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Torino ha ospitato la mostra “Paratissima”

04/11/2018 18:05

di Piergiacomo Oderda

L’ex caserma di via Asti 22 a Torino ha ospitato la mostra “Paratissima”, un’esplosione di arte giovane. Abbiamo riconosciuto lo stile di Davide Dutto, collaboratore del nostro vescovo in alcune pubblicazioni. Il progetto Fork “racconta storie di uomini e di cibo, cortocircuiti tra il pasto e la bocca. Le posate spesso vengono usate inconsapevolmente come fossero prolungamenti fisici”. Scapigliate le immagini degli chef, quasi su scenografie ispirate a Hitchcock, viene ritratto per esempio Davide Scabin di Combal.zero (Rivoli). Sul cibo vanno ricordati gli esemplari di verdure a colori smaglianti senza alcun difetto, posti su cubotti di ghiaccio in “Vitamine in technicolor” di Andrea Fongo, e l’attenzione alle sofisticazioni alimentari in “Uova a grappolo” (Emiliano Zanichelli). Di Fabio Bix curiosa l’immagine di una bilancia in “75 grammi di arte asciutta”. La commenta così: “l’arte deve porre quesiti, non soluzioni. E’ cibo per l’anima o, al contempo, l’anima del cibo”. Giulia Mazzoleni, sempre nell’ambiente “Come bio comanda”, coordinato da Agnese Lovecchio e Luca Ricci, entra con il suo obiettivo fotografico dentro un frutto esotico (“Avocado, 231kcal”). Anche il rapporto d’amore trova una metafora nel disegno di Francesca Zeta, “Ciuffetto di calamaro con fragola”. Un rimando alla tavola, nuda solo con un rotolo di Scottex lo si ritrova in un’opera di Alessandra Bucci (“La cucina in ordine”), Montserrat Diaz fotografa un capo chino sulla tavola in attesa di ispirazione (“Blanca mañana, blanca espera”). Un oggetto abituale di una stanza è la sedia, viene riletta da Silvia Musumarra con un funambolo che congiunge una sedia divisa in due (“Equilibrio precario”, galleria Inarttendu di Aosta). Altre sedie raccontano storie di lana e materassi in “Absentia” di Maria Giovanna Morelli. Va segnalato ancora un quadro che rappresenta un piatto di spaghetti fumanti e due bacchette cinesi, “Contaminazioni” di Andrea Sangalli per la galleria Wikiarte di Bologna. I medesimi spaghetti, per la verità ancora da cuocere, spuntano dai profili di “Provvisoria Pasta 1, 2, 3” predisposti dalla Società Fotografica Subalpina.

Tanti gli omaggi a Torino, “toret” multicolori di Leo-Poldo, scenografie inusuali colte da una fotografa baverese, Brigitte Schindler, per la galleria Roccavintage (via della Rocca 20), “Torino. Ich liebe dich”. I simpatici quadretti di Luca De March raffigurano la sirenetta Ariel alle prese con gli effetti dell’inquinamento marino (“In fondo al mar”) e Mila e Shiro che interagiscono con l’I-phone. “Amarcord Nokia C201” è invece una scultura in ceramica con 112 esemplari di telefono Nokia, a cura di Luce Raggi. Due eccellenze ci sono sembrate “Il rumore dell’assenza” di Jacopo Di Cera (Milano, 1981) legate al terremoto di Amatrice 2016, con una particolare resa di carta spiegazzata, “un viaggio psicologico che parte dalle macerie del tremendo terremoto di Amatrice” e il busto di papa Benedetto XVI, “Habemus hominem”. Jago, nome d’arte di Jacopo Cardelli (Frosinone, 1987), ha modificato un busto già preparato nel 2009, per il quale aveva ricevuto l’onorificenza della medaglia del Pontefice, dopo che papa Benedetto aveva presentato le dimissioni. L’opera con due occhi inquietanti che sembrano seguire i tuoi movimenti può essere acquistata in parti (vale più di duecento mila euro) tramite la piattaforma Feral Horses.

L’associazione “ObiettivOmente” di Orbassano ha presentato una rassegna curata da Andrea Giacoletto dal titolo “Scritto sulla pelle”, “Corpi ed anime fuse in una Traccia indelebile che diventa racconto. Un percorso attraverso il mondo magico del tatuaggio”. Sull’identità adolescenziale vanno segnalati i lavori di Antonio Miucci, “Non ti scordar di me”. Il protagonista, ritratto in riva al mare, Federico, “non riesce a comprendere cosa vuole davvero”. Lucrezia Roda si cimenta nella creazione di un io virtuale inserendo volti dentro cornici informatiche. Vi si accosta il “Ritratto scomposto” di Ivana Galli e uno specchio con punte degne dei punk all’ingresso dell’ambientazione “L’altro ritratto”, curata da Isabella Lafauci e Aurora Tema.

Qua e là riferimenti ad animali, per esempio ai lupi in un’opera di Ilaria Clari (“Siamo tutti travestiti da lupi”) e i fumetti di Gianfranco Asveri per la galleria Casati di Muggiò (MB). Non mancano riferimenti più o meno espliciti alla dimensione religiosa. Si parte dall’oriente, dagli origami a forma di gru, simbolo di purezza nello shintoismo (“Confini” di Osvaldo Gaiotto) a “Riflessa sul Gange”, al centro della religione hindu, opera di Enrico Porro (galleria Unique Contemporary) per arrivare alla suggestione sonora di “Foche sulla banchina”, di Fulvio Bresciani, autore anche di un Cristo piangente. Per la dimensione sociale, gli avventisti propongono il progetto sul gioco d’azzardo patologico, “Ludocrazy. Non impazzite per il gioco”. Tra i finalisti, una pillola di marmo dedicata all’amore di Nazareno Biondi e un luna park realizzato con oltre diecimila “gratta e vinci” a cura di Gec (Giacomo Biasotto).

Piergiacomo Oderda

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