a breve e lungo termine del latte materno. Puntualizza quali siano le sostanze che producono gli effetti benefici. Perché il latte materno non dovrebbe essere fattore di salute? Dal punto di vista evolutivo, è il meglio per il cucciolo della medesima specie. Foche e balene hanno un latte materno ricchissimo di lipidi, i carnivori hanno un latte ricco di proteine, gli erbivori hanno un latte dove la quantità di caseina consente pasti con intervalli più lunghi. Per i Primati, il latte materno è funzionale ad un lungo periodo di dipendenza, povero a livello proteico, ricco di lattosio, adatto a pasti frequenti per assecondare un contatto “pelo a pelo” ripetuto. L’onere della prova spetterebbe ai detrattori, ai sostenitori del latte artificiale. I benefici clinici del latte materno non sono solo per il neonato ma anche per la madre. Le revisioni sistematiche e le metanalisi negli ultimi dieci anni si sono moltiplicate. Gli effetti per le mamme riguardano il minor rischio di tumore al seno e ovarico, la maggior perdita di peso post gravidanza, il minor rischio di contrarre il diabete di tipo 2. Va premessa l’impossibilità di condurre studi clinici randomizzati (non etici), gli studi osservazionali hanno il limite determinato da fattori di confondimento. L’allattamento al seno è frequente in madri di alto livello socio-economico, di alta scolarità, meno obese e non fumatrici. L’interruzione precoce dell’allattamento al seno può essere causata dall’ospedalizzazione o da problemi comportamentali del lattante (causalità inversa, “reverse causality”). Negli studi ricorre un’eterogeneità di definizione (esclusivo allattamento al seno, mix con latte artificiale), alcuni effetti sono dose-dipendenti. Differente la significatività clinica degli “outcomes”, per esempio quanto sia rilevante la riduzione pressoria. E’ differente anche tra Paesi di basso o alto reddito. Infine, il latte materno è un sistema dinamico, cambia per la stessa donna, a seconda del pasto o dello stato della lattazione.

Il beneficio principiale a breve termine è la protezione dalle infezioni a livello gastroenterico, respiratorio, delle vie urinarie, di otiti. Riduce il rischio di morte nei Paesi a basso reddito per diarrea e infiammazione respiratoria (Horta, 2013). Nei Paesi ad alto reddito riduce il rischio di “morte in culla” (SIDS). A lungo termine si può parlare di evidenza “moderata” per il diabete di tipo 1, il respiro sibilante (“wheezing”), la salute dentale (K. Glazer Peres, 2015, Acta Paediatrica). Un’evidenza limitata si ha per leucemie, allergie, obesità, diabete di tipo 2 e rischio cardiovascolare. Non va dimenticato l’”outcome” neuroevolutivo, migliora lo sviluppo cognitivo, la funzione visiva e uditiva; si registrano miglioramenti anche per disturbi psichiatrici (ADHD) e per lo spettro autistico (ASD). Se si danno i numeri relativi ai benefici a breve termine, il vantaggio è alto per infezioni respiratorie e otiti, per la SIDS è dose dipendente (allattamento al seno maggiore di sei mesi). Quanto agli esiti a lungo termine, il dato OR (“Odds ratio”, correlazione tra due fattori) considerando tutti gli studi e non solo quelli di alta qualità per casistica e metodologia, per le malocclusioni dentarie si attesta sullo 0,54 per un allattamento al seno esclusivo. Per il diabete di tipo 1, negli studi di alta qualità, si attesta su 2,31. Rispetto all’evidenza “limitata”, il dato di OR si attesta in tutti gli studi su 0,74 per il sovrappeso, 0,65 per il diabete di tipo 2, 0,81 per le leucemie infantili. A livello neuroevolutivo, il QI sale a 3,44 di OR, 3,71 per quanto riguarda ADHD. Il fenomeno di causalità inversa riguarda il bambino difficile, nervoso, che piange molto; a sua volta è causa di interruzione precoce dell’allattamento al seno.

La prevenzione delle malattie con allattamento al seno ha un impatto maggiore nei Paesi a basso e medio reddito. La composizione del latte materno (“breastmilk”)  è la seguente: grassi (4,1 g), proteine (1,3 g), carboidrati (7,2 g), prebiotici oligosaccaridi (0,7-1,2 g), vitamine e minerali (0,17 g). Oltre a nutrienti e componenti strutturali (tra cui gangliosidi, sfingolipidi) vi è una costellazione di componenti bioattive (enzimi, ormoni, fattori di crescita, Human Milk Foundation, 2019). Gli oligosaccaridi, glicosaminoglicani (GAGs) sono studiati dal gruppo della dottoressa Coscia in collaborazione con l’Università di Ancona. Hanno effetto nutritivo, probiotico, modulano la flogosi. Gli oligosaccaridi “ingannano” i batteri impedendo loro di attaccare le cellule.

Il latte per i bambini nati pretermine ha un ridotto livello di lattosio e osmolalità. E’ adatto per un bimbo con una bassa quantità di lattasi negli enterociti. Gli oligosaccaridi sono in misura più elevata nella prima fase colostrale. Secondo uno studio (PLOS, 2020) l’attività antivirale ostacola il legame dei virus ZIKV e USUV. Gli ossisteroli studiati con il prof. Lembo e il prof. Poli hanno attività antivirale (risposta umana innata) con un picco nel colostro contro il Rhinovirus.

Il latte materno è un sistema in cui le varie componenti interagiscono. Va curata la dimensione relazionale, anche quando si allatta col biberon, si invitano le mamme a guardare i neonati negli occhi. Per la popolazione fragile, in questo caso i neonati pretermine, il latte materno è il miglior elemento, rappresenta un farmaco nei confronti del latte formula. Ha un chiaro effetto protettivo contro la NEC (enterocolite necrotizzante), un lieve effetto su sepsi, RoP grave (retinopatia del prematuro) e broncodisplasia. Il circuito virtuoso del “latte donato” e delle banche del latte rappresenta un ulteriore stimolo per le donne all’allattamento al seno. Il prof. Fabris commenta la lettura della dottoressa Coscia. La natura ci protegge sempre e dev’essere continuamente studiata. Il latte materno è un alimento complesso e biodinamico, non si deve estrapolare una sostanza dalle altre.

Enrico Bertino risponde al quesito su come il latte materno nei primi mille giorni sia uno strumento per ridurre le disuguaglianze. E’ una finestra di opportunità per costruire il futuro, investire nel benessere nei primi mille giorni significa investire nel futuro di una società più sana. Parte anche lui dalla copertina di una rivista, “Time”. Il periodo dell’allattamento al seno è a metà dei mille giorni, rappresenta il cuore del periodo che va dal concepimento ai primi due anni di età. Mostra un manifesto della Società Italiana di Neonatologia (SIN), “Allattare è bello”. Elenca i motivi: conoscenza, complicità, amore, gioia, serenità, sicurezza, semplicità. L’apporto nutritivo nelle prime due settimane di vita nel neonato pretermine si associa alla crescita della circonferenza cranica (Schneider pediatrics, 2018). Ogni secondo si formano nuove connessioni a livello cerebrale. Una slide presenta un vero groviglio di aspetti che uniscono la nutrizione con il neurosviluppo. Uno studio dell’Harvard University dimostra come lo sforzo per mediare la plasticità cerebrale è minimo alla nascita, poi aumenta sempre. Accenna al dibattito tra “nature” e “nurture” (allevare, crescere, nutrire), se contino di più i geni o la nutrizione. La percentuale di variabilità dovuta alla diversità di popolazione, all’etnia è minore del dieci per cento, anche in popolazioni molto diverse, il resto è dovuto all’ambiente, alla nutrizione, alla salute. Secondo uno studio di M. De Curtis, L. Frova e S. Simeone (Italian journal of Pediatrics, 2019), la mortalità neonatale e infantile è ancora troppo disuguale nel mondo. L’allattamento al seno esclusivo nei primi sei mesi è “gold standard”, prevale il rischio di mortalità nel primo anno nelle zone in cui l’allattamento al seno è più basso. Si è svolto dal 15 al 16 ottobre un incontro a Varsavia promosso dalla Società Europea delle banche del latte. Anche per la concentrazione geografica, «siamo molto lontani dall’avere uguaglianza nell’accessibilità». Migliorare la salute delle mamme è importante per la salute delle prossime generazioni e la nutrizione ha un ruolo centrale. Come diceva F. D. Roosevelt , “non possiamo preparare il futuro per i nostri bambini ma possiamo preparare i nostri bambini per il futuro” mettendoli nella stessa linea di partenza. Il prof. Fabris sottolinea il fatto che la legge garantisce tre mesi di astensione dal lavoro prima del parto e due mesi dopo ma «la mamma che partorisce prima del termine perde tutto».

Nella foto da sinistra Cammarota, Isaia e Scaroina

Piergiacomo Oderda

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