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Assemblea dei lavoratori scuola per sciopero del “sindacalismo conflittuale” dell’11 ottobre

11/10/2021 18:26

Lucia Donat Cattin, Esecutivo nazionale USB Scuola, introduce l’assemblea dei lavoratori della scuola in preparazione allo sciopero del “sindacalismo conflittuale” dell’11 ottobre. I protocolli di sicurezza si sono allentati, così come l’attenzione alla distanza di un metro, alla sanificazione. Aprire le finestre è rimasta l’unica soluzione che garantisce sicurezza di lavoratori e studenti. Sono forti i motivi per scioperare nella scuola. «Docenti e personale ATA garantiscono la formazione dei cittadini» per essere all’altezza di affrontare un mondo complesso, difficile da gestire. Si lavora in condizioni non accettabili. Si inserisce la polemica sul Green Pass. Le persone si vaccinano non per essere sottoposte a ricatti, sui lavoratori si scarica la responsabilità della sicurezza. Se si calcolano i numeri di metri cubi di aria, criterio ottimale rispetto al metro tra le rime buccali, metà delle aule italiane non sarebbero adeguate.

Donat Cattin si sofferma sul tempo scuola perso in questi anni, la DDI (Didattica Digitale Integrata) è «l’ombra della didattica». E’ stata una via per restare in contatto nel momento di emergenza ma non è una soluzione alternativa al contatto, alla scuola in presenza, al rapporto educativo con i ragazzi, «abbiamo perso in potenzialità educativa». Si domanda quale senso rivestano i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) in un momento in cui i ragazzi hanno bisogno di scuola. Il medesimo dubbio riguarda le prove Invalsi, dato che non si è potuto lavorare su contenuti, capacità. «Gli investimenti del governo vadano a potenziare la didattica!». Con i soldi piovuti dall’Europa e quelli inseriti nel PNRR (Piano nazionale ripresa resilienza) poco va alla didattica diretta se non alla digitalizzazione. «Abbiamo bisogno di spazi adeguati, edifici, interventi strutturali!». I fondi del PNRR destinati all’infanzia e alla scuola primaria chiedono in cambio una scuola aperta oltre gli orari, un grande asilo cittadino per parcheggiare i bambini che poco ha a che fare con l’apprendimento. Si parla solo di formazione legata a competenze, ad una didattica legata al mondo del lavoro mentre l’obiettivo primario della scuola resta la formazione della persona e del cittadino.

Il personale ATA ha subito un incremento del carico di lavoro. USB ha denunciato la presenza di lotti di mascherine prodotti da FCA che non filtravano, mettendo in pericolo studenti, lavoratori e le loro famiglie. Eppure è stato riconfermato l’appalto. Si sottolinea il diritto del lavoratore a DPI adeguati (FFP2), a strumenti di pulizia adeguati all’emergenza sanitaria. La situazione di fragilità nella scuola già precedente la pandemia riguarda gli organici. I tagli al tempo scuola hanno creato difficoltà impensabili. Si sciopera l’11 ottobre insieme ad altre categorie di lavoratori, abbiamo tutti in famiglia chi lavora in altri settori e vive crisi sociali. Lo “smart working” ha creato una difficile separazione tra tempo scuola e tempo della vita. Il Pubblico Impiego ha bisogno di persone assunte con concetti chiari e strutturali e non quelli che propone Brunetta. Lo sciopero unisce il Pubblico Impiego ai lavoratori del privato dove cassa integrazione e licenziamenti sono partiti o partiranno nei prossimi mesi. A queste problematiche si somma la crescita delle morti sul lavoro.

Luigi Del Prete, segretario USB, presenta il giorno di mobilitazione nazionale della scuola che vede USB accanto ad altre organizzazioni del sindacalismo conflittuale oltre al movimento studentesco OSA. La manifestazione avviene a Roma davanti al Miur, poi il corteo si riunisce con quanti manifestano di fronte ad altri due luoghi, il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) e la Funzione pubblica (palazzo Vidoni). Sono «tre luoghi simbolici di Roma». Si intende mostrare come si uniscano le vertenze in cui USB è impegnata come organizzazione sindacale. L’obiettivo dell’assemblea consiste nell’evidenziare ciò che non va nella scuola pubblica statale, «rompendo il silenzio». La scuola è ripartita nelle medesime condizioni pre pandemia o anzi peggiori rispetto allo scorso anno scolastico, con la pandemia “i nodi sono venuti al pettine”. Si registra «l’incongruenza del governo Draghi» rispetto agli investimenti sulla scuola. Le condizioni delle “classi pollaio” sono peggiorate. Da quest’anno non sussiste l’obbligo del distanziamento, i quindici alunni per classe sono raddoppiati. Illustra le rivendicazioni innanzitutto relative al rinnovo contrattuale di cui si dibatte in tutti i settori del Pubblico Impiego. USB ha una piattaforma che elabora con incontri assembleari, sono stati 1500 i docenti che si sono connessi nell’assemblea rivolta al personale docente neo immesso in ruolo. Si richiede un aumento salariale per raggiungere «stipendi che finalmente possano raggiungere i livelli di coloro che lavorano nella scuola nei paesi europei» (i nostri sono più bassi del 10-12%). In secondo luogo, occorre investire negli organici; si tratta di garantire più lavoratori rispetto ai tagli operati con la Gelmini, trasformare l’organico di fatto in organico di diritto. L’organico di fatto è una costruzione fittizia del Ministro dell’Economia. Si utilizzano posti annuali con supplenze e assegnazioni provvisorie semplicemente per risparmiare. Si deve consentire il ritorno al personale di ruolo costretto a trasferirsi in base al folle algoritmo della Buona scuola di Renzi. Occorre garantire una massiccia immissione in ruolo, si calcolano 250 mila posti in organico di fatto. Va ripristinato l’organico di personale ATA, i tagli sono stati di 60 mila posti con relativo aumento dei carichi di lavoro.

La “battaglia madre” rispetto al prossimo CCNL (Contratto collettivo nazionale di lavoro) e nella campagna elettorale per l’elezione delle RSU consiste nel recuperare soldi per la scuola pubblica statale. Si aboliscano i test Invalsi e l’ex Alternanza Scuola lavoro, attività sopravvissute alla pandemia. Vanno ripristinati i vecchi gradoni stipendiali e recuperati gli anni persi. L’aumento stipendiale richiesto data la perdita di potere d’acquisto ammonta a trecento euro, già chiesti in sede di rinnovo del contratto nel 2018 (concessi 60-80 euro a seconda dell’anzianità). La mobilità sul territorio nazionale è un diritto ineliminabile dei lavoratori nella Pubblica Amministrazione, vanno aboliti i vincoli triennali e quinquennali. Quanto al vincolo quinquennale sul sostegno si chiede almeno il riconoscimento del servizio svolto come precari. Si ribadisce la necessaria internalizzazione completa del personale ausiliario ed educativo, come già avvenuto per i lavoratori ex LSU (Lavori Socialmente Utili). Il CCNL e le nuove RSU devono impegnarsi per il miglioramento delle condizioni di lavoro, scuole più sicure, DPI adeguati, riduzione del numero di allievi per classi, spazi adeguati, sanificazione. I contratti COVID vanno equiparati alle nomine annuali per il rafforzamento dell’offerta formativa. Il pagamento della quarantena va equiparato alla malattia, la malattia dei lavoratori fragili va equiparato al ricovero ospedaliero senza rientrare nel comporto (periodo massimo di malattia per un lavoratore dipendente), come già avviene in tutto il pubblico impiego. Si richiede anche la quattordicesima mensilità.

Il Green Pass è un provvedimento discriminatorio per i lavoratori che hanno deciso liberamente di non vaccinarsi. La campagna sui vaccini non deve essere in mano alle multinazionali, va garantito anche nei Paesi in via di sviluppo. La vaccinazione è uno strumento fondamentale per uscire dalla pandemia ma non deve essere uno strumento discriminatorio nei confronti dei lavoratori, non può essere uno strumento per impedire l’accesso al reddito e al lavoro. USB è accanto ai lavoratori che affrontano discriminazioni da parte dei Dirigenti Scolastici, quanto meno per la richiesta di tamponi gratuiti. Il Green Pass è uno strumento di distrazione di massa per coprire l’inefficacia del Governo per gli interventi sulla sicurezza. Si sottolinea l’incapacità di immaginare un percorso di formazione gratuito, i lavoratori che superano il TFA (Tirocinio Formativo Attivo) si sobbarcano di una spesa fra i tre e i quattro mila euro. Si rivendica l’immissione in ruolo con concorso per titoli e servizi per chi ha più di tre anni di servizio. Va ripristinato il sistema di assunzione in presenza per l’immissione in ruolo.

Interviene Flavia Manzi sugli aspetti della piattaforma per il personale ATA. I carichi di lavoro sono aumentati a fronte di stipendi «da fame». Definisce la categoria come «i grandi dimenticati, quelli ai margini, dalle mansioni ritenute secondarie». Negli ultimi dieci, quindici anni si sono tagliate sessanta mila unità mai rimpiazzate. Un esempio è la rimozione del medico scolastico, della vigilatrice d’infanzia che interviene per il primo soccorso, compito ora svolto da un collaboratore scolastico. Anche gli Uffici scolastici sono stati ridimensionati con «assistenti amministrativi che si trovano carichi di competenze che riguardano la ricostruzione di carriera ed i pensionamenti. Lo Stato ha tagliato figure che gestivano prestazioni per addossarle a chi è in servizio nelle scuole senza aumento di salario e di competenze; queste figure si trovano a svolgere un lavoro per cui non sono state formate». Ad una richiesta deve corrispondere una formazione adeguata, «la scuola pubblica non può basarsi sulla buona volontà del lavoratore!». Quanto alla sicurezza, il personale ATA anche durante la fase più acuta della pandemia è stato sempre in servizio, sottoposto alle decisioni del Dirigente scolastico a cui è stata data una libertà decisionale che non doveva essere di sua competenza. Sono stati mandati sul posto di lavoro, prendendo mezzi pubblici, entrando in contatto con altri lavoratori quando non c’era necessità. Nell’esperienza di attività sindacale si sentono talora situazioni a rischio perché già prima della pandemia non si ottemperava al DL 81/08.

Nella foto Lucia Donat Cattin, Esecutivo nazionale USB Scuola

Piergiacomo Oderda

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