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In che giorno nacque Gesù di Nazareth, detto il Cristo?

24/12/2020 10:19

In che giorno nacque Gesù di Nazareth, detto il Cristo?

(di Giovanna de Liso)

 

L’imminente Natale 2020, dai toni dimessi e tristi, per i decreti anti-Covid imposti dal Governo, al fine di fronteggiare la pandemia, vedrà sicuramente ridotto lo sfarzo dei festeggiamenti e persino velata la solennità liturgica nelle chiese, per il ridotto numero dei fedeli ammessi. Appare così più marcata la differenza tra i Natali degli anni scorsi, più profani che religiosi, più consumistici che spirituali, rispetto a questo, durante il quale si ricorderanno le persone che son morte per il Covid, le persone anziane sole, i parenti  od amici che non si possono incontrare ed abbracciare. Ci si può allora domandare ancor più che significato ed origine abbiano i festeggiamenti del Natale, se sia l’assetto economico viene ulteriormente minato, sia i valori dello stare insieme in famiglia e tra gli amici vengono meno, la risposta la troviamo negli occhi dei nostri bambini, che guardano con interesse e stupore le capanne dei Presepi tradizionali, che con toni poetici ripropongono la scena evangelica della nascita di Gesù Bambino.

Sia questa tradizione dei Presepi (il primo Presepio vivente è attribuito a S. Francesco), sia tutta l’arte pittorica ed anche scultorea, inerenti la nascita del Salvatore, traggono ispirazione dalle fonti dei Vangeli apocrifi, ma soprattutto dai due Vangeli canonici di S. Matteo e di S. Luca. Appare inevitabile chiederci chi sia mai questo Gesù e da dove venga e quali siano i dati certi sulla sua realtà storica. A tal proposito ricordiamo uno splendido testo del 2012 di Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, intitolato “L’infanzia di Gesù”. Al primo capitolo Egli scrive: “Lo scopo dei quattro vangeli è quello di rispondere a queste domande. Sono stati scritti proprio per darvi una risposta.” Papa Benedetto XVI con profondità di pensiero e scorrevole esposizione, continua ad analizzare le differenze tra le due genealogie di Gesù presentate da S. Matteo al capitolo 1,1-16 e da S. Luca al capitolo 3,23-38:entrambe sono finalizzate a rispondere su il “di dove” arrivi Gesù, introducendo così una contestualizzazione geografica e di identificazione di popolo. “San Giovanni, che ripetutamente lascia trasparire la domanda circa l’origine di Gesù, -continua Ratzinger- non ha premesso al suo Vangelo una genealogia, ma nel Prologo ha presentato in modo esplicito e grandioso la risposta alla domanda circa il “di dove”. Al tempo stesso ha allargato la risposta alla domanda circa l’origine di Gesù, facendone una definizione dell’esistenza cristiana; a partire dal “di dove” di Gesù ha definito l’identità dei suoi”.

Il sublime tono poetico della teologia contenuta nel Prologo di Giovanni (Cap. 1, 1-14) ci pone di fronte al mistero dell’origine del Cristo in immagini universali, che esulano dal “di dove” geografico. Inoltre, appare qui in S. Giovanni la risposta chiara alla domanda “Chi sia Gesù”. Diverse volte Gesù si rivolge ai suoi chiedendo: “Voi, chi dite che io sia? (Mc. Cap. 8, 27). Continua Papa Benedetto: “E il Verbo si fece carne e pose la tenda fra noi. L’Uomo Gesù è l’attendarsi del Verbo, dell’eterno Logos divino, in questo mondo. “la carne” di Gesù, la sua esistenza umana è la tenda del Verbo: l’allusione della tenda sacra dell’Israele peregrinante è evidente”.

Oltre alle domande su chi sia Gesù e da dove provenga, appare inevitabile chiedersi “quando?”. Esegeti, biblisti, storici cristiani e non si sono sempre chiesti se si potessero ravvisare nei racconti evangelici canonici e non delle indicazioni precise sull’anno di nascita e sul giorno. È chiaro che manipolazioni dei testi sacri, documenti perduti, miti, sincretismi tra culture e religioni in particolare, sovrapposizioni di rituali cristiani su quelli pagani hanno creato nei secoli una apparente scissione tra il Cristo paolino ed il Gesù storico nato a Betlemme e vissuto a Nazareth. Forse la coincidenza del Natale di Gesù festeggiato il 25 dicembre con la festa pagana del Dies Natalis Solis Invicti (della nascita del dio sole invitto), festeggiato dopo il solstizio invernale, ha creato la convinzione della radice pagana del Natale di Gesù, questo soprattutto dal periodo rinascimentale fino ad oggi. Persino la Chiesa romana cattolica, non l’ortodossa, sostiene da parte di molti sacerdoti questo, adducendone la motivazione all’usanza della Chiesa di inglobare festività pagane per assorbirne i fedeli. Si è creata una certa pigrizia nella ricerca esegetica dei Vangeli. Per fortuna recentemente molte scoperte archeologiche danno ragione ai Vangeli canonici e confermano come molti nomi di persone o località corrispondano a realtà storica e come certi riferimenti che paiono insignificanti per il contesto del racconto, in realtà suggeriscano eventi storici precisi, di cui si è persa l’origine. I Vangeli canonici offrono cronache e non miti o risvolti apologetici. Un esempio è costituito dal primo capitolo, versetto 5 del Vangelo di Luca: “Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa,e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.

Perché mai Luca avrebbe scritto questo particolare dell’appartenenza alla classe di Abìa di Zaccaria?

Lo capiamo dal suo prologo rivolto al suo discepolo Teòfilo, al quale riferisce di aver effettuato ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per lui un resoconto ordinato, in merito agli eventi trasmessi da coloro che ne furono testimoni fin da principio e che divennero ministri della parola. Appare chiaro come Luca voglia essere preciso nei racconti, inserendo dati che tutti potevano vagliare, poiché o testimoni essi stessi o figli di discepoli o di testimoni.

Nell’antico Israele gli appartenenti alla casta sacerdotale erano divisi in 24 classi che, avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare servizio liturgico al tempio per una settimana, due volte l’anno. La classe di Abìa, a cui apparteneva Zaccaria, era l’ottava. Il professore universitario emerito di Bibbia all’Università di Gerusalemme, Shemarjahu Talmon, lavorando sui testi rinvenuti nella biblioteca essena di Qumran, ha scoperto con i suoi colleghi ricercatori che una delle due volte in cui Zaccaria prestò servizio era nella settimana tra il 23 ed il 27 settembre. Sapevamo che la classe di Zaccaria, quella di Abia, era l’ottava, nell’elenco ufficiale. Ma nessuno sapeva quando cadevano i suoi turni di servizio. Utilizzando anche ricerche svolte da altri specialisti e lavorando, soprattutto, su testi rinvenuti nella biblioteca essena di Qumran, è riuscito a precisare in che ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali. Quella di Abia prestava servizio liturgico al tempio due volte l’anno, come le altre, e una di quelle volte era nell’ultima settimana di settembre. Dunque, era verosimile la tradizione dei cristiani orientali che pone tra il 23 e il 25 settembre l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Zaccaria del concepimento straordinario di Elisabetta, madre di S. Giovanni Battista. La Chiesa primitiva giudeo-cristiana di Gerusalemme poneva il concepimento di Gesù in Maria il 25 marzo, preannunciato dallo stesso Angelo Gabriele, nel giorno che corrispondeva al sesto mese di gravidanza di Elisabetta, come precisa Luca. Quindi Gesù sarebbe nato a termine proprio il giorno del 25 dicembre o nella notte tra il 24 e 25 dicembre,15 mesi dopo il concepimento di Elisabetta. Questa tradizione è sempre stata presente presso le Chiese primitive d’Oriente già dal I secolo, molto prima che il Natale fosse pensato come festività che si sovrapponeva al giorno del Sole Invitto in Occidente, nel IV secolo d. C. Ora anche l’anno di nascita di Gesù di Nazareth richiede una lunga disquisizione, che sarà successivamente trattata.

(Giovanna de Liso)

 

 

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