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Cenni storici dal pinerolese. La "Cava" del castello della Rocca di Cavour

27/11/2020 19:12

Cenni storici dal pinerolese

 

La "Cava" del castello della Rocca di Cavour

Ripulita e riportata alla vista dai volontari dell'Associazione: "ViVi la Rocca"

di Dario Poggio

Per avere un quadro il più attendibile possibile del complesso manieristico posto sulla Rocca di Cavour dobbiamo risalire ai primi abitatori della Rocca (circa 5000 anni a.C.) che ne fortificarono la cima a scopo di rifugio, difesa e luogo sacrale.

Sicuramente i materiali utilizzati furono solo il legno e forse qualche rozza pietra e questi mezzi furono presumibilmente anche quelli usati in epoca pre-romana (civiltà galliche / celtiche) e romana.

Materiali che non poterono quindi sopravvivere all'opera demolitrice del tempo.

Infatti della Caburrum Celtica, Gallica e Romana sulla cima della Rocca non si conservano resti evidenti a differenza invece dei molti reperti di epoca romana (tombe, lapidi, colonne, manufatti, resti di strade ecc..) che sono stati rinvenuti in passato e che ancora oggi vengono saltuariamente alla luce ai piedi e nei campi adiacenti la Rocca stessa.

Ritrovamenti che sono conservati ed esposti al pubblico nel museo "Caburrum", ospitato negli antichi locali dell’Abbazia di Santa Maria di Cavour (fondata dai monaci Benedettini intorno all'anno 1000 e prima ancora dagli Agostiniani).

Dobbiamo arrivare al primo Medioevo perchè la Rocca e il suo castello assumano rilevanza e centralità storica nelle vicende che per secoli hanno segnato profondamente nella gloria e nelle sventure il territorio e le genti di Cavour.

Infatti, strategicamente il complesso " Rocca / Castello di Cavour" era all'epoca di primaria importanza in quanto dominava l'imboccatura della val Pellice ed il passo alpino del colle della Croce, passo che metteva in comunicazione il Piemonte con il Delfinato ed inoltre considerato" Punto chiave di controllo " tra i territori del pinerolese / torinese dei duchi di Savoia / Acaja e il marchesato di Saluzzo.

La struttura del maniero era di grandiose dimensioni, collocato sull'alta ed impervia cima della rocca che lo rendeva praticamente imprendibile.

Un tipico castello medioevale ma costruito tenendo conto e sfruttando la varia morfologia del terreno per cui la pianta risultava non simmetrica ed univoca ma si articolava su tutte le tre punte della Rocca scendendo fino a collegarsi con la cinta muraria di Cavour. Oggi del castello non rimangono che pochi ruderi ma che sono veri " testimoni parlanti " della storia e vicissitudini dello stesso.

Un' opera quasi interamente costruita in pietra, materiale da costruzione tipico dei castelli dell'alto medioevo.

Recentemente, i volontari dell'Associazione " Vivi la Rocca" hanno riportato alla vista, alla luce, possiamo ben dire, quella che era presumibilmente l'antica ed imponente " Cava " dei materiali utilizzati per la costruzione del castello della Rocca. Il sito che si trova poco al di sotto di una delle tre cime dove si ergeva una parte del castello (ed oggi... un ristorante) era completamente ricoperto di rovi che lo rendevano praticamente invisibile ed inaccessibile a tutti.

" Cava "le cui origini si possono quindi direttamente collegare a quelle del Castello superiore della Rocca che, secondo le prime testimonianze storiche, fu edificato all'intorno del X° secolo nel periodo di dominio degli Arduinici. Nel sec. XI° si registrarono i suoi primi feudatari che furono i Piossasco ed il primo di cui si ha menzione fu " Petrus di Cavour " vissuto nell'XI° sec. (a.D.1041).

Su questa " Cava", infatti, sono evidenti i segni delle prime, medioevali tecniche di estrazione e lavorazione delle pietre utilizzate per l'originaria costruzione del maniero e le sue successive ricostruzioni.

Una seconda cava è presente sulle prime pendici della Rocca (in località quindi assai più agevole per il trasporto) ma le sue tecniche di lavorazione evidenziano una datazione relativamente più recente ma questo non esclude che sia anch'essa antichissima e collegata invece all'edificazione del Castello inferiore della Rocca, maniero storicamente esistito in parallelo al superiore, ma di cui si è persa purtroppo ogni traccia. Infatti le più recenti lavorazioni possono aver cancellato i segni del suo remoto passato.

Le pietre delle cave di Cavour furono infatti espressamente richieste ed utilizzate ancora nel 1865 per la riparazione degli argini del torrente Chisone ed anche presumibilmente per eseguire opere nel Comune di Vigone nella prima metà del sec.XIX ° (vedi documentazione storica Proloco Cavour e Comune di Vigone).

Possiamo, quindi, senz'altro dire che l’antica “Cava del Castello di Cavour” è finalmente ritornata ben visibile e raggiungibile a tutti, quasi una nuova interessante scoperta, grazie proprio all'operato dei volontari dell'Associazione " Vivi la Rocca " a cui va un sincero plauso.

Bisogna infine ricordare che tutta la zona che si estende dalla Rocca di Cavour fino alle prime propaggini alpine ed in particolare il Mombracco ed i vicini comuni di Luserna, Barge, Bagnolo, Rorà, Montoso, Sanfront, Bricherasio è sempre stata rinomata per le sue cave di preziose pietre.

Perfino il grande Leonardo da Vinci nel suo "Codex G" (conservato presso l'Archive National de Paris) lodò le miniere di pietra del Mombracco. Infatti nel 1511 Leonardo soggiornò a Revello presso la corte di Margherita di Foix per visitare le cave della zona dove si estraeva, già in quei lontani tempi, la "Bargiolina”, pietra dalle qualità intrinseche ed uniche che l'hanno fatta conoscere ed apprezzare ovunque nel mondo.

Così scriveva Leonardo:

" Mombraco sopra Saluzo sopra la Certosa un miglio a piè di Monviso ha una miniera di pietra faldata la quale è bianca come marmo di Carrara senza macule che è della durezza del porfido più. Delle quali il compare Mio maestro Benedetto scultore ha impromesso donarmene una tabuletta per li colori. a dì di gennaio 1511. "

Tuttavia, le prime notizie storiche documentate sulla quarzite di Barge sono riportate negli "Statuti" comunali che il Conte Verde, Amedeo VI di Savoia, concesse alla comunità locale nel 1374 (leggi "Statuti di Barge " di G.B. Rossano e G.. C. Buraggi. tipografia. Mittone Torino 1913).

Le "Cave" hanno rappresentato nei secoli, un vero tesoro, una ricchezza inesauribile per gli abitanti del territorio ma soprattutto per chi ha saputo sfruttarle ed industrializzarle ( un particolare merito va all' ingegnere svizzero Richard Hess ( che sposò una cavourese) cofondatore e direttore della società La Quarzite S.A.I.che seppe modernizzare il lavoro con l'introduzione di nuovi macchinari e personale specializzato) ma certamente il lavoro degli addetti all'estrazione, trattamento e trasporto delle pietre lavorate è stato, in ogni epoca, veramente durissimo sopratutto per i molti casi di silicosi che si verificavano tra gli operai tanto che l'attività ebbe la triste fama di "fabbrica delle vedove".

Il prof. Luigi Timbaldi, famoso cantore del pinerolese, così lo descrisse nel 1955 (quando già si operava con la dinamite e con mezzi relativamente moderni) “Vita dura che procura in tutte le membra un tremito che impressiona. Cinque ore di sonno, pane e formaggio di montagna a pranzo, polenta e insalata a cena.”.

Possiamo ancora aggiungere per i vari tipi di lavoratori della pietra, cavatori e scalpellini: “Forse i lavoratori più disgraziati fra tutti gli appartenenti alla classe operaia ".

Con l'avvento dell'industrializzazione i metodi di estrazione e lavorazione sono certamente migliorati e cambiati pur rimanendo sempre per gli operatori un lavoro duro che richiede una notevole specializzazione.

Piazze, strade, chiese, tetti ecc.…di molte città d' Italia e di mezzo mondo hanno visto in passato e vedono oggi l'utilizzo della pietra di Luserna (gneiss), della quarzite come materiali edilizi assolutamente privilegiati; ecco un piccolo esempio di alcune realizzazioni:

- uffici vari di Londra, e Liverpool, un teatro a Dublino, un hotel a Zurigo, ed una nave da guerra inglese la H.M.S. " Queen Mary" oggi alla fonda a Miami, trasformata in museo galleggiante ha il grande lastrone del bancone del bar realizzato in pietra di Luserna.

La "Pietra di Luserna" diffusa quindi in tutto il mondo ha avuto recentemente il riconoscimento ufficiale di " marchio" che ne garantisce la qualità, ovvero il miglior gneiss in assoluto d' Italia.

 

Dario Poggio

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