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Il paradosso della democrazia diretta “a cinque stelle”

12/11/2019 11:52

 

 

Democrazia è una parola di origine greca, composta da “demos”, popolo, e cratos, potere. In una democrazia diretta il popolo esercita direttamente il potere tramite il voto, senza la necessità di organi rappresentativi. Il popolo decide. Stupendo! Ci si incontra in piazza, si discute sul da farsi, si fanno delle proposte e poi si votano. C’è un però, nel momento in cui viene effettuata la scelta ci saranno una maggioranza ed una minoranza, la prima vincerà sulla seconda, per cui non sarà tutto il popolo a decidere ma solo la maggioranza del popolo, se vogliamo è un paradosso bello è buono. Ogni cittadino si convince di poter decidere per il proprio futuro e poi, se è parte della minoranza, non decide un bel niente. In più immaginate una democrazia diretta in una nazione dove i votanti sono 52 milioni, innanzitutto come si può fare una proposta di legge? Ognuno manda la propria opinione e qualcuno fa un mega sunto di tutte quelle idee, crea una “legge” e poi la si vota?

Neanche utopia era così utopistica! Oggi, anzi già da molti anni, esiste la democrazia indiretta, dove il popolo vota dei rappresentanti, in maniera tale che anche le minoranze siano rappresentate. Questi hanno il compito di essere dei portavoce dei propri elettori. Il popolo sceglie liberamente chi meglio esprime le proprie idee, lo vota e, votandolo, gli concede il potere di decidere al prorpio posto.

Una democrazia diretta assoluta non può esistere, possono esserci degli strumenti che permettono di esercitarla in alcuni casi, come il referendum, ma nulla di più. Non è questione di voler rimanere ancorati al passato, è questione di effettiva realizzione di una tale fantasia, oltretutto per mezzo di una votazione online, potrebbe votare anche un bimbo di tre anni al posto di chiunque. Il signor Casaleggio a difesa del voto online dice che “sostenere che il voto online sia pericoloso ricorda molto l’introduzione del treno nel 1800: illustri scienziati sostenevano che viaggiare oltre i 30 km/h (la velocità massima delle carrozze di allora) potesse spezzare le ossa dei passeggeri”, l’esempio da lui scelto calza a pennello, se pensiamo che il partito, travestito da movimento, che lui sostiene è da sempre contrario alla costruzione della TAV in Val Susa, parlandone come se fosse uno strumento del demonio. Inoltre citando il suo “paradosso dell’allenatore che si credeva attaccante” sull’argomento Tav il Movimento ha proprio chiamato degli esperti a decidere, ha confuso così “la conoscenza con la scienza”, seguendo il suo ragionamento bisognava fare un referendum, ma forse il popolo non avrebbe scelto bene in quel caso. Inoltre citando il suo “paradosso del diverso che unisce” il signor Casaleggio sostiene che: “una comunità che vota si unisce anche se ha opinioni diverse. Una comunità che non fa votare si divide e allontana chi la pensa diversamente”, a ben guardare è proprio una democrazia diretta che può creare una tale spaccatura, perché la minoranza non sarebbe considerata, inoltre se una comuità che vota si unisce perché il suo movimento non ha voluto le elezioni?

Una comunità unita può cambiare le cose, una divisa può al massimo gridare i propri pensieri. Il vero paradosso è di chi, per paura di cambiare abitudini, preferisce pensare che l’innovazione sia pericolosa a prescindere”. Che dire? Noi siamo una comunità molto divisa perché i nostri rappresentanti sono tutti li a gridare i propri pensieri a vuoto, non vi è un’ opposizione costruttiva tra partiti. In un mondo civile ed educato il popolo voterebbe i propri rappresentanti, il parlamento avrebbe una maggioranza ed una minoranza, quest’ultima non verrebbe calpestata dalla prima, ma neanche cercherebbe di scalzarla con ogni possibile sotterfugio. La minoranza dovrebbe creare un’opposizione costruttiva, per paradosso dovrebbe un arricchimento della maggioranza. Forse è utopia anche questa, perché questo mondo non ha ancora raggiunto una maturità politica necessaria a realizzare una tale situazione.

Samantha Valfrè

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