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l’Immacolata Concezione e l’antico canto “Tota pulchra es Maria”

08/12/2020 8:31

 

L’antico canto “Tota pulchra es Maria” e l’Immacolata Concezione
di Giovanna de Liso

La solennità dell’Immacolata Concezione, che si celebra per la Chiesa cattolica l’8 dicembre, è legata al dogma di fede, definito dal Pontefice Pio IX l’8 dicembre 1854 con l’Enciclica “Ineffabilis Deus”, secondo cui la Vergine Maria, madre di Gesù Cristo, sia nata già senza macchia, pura, avulsa dal peccato originale, ereditato, invece, da tutto il genere umano a causa del peccato commesso da Adamo ed Eva. Questa esenzione dal peccato originale sarebbe quindi esito di privilegio concesso da Dio a Colei che sarebbe stata madre del Cristo. Anche gli Ortodossi celebrano la festa della “Concezione”, ma con il concetto di “purezza” e di “senza macchia” diverso da quello cattolico, poiché legato ad un’impostazione diversa del “peccato originale”. Comunque per cattolici ed ortodossi la Concezione di Maria Vergine è già legata all’eccezionalità della tardiva gestazione di Maria da parte di S. Anna: S. Anna e S. Gioacchino, anziani coniugi, per la sterilità di S. Anna, non avevano avuto ancora figli, in questo si può leggere un segno della benevolenza di Dio in funzione del progetto salvifico che sarebbe poi stato operato da Cristo. Tuttavia la concezione o concepimento di Maria come esente dal peccato originale per gli ortodossi e per alcuni esegeti dei primi secoli non ha la stessa impostazione cattolica, che già si delinea nella tradizione dei primi secoli come quella poi assunta da Pio IX (quasi 1800 anni dopo) e si lega poi nel Concilio di Efeso del 431 d. C., al concetto di Maria Madre di Dio. Infatti, il Concilio di Efeso solennemente proclama la divina maternità della Vergine Maria (la Theotocos o Θεοτόκος in greco e Deipara o Dei Genetrix, in latino, ossia Colei che genera Dio), dal momento che Gesù Cristo, pur essendo vero Dio e vero Uomo, come aveva già sancito il precedente Concilio di Nicea (primo Concilio ecumenico cristiano tenutosi nel 325 d. C.), è un'unica persona, le due nature umana e divina sono inseparabili, pertanto la Vergine Maria può definirsi effettivamente come Madre di Dio. Da ciò derivano le considerazioni sulla esenzione di Maria dal peccato originale e le diverse impostazioni tra il pensiero cattolico romano e quello ortodosso. Per i cattolici il peccato originale, causato da Adamo ed Eva, trasmette una macchia morale o responsabilità legale ai discendenti di Adamo, invece per la percezione che viene considerata corretta dalla fede Ortodossa, “il peccato ha trasmesso attraverso la successione ereditaria la corruzione causata dalla separazione dell'umanità dalla grazia increata di Dio, che la fa vivere spiritualmente e nella carne” . Secondo la fede Ortodossa, quindi, Maria, la Tuttasanta Madre di Dio, non fu concepita esente dalla corruzione del peccato originale, ma amò Dio al di sopra di ogni cosa ed obbedì i Suoi comandamenti, così da essere santificata da Dio attraverso Gesù Cristo, che si incarnò attraverso di lei. (…). “La sua reintegrazione nella condizione precedente alla Caduta non avvenne al momento della sua concezione. Noi crediamo che avvenne in seguito, quale conseguenza dell'azione svolta in lei dalla luce increata attraverso la visita dello Spirito Santo, che portò al concepimento del Signore in lei, purificandola da ogni macchia” (parole del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, 2004)
Questa impostazione potrebbe alquanto richiamare le parole di Bergoglio quando afferma che “Maria non è nata santa, ma lo è diventata”.
Invece, l’impostazione cattolica dell’Immacolata Concezione così come la conosciamo fino ad ora, poi sancita come dogma solamente nel 1854 nell’Enciclica di Pio IX, è già presente fin dai primi secoli con S. Giustino, S. Ireneo, Tertulliano, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino.
Ricordiamo che alla dottrina cristiana, che si fonda sui contenuti neotestamentari canonici, scritti in greco, la Chiesa ha affiancato la tradizione, anch’essa “luogo teologico” della fede.
Per cui non dobbiamo dimenticare che la liturgia dei primi secoli già contiene riferimenti sia di cronaca raccontata dai testimoni oculari e dagli apostoli (I secolo), dai figli od allievi dei testimoni oculari o degli apostoli (II sec. ) relativi alla vita ed al pensiero di Gesù Cristo, sia di impostazioni teologiche inerenti le controversie o meno dogmatiche ed inerenti il difficoltoso cammino verso una teologia sistematica del III e IV secolo.
A questo punto appare come strettamente legato al dogma del 1854 un canto del IV secolo, che è attinente all’impostazione dogmatica cattolica dell’Immacolata Concezione: il “Tota pulchra es Maria”.La versione gregoriana quale noi conosciamo è ovviamente molto tardiva, ma interessante è il testo, parafrasi in latino del testo ebraico desunto dal Canto 4:7 del Cantico dei Cantici
(שיר השירים (shìr hasshirìm). Mentre la traduzione dall’ebraico del Canto dal Cantico dei Cantici (V-III sec. A. C.) suona così’: “Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia”, nel testo liturgico cristiano la parafrasi è: “Tota pulchra es, Maria, Et macula originalis non est in Te”.
Ossia: “Tutta bella sei, Maria, e il peccato originale non è in te”.La sostituzione ovvia di Maria alla parola “amica mia”, indica una prassi musicale che si protrarrà per secoli, cioè quella di usare spesso temi melodici profani su testi sacri, poiché meglio memorizzati dal popolo o testi profani molto noti e variati di poco. Sicuramente la liturgia cristiana del I, II e III secolo d. C. aveva strette connessioni ancora con la cantillazione ebraica , soprattutto nella salmodia e nelle antifone (frasi brevi quasi sempre cantate spesso in modo alternato, durante la celebrazione dell’Ufficio o della Messa). Il fatto che sia del IV secolo giustifica la lingua latina, che ha sostituito il greco. Ma ancor più interessante è l’aggiunta della parola “originalis” che specifica il carattere della “macula”, testimoniando bene l’impostazione soprattutto di S.Agostino (Aurelius Augustinus Hipponensis; Tagaste, 13 novembre 354 – Ippona, 28 agosto 430), inerente il concetto dell’Immacolata Concezione. Si notino ancora le parole di “advocata peccatorum” e di “intercede pro nobis ad Dominum Iesum Christum”, che indicano il consolidamento della pratica di preghiera alla Vergine Maria come avvocata nostra, in grado di intercessione, come Madre di Dio e della Chiesa. Queste considerazioni dovrebbero quindi giustificare i dogmi mariani tardivi come sintesi di tradizione e di dispute teologiche di secoli addietro, in particolare della teologia scolastica medioevale.
Vi è ancora da aggiungere che la prima frase “Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te” fu portata cantata come antifona, cantata durante la liturgia dei Salmi durante le festività mariane e la terza frase “Tu gloria Jerusalem, Tu letitia Israel, Tu onorificentia populi nostri” frase derivata dal Libro Giuditta 15:10, fu portata ad antifona cantata il giorno della Natività della B. V. Maria.
La devozione cattolica vede ancora il concetto di “Immacolata Concezione” collegato alle apparizioni di Lourdes (1858) ed a quelle di Rue du Bac a Parigi (1830).
(Giovanna de Liso)

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