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Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia di Medicina. “La vitamina D: l’ormone della salute”

17/06/2021 16:13

di Piergiacomo Oderda

Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino e docente di geriatria, Università di Torino, viene intervistato da Livia Tonti di M.D. Digital, canale informativo per i medici, in occasione del prossimo corso di aggiornamento per medici e biologi intitolato “La vitamina D: l’ormone della salute”. Si svolgerà “on line” il 21, 22, 28 e 30 giugno dalle ore 17.30 alle ore 1930 (12 crediti ECM, www.symposium.it/eventi ). Rientra «in un ciclo di corsi che io e il mio gruppo di ricerca organizziamo da trent’anni sulle malattie metaboliche dell’osso in generale». Quest’anno è focalizzato sulla vitamina D, considerando il ruolo che può rivestire sulla pandemia di Covid 19, così come ipotizzato da un documento siglato da 156 persone tra medici e primari, «abbiamo ritenuto fosse ora di fare chiarezza».

Le vitamine sono sostanze che l’organismo non produce da sé e la loro carenza determina gravi ripercussioni. La vitamina D, in realtà, è prodotta dall’organismo, «basta esporsi alla luce solare per averne in quantità sufficiente». Ha mantenuto il nome assunto quando non si sapeva che venisse prodotta dalla luce solare. Il corso è articolato in quattro incontri, i massimi esperti italiani sull’argomento discuteranno gli aspetti biologici, genetici, fisiopatologici, epidemiologici, clinici della vitamina D. «Sapevamo da tempo che la carenza di vitamina D è coinvolta in alcune malattie come l’osteoporosi, la sarcopenia, carenza di potenzialità muscolare». E’ stata trovata anche associata a malattie croniche degenerative, malattie cardiovascolari, diabete, obesità, Alzheimer, broncopatie ostruttive, epatiti, malattie virali. Non è mai stato dimostrato un rapporto di causa effetto ma l’associazione sussiste. Non si sa se è la carenza di vitamina D a provocare alcuni tumori (mammella, colon, prostata) o se siano le malattie a ridurne la quantità. L’associazione è suggestiva, molti medici, oncologi, cardiologi, epatologi prescrivono la vitamina D come supporto per la cura della patologia.

Sono importanti in questo momento gli aspetti immunologici. Sono vari i recettori della vitamina D, li si riscontra in una serie di cellule tra cui le cellule bianche del sangue (monociti e macrofagi), cellule T-helper, linfociti B e T. Non è detto che se c’è un recettore per forza l’ormone assuma una funzione biologica, potrebbe essere vestigiale ossia persa nel corso delle generazioni. La vitamina D attenua gli effetti delle patologie infettive. La più famosa è la tubercolosi. Osservazioni cliniche a fine Ottocento hanno indotto a prescrivere ai malati un periodo di residenza nei sanatori per esporsi al sole e ottenere qualche risultato (si era in epoca pre-antibiotica). Lo Stato unitario sancì intorno al 1880 di istituire in ogni provincia un sanatorio e un manicomio, definendo per la prima volta la malattia mentale e la tbc come malattie sociali. Non si supponeva ancora l’esistenza della vitamina D, scoperta negli anni Trenta del Novecento. La vitamina D produce effetti a livello dei microbatteri della TBC stimolando determinate proteine che vanno ad inattivare il batterio.

La vitamina D stimola l’immunità sia innata, mediata da linfociti e macrofagi, sia acquisita, mediata da linfociti B e T. Assume il significato più ampio di “ormone della salute”. La sua carenza è diffusa in Italia, Francia, Spagna, Grecia. Rispetto ad altri Paesi si riscontra una minore attitudine ad addizionare i cibi con la vitamina D. Un tempo nella popolazione italiana prevalevano contadini e pescatori; con la rivoluzione industriale, ci si è chiusi nelle aziende, negli ospedali. La pandemia ha colpito in maniera particolare la popolazione anziana, in particolare gruppi chiusi come le suore di clausura. «Abbiamo inteso suggerire uno stimolo, una provocazione per incitare i ricercatori ad approfondire» con un documento sul ruolo della vitamina D nella prevenzione e nella cura del Covid 19. Frettolosamente, l’intuizione è stata bollata come “fake news”. Il prof. Isaia si sente «costernato di fronte a questa posizione di chiusura». Eppure questa suggestione è stata seguita da oltre trecentocinquanta studi medici pubblicati nel 2020. Nel Regno Unito quasi tre milioni di anziani residenti in RSA sono stati curati anche con la vitamina D. L’organismo nazionale NICE (National Institute for Health and Care Excellence) era contrario ma nel dibattito alla Camera dei Comuni è prevalsa l’opinione della Royal Society of Medicine. Secondo alcuni componenti del Comitato Tecnico Scientifico, la vitamina D è tossica e fa male al rene, «non certo il colecalciferolo, la vitamina D che consigliamo». Un esame approfondito sugli aspetti della vitamina D è quanto mai opportuno. «Auspichiamo che il corso sia seguito da centinaia di medici in tutta Italia e che possa dar loro indicazioni utili per la professione».

Nella foto Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino e docente di geriatria, Università di Torino

Piergiacomo Oderda

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