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La filosofia è «ricerca della verità». Studio sul filosofo Michel Serres

12/08/2019 9:36
“Rencontrer quelqu'un qui écoute”. La frase del filosofo Michel Serres, mancato lo scorso giugno a ottantotto anni, campeggia sulla “slide” che accoglie i partecipanti al gruppo filosofico di Cogne. “Navigator” è il prof. Peppino Orlando che riepiloga le motivazioni del loro incontrarsi sul far della sera tre giorni la settimana, «favorire lo scambio profondo tra le persone sul senso della vita e della storia, mettendosi in ascolto». La filosofia è «ricerca della verità», “ens, verum, bonum, pulchrum et unum convertuntur” (“essere, vero, buono , bello e uno non si distinguono”) è un assunto della filosofia Scolastica. “Siamo come nani sulle spalle di giganti”, Orlando riprende anche questo motto per ribadire il concetto che «l'evoluzione umana nel pensiero è basata sull'ascolto dei grandi maestri». La figlia, Lorenza, ripercorre la biografia di Serres, conosciuto attraverso una citazione carpita in occasione di una mostra sul design alla Triennale di Milano (“Broken nature: Design takes on Human Survival”). Il filosofo francese nasce ad Agen nel 1930. Due eventi condizionano il suo pensiero, la scoperta di un testo di Simone Weil (“La pesantezza e la grazia” da “L'ombra e la grazia”, 1947) e le bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945). Il “Manhattan project”, centotrenta mila persone dedite allo studio della bomba atomica, pone la questione dell'eticità della scienza. Studia all'Ecole Normale Superieure di Parigi «negli stessi anni di Derrida». Svolge il servizio militare in Marina per poi intraprendere l'insegnamento all'università di Clermont Ferrand. Collega di Michel Foucault (autore de “Le parole e le cose”), Serres insegna epistemologia. A Vincennes gli succede Deleuze. Insegna anche a Los Angeles, conoscendo da vicino l'approccio tecnologico (tecnocratico?) della Silicon Valley. E' anche scrittore, sperimenta la possibilità di avere quattro milioni di ascoltatori nei programmi radiofonici. Nella prima opera studia il pensiero di Leibniz (1968). Nel volume “Le origini della geometria” (1994) «studia le relazioni degli oggetti nello spazio». Il pensiero di Serres lambisce le relazioni tra noi e il pianeta da salvaguardare, un concetto base nel testo “Il mancino zoppo” è quello di “serendipity”. Pensare significa inventare. Nel processo di citazioni, note, “copia e incolla”, «si cade nella ripetizione, nel servilismo. Il pensatore è un trovatore». Il pensiero ha «il compito di anticipare». Serres parla anche di «inclinazione dell'uomo a possedere e feticizzare l'oggetto (di cui abbiamo bisogno)». «Non ama la polemica, sottolineare le differenze», propone una filosofia dell'ascolto «a cui bisogna prepararsi come stato d'animo». Polemica deriva del greco “pòlemos”, termine che evoca la guerra, «solo la pace inventa, il silenzio della pace, la filosofia dell'empatia». Il filosofo francese predilige i personaggi ai concetti come “Petite poucette”, “Pollicina”, metafora dei “millennials”, «i ragazzi contemporanei attaccati al telefono col pollice». E' un nuovo modo di essere interconnessi, «la superficialità non sta nel mezzo con cui ti arrivano le informazioni», c'è necessità di un maestro che «trasformi l'informazione in conoscenza».
 
Piergiacomo Oderda
 

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