Facebook Twitter Youtube Feed RSS

«Parlare di salute, di medicina in termini pratici di prevenzione». L'Accademia delle Scienze

08/02/2020 16:40

di Piergiacomo Oderda

Massimo Mori, Presidente dell'Accademia delle Scienze, introduce il ciclo “Scienze & Salute”, illustrando le motivazioni che hanno portato a «parlare di salute, di medicina in termini pratici di prevenzione». L'Accademia delle Scienze «deve stare al passo dei tempi rispetto alle esigenze e alle domande della società contemporanea». Se compito preciso assegnato era quello di produrre «scienza e conoscenza in un periodo in cui l'Università era in crisi», un mandato da cui «non è possibile abdicare, espressamente previsto dall'articolo uno dello Statuto», ora bisogna «disseminare la scienza, fare divulgazione ad alto livello». Da parecchi anni, l'Accademia istituisce sinergie, promuove una rete con gli enti locali, gli enti culturali. «Non basta!», sbotta il Presidente. A livello nazionale, si connette con l'Accademia dei Lincei, sul piano locale con le Accademie di Agricoltura e di Medicina.

Il prof. Giancarlo Isaia, Presidente dell'Accademia di Medicina, parla di «iniziativa storica», le Accademie sono rivolte generalmente al loro interno. L'intuizione del ciclo “Scienze & Salute” intende «proporre un messaggio di salute con un linguaggio tranquillo, non tecnico», in modo da «dare informazioni che superino le “fake news”». Nei dieci incontri previsti, si alternano cardiologi, ortopedici, geriatri, dietologi ma anche biologi, demografi, sociologi, «l'invecchiamento non è soltanto problema di patologia». Occorre «illustrare alla popolazione quelli che sono i metodi più opportuni di prevenzione; si può invecchiare bene, in salute, anche a dispetto di una genetica non del tutto favorevole». Ringraziamenti doverosi vengono rivolti allo staff di “Bioindustry park” di Colleretto Giacosa che promuove l'iniziativa.

Piero Bianucci, con la consueta eleganza, pone sul tavolo la questione dei «limiti biologici dell'età umana». Accenna ad un primato in tema di longevità, una donna di 122 anni e 154 giorni, sopravvissuta per ben quarant'anni alla persona a cui aveva venduto la nuda proprietà dell'abitazione. Domanda come si fa ad “invecchiare senza invecchiare”, riprendendo il titolo di una recente pubblicazione del prof. Isaia (Pacini, 2018). A 85 anni pare esservi una soglia, «se si è in buona salute, si prosegue; così a 105 anni». La curiosità del giornalista si appunta sullo squalo della Groenlandia che vive per cinquecento anni. Al contrario, considera la complessità del cervello del polpo, distribuito anche nei tentacoli. Vanta mezzo miliardo di neuroni, «ti guarda in modo inquietante, vi sentite osservati». Eppure, vive solo un anno.

Il prof. Isaia riparte dall'apparente contraddizione insita nel titolo della conferenza, “Invecchiare senza invecchiare”. Bisogna cercare di non invecchiare dal punto di vista biologico, pur invecchiando anagraficamente, «la quota 100 è a portata di mano!». L'aumento dell'età media è dovuto p. es. ai vaccini, alle migliori condizioni igienico sanitarie, all'alimentazione. La vecchiaia non è di per sé una malattia, come sosteneva Terenzio. Cicerone si sentiva meno efficiente nella lotta ma aveva acquisito «ponderatezza, mediazione, capacità politica». Cerca un esempio pratico. Un venticinquenne dopo otto piani di corsa, si riprende in qualche minuto; venti minuti servono per riprendersi al cinquantenne, dopo pari sforzo. L'ottantenne si ferma prima. Il problema non è la situazione, lo stress ma l'individuo che si modifica e resiste di meno alle patologie.

«Il nostro stato di salute, la nostra efficienza nel difenderci dagli insulti delle malattie dipende dalla genetica e dal nostro comportamento». Elenca alcuni comportamenti virtuosi. Non fumare innanzitutto, anche se tutti hanno un cugino che, pur fumando quaranta sigarette al giorno, sta benissimo. «Come attenuare i geni cattivi e valorizzare i geni virtuosi?». Occorre far capire a figli e nipoti l'importanza dell'attività fisica, della cura della propria alimentazione. Le affermazioni del prof. Isaia si basano sull'epidemiologia, uno studio delle malattie su base di migliaia di persone. Alcuni consigli spiccioli, tenersi alla larga dagli zuccheri delle bevande gassate, dedicarsi al giardinaggio, fare attività fisica, camminare dai sette ai diecimila passi; spesso invita il paziente a calcolare la distanza da casa alla chiesa, al mercato e lo invita a percorrere più volte al giorno questo tragitto. Propone di condire gli alimenti con rosmarino, le erbe aromatiche preservano dalle malattie cardiovascolari e dall'Alzheimer. Mangiare frutta e verdura, gli spinaci, per esempio, sono ricchi di acido folico, vitamina K, luteina e betacarotene. Ricorda le origini della dieta mediterranea, ora patrimonio dell'Unesco; il soldato che le diede questo nome era sbarcato a Salerno e rimase stupefatto dal numero di centenari che vivevano nel Cilento.

Il prof. Isaia non poteva non accennare al microbiota, da studente non si conosceva l'esatta funzione della flora batterica. Sono duecento mila miliardi di cellule, dieci volte il numero delle cellule di tutto l'organismo. L'Intelligenza Artificiale ha permesso di sequenziare il genoma di miliardi di cellule. I centenari hanno determinate caratteristiche dei batteri intestinali. Quando si rompono le acque durante il parto, il neonato si carica dei batteri della madre. In pochissimi minuti, proliferano i batteri buoni. Regolano l'assorbimento del cibo. Cita Carlin Petrini di Slow Food, vanno privilegiati «i cibi prodotti nelle stagioni giuste e in questo territorio». I nostri avi «mangiavano quello che passava il convento, cibi naturali, ricchi di nutrienti e poveri di calorie». Si scelga l'olio d'oliva extravergine piuttosto che l'olio di girasole, carne bianca o pesce va meglio della carne bovina. Descrive in breve il progetto di ricerca sul microbiota, finanziato per duecento mila euro da un imprenditore vinicolo. Su 140 progetti pervenuti da tutt'Italia, ne sono stati scelti due, uno curato da un assegnista di ricerca dell'Università di Milano. «Purtroppo, in questo paese l'aspetto scientifico non è considerato», i giovani ricercatori che vanno all'estero sono talmente tanti che il danno è quantificato pari alla somma del costo dei provvedimenti legistlativi “quota cento” e “diritto di cittadinanza”. Racconta della paziente che tira fuori dalla borsa di plastica tredici scatolette di farmaci, qualcuno da prendere tre volte al giorno. Pare che il venti per cento dei ricoveri ospedalieri sia dovuto ai farmaci mal gestiti dai pazienti. «La prevenzione non si sa chi la debba fare, lo Stato, la Regione, l'ASL, la scuola», manca un disegno organico. «Attraverso il libro, ho cercato di trasmettere un mesaggio di prevenzione ai futuri pazienti». Pone un quesito, se si avesse a disposizione un milione di euro da investire per la prevenzione, cosa si dovrebbe scegliere tra trenta chilometri di pista ciclabile in città o due risonanze magnetiche. Va considerato che in tre anni si recupera l'investimento in piste cilcabili, grazie alla prevenzione di malattie cardiovascolari e diabete mentre in cinque anni le attrezzature mediche diventano obsolete.

Le domande del pubblico danno vita praticamente ad una seconda conferenza. La prima domanda riguarda il trapianto nell'intestino di batteri buoni, in caso di necessità. «Il trapianto del microbiota è un filone di ricerca, specie dei batteri associati alle malattie cardiovascolari». In caso di infarto, l'analisi del microbiota rileva un'elevata quantità di batteri di un certo tipo. Viene chiesto un parere sulla dieta vegetariana o vegana. Se fatta in modo razionale, dai vegetali si possono trarre sostanze che possiamo non prendere da animali. La scienza ufficiale è contraria alla dieta vegana. Alcuni studi non accettati da tutti raccomandano ogni tanto un digiuno. La quaresima e il ramadan hanno un fondamento anche biologico. Una terza domanda riguarda gli integratori, per esempio la vitamina B12. Il prof. Isaia ricorda il bottiglione portato dall'America, magnesio, selenio e potassio al costo di cinquanta dollari. Al mercato rionale, con un quarto della spesa in frutta e verdura, il paziente avrebbe portato a casa i medesimi integratori. Va considerato tuttavia che l'Italia ha il più alto livello di ipovitaminosi D, specie il settanta per cento della popolazione ultrasettantenne. In Svezia, si trovano dei cibi addizionati con vitamina D. «E' l'unico integratore che abbia un significato». L'argomento verrà sviscerato dal prof. De Carlo il 28 febbraio, nell'aula magna dell'Accademia di Medicina, in via Po 18.

 

Piergiacomo Oderda

Commenti