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Quando il Natale non era un Business!

22/12/2019 12:37

di Dario Poggio

 

Ricordi dei Natali cavouresi di gioventù

 

Il Natale è ancora sicuramente la festa più sentita, più amata da tutti, grandi e bambini, festa che però sembra aver attenuato i suoi valori più profondi, più tradizionali trasformandosi, in tutto il mondo cristiano, prevalentemente nel grande business commerciale che tutti conosciamo e viviamo.

Una gran vendita di panettoni, spumante e regali, ecc.…ecc. ma purtroppo una evidente decadenza di valori, una dilagante indifferenza sociale e religiosa, un mondo che sembra aver dimenticato le sue origini, le sue tradizioni, la sua storia.  

In questo periodo così ricco di luci, di frivolezze e di proposte commerciali il pensiero va con simpatica nostalgia ai Natali cavouresi della prima gioventù.  

In quel periodo assai meno ricco il paese era ancora un piccolo centro agricolo dal fascino discreto, placidamente posto ai piedi della solitaria Rocca.  Un centro ancora incontaminato alla fine di un’epoca di stagnazione durata centinaia di anni seppur all'inizio di quella nuova epoca contrassegnata dal cosiddetto " boom economico ", dalla valorizzazione turistica e dalla purtroppo selvaggia modernizzazione ed urbanizzazione ed anche purtroppo dalla successiva ed ancor perdurante crisi economica.

A quei tempi la gente viveva e sentiva il Natale con vera gioia, con profonda sentita fede, con la dovuta compostezza e partecipazione; le ore della vigilia e della Natività erano tra le più belle e serene dell'anno.

La Messa solenne e cantata di mezzanotte riuniva veramente tutto il paese che si raccoglieva in preghiera per celebrare il mistero profondo della nascita del Signore. Natività che portava nel cuore degli uomini anche nei momenti più difficili della vita, un soffio di speranza, di serenità.

E poi, ovviamente, veniva anche tutto il resto...

 Ricordo ancora la piazza principale del paese intasata di persone avviluppate in nere mantelle che discorrevano in gruppi amichevolmente con piacevole animazione mentre le campane della chiesa mandavano rintocchi festosi che si perdevano in un mondo ovattato tra i fiocchi morbidi della neve (che all' epoca quasi sempre puntualmente arrivavano).

 In quella occasione, ci si trovava sempre con i parenti e gli amici al bar Roma, per scambiarsi festosamente gli auguri.

Le principali locande (La Posta, Il Tramvai, Da Clara,La Tampa, Pautassi, Cernaia, ecc.…) preparavano il tradizionale cenone, con un’abbondanza di piatti che facevano stare con la bocca aperta un po' tutti. La gente era per la maggior parte più semplice e si accontentava di poco ma, almeno in occasione del Natale si concedeva sempre qualche strappo alla regola.

 Queste tipiche locande nostrane piemontesi offrivano piatti prelibati che andavano dal fritto misto... alla finanziera, agli agnolotti, dal bollito... al cinghiale e poi ottimi vini quali il Barbera, il Dolcetto, la Bonarda, il vinello locale della Rocca e di Campiglione innaffiavano il tutto e solo in qualche caso più fortunato e ricco, si finiva con una coppa di spumante.

Inoltre, nella notte di Natale, generalmente nel biancore quasi irreale creato dalla neve,  era tradizione che alcuni giovani cavouresi affrontassero  la salita notturna alla Rocca, su per la vecchia strada , attratti da un preciso obiettivo gastronomico: consumare nella vecchia “ Piola ” posta sulla vetta una gustosa “bagna caoda” accompagnata da monumentali cardi, sotto lo sguardo austero del conte Camillo Benso, raffigurato in una vecchia, gialla e sbiadita stampa  appesa alla parete del locale. Sotto, nel paese, veniva sempre preparato un buon pranzo anche per i poveri senza dimora ospitati nel “Cambrun” una sorta di ricovero d'emergenza e d’accoglienza.

Per le vie, ricordo che non vi era nessun particolare addobbo natalizio, nessuna luminosa decorazione; soltanto la presenza nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo del sempre bellissimo Presepe con le artistiche ed antiche statue quasi a grandezza d’uomo e tutti i bambini del paese venivano portatati dalle mamme ad ammirarlo. Nelle famiglie i regali   erano generalmente molto semplici. Non erano ancora di moda i video giochi, le play station, i cellulari, gli smartphone ecc.…: si trattava semplicemente di qualche capo di vestiario, di qualche dolcetto e per i bambini trenini, bambole, soldatini, teatrini e libri illustrati ma era veramente una grande festa, la più bella festa dell'anno.

Oggi manifestazioni, feste, intrattenimenti ecc. ecc ... si susseguono quasi senza sosta (nonostante il periodo di crisi economica); il bombardamento mediatico commerciale dell’inutile e del superfluo è incessante e, particolarmente durante il periodo natalizio, si accentua a dismisura.

Non voglio certo affermare che " si viveva meglio quando si stava peggio" ma in quei tempi sicuramente meno ricchi ma assai più sereni, mistici, semplici ed ormai lontani, il “Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis!” era interiormente vissuto e sentito quasi... da tutti!  

                                                                                                      Dario Poggio                            

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