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Torino Spiritualità, il dissenso come fattore di crescita

28/09/2018 15:22

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di Piergiacomo Oderda

Un incontro di Torino Spiritualità viene organizzato nell’aula magna del Campus Einaudi a Torino. «Nell’Università vorremmo promuovere una riflessione su tematiche attinenti la spiritualità». Ilaria Zuanazzi, presidente del Centro di Ricerca in Scienze Religiose E. Peterson è indaffarata per procurare una decina di sedie per i rappresentanti del Comitato Interfedi. Al suo fianco, Stefania Palmisano, coordinatrice del Centro di Ricerca “Contemporary Religions Faith and Tradition” che si occupa di fenomeni religiosi secondo un approccio antropologico e sociologico. «La reciproca conoscenza determini il mettere da parte diffidenza e paure», Monica Cerutti, assessore ai diritti civili e pari opportunità, riferisce che il disegno di legge attualmente in discussione al Consiglio Regionale su tematiche relative all’immigrazione si intitola significativamente “promozione della cittadinanza”. «Le differenze possono costituire un valore fondamentale per la nostra comunità».

Gomito a gomito, otto rappresentanti di diverse religioni si confrontano sul dissenso che «non è sempre elemento negativo, può essere un fattore di crescita», come afferma Zuanazzi introducendo la prima relatrice, Svamini Hamsananda Giri. “Sanatana dharma” è la caratteristica fondamentale dell’induismo. “Dharma” è ciò che nutre e sostiene l’universo, “sanatana” dà l’idea di eternità. Il pluralismo è nel dna di questo credo, trattandosi di «un insieme di diversissime religioni», «Dio è uno ma i saggi lo chiamano con molti nomi». Il dharma ha anche intenzione normativa, «va rispettato, mantenuto, conservato». Pone una domanda: «che spazio ha l’identità e l’essere diversi? Il “brahman” è la sostanza divina di cui tutto il mondo è costituito, ma ognuno ha la sua specificità, il suo “karma”». Elena Seishin Vivani riprende un brano di Panikkar per indicare le varie opinioni sul buddhismo, anzi sul “dharmabuddha”. Non si tratta soltanto di «un’arte del vivere, una modalità di pensiero. E’ una religione a tutti gli effetti; in ogni paese dove si è spostato, si è creato un canone diverso». Cita Mahler, “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. La disputa si vive proprio in una cerimonia, la battaglia sul dharma, per capire il livello di comprensione del monaco. Un problema è «la continuità nella discontinuità dei tempi», la globalizzazione comporta un rischio di «banalizzazione dei contenuti». In Italia convivono e collaborano tutte le scuole buddhiste (zen, tibetana, theravada). Franco Malusardi interviene per conto della Soka Gakkai, a partire da un assunto tratto dal Sutra del Loto, «tutti gli esseri umani sono Buddha così come sono», implicando dunque il rispetto della dignità umana e delle differenze. Il movimento si è diffuso in Italia negli anni Settanta e due anni fa si è formalizzata l’Intesa con lo Stato italiano (legge 130/16).

La relazione del rabbino Alberto Someck è a tamburo battente, tre i fattori fondamentali nella prospettiva ebraica. Il primo è l’idea di popolo, è ebreo «il figlio di madre ebrea a prescindere dalle scelte di vita, resta tale anche se trasgressore». Si può diventare ebrei per conversione ma non si pratica alcuna forma di proselitismo. Il secondo punto è l’importanza dello studio, «nessuna autorità terrena è infallibile. La torah è affidata ai saggi che la reinterpretano per rispondere alle esigenze del loro tempo». Il testo vincolante è il Talmud babilonese (V sec.), «il processo decisionale è impostato su un metodo di ricerca intellettuale». Il terzo punto è «il privilegio all’azione rispetto ad altri aspetti della fede, su un comportamento concreto il reperimento dell’accordo è più facile». La pastora Bonafede tratteggia la figura di Lutero quando doveva render conto di ciò che aveva detto e fatto, «Sto fermo, non posso altrimenti», disse, rifiutandosi di ritrattare. «Il protestantesimo storico ha due grandi caratteristiche, la libertà e la responsabilità, ogni persona si assume la responsabilità dell’azione». Nel protestantesimo, «la chiesa è diversamente organizzata, l’ecclesiologia è di tipo democratico parlamentare». Le decisioni hanno un iter che può durare degli anni, per quanto riguarda il ministero femminile, si è posta la domanda nel 1948 e si è arrivati all’approvazione nel 1962.

Don Aldo Bertinetti è sincero, «il dissenso non è mai stato visto con piacere, destabilizza e rende più difficile tenere sotto controllo». Il Vaticano II è un esempio di accoglienza di istanze, «idee teologiche, liturgiche, di vita ecclesiale da decenni presentate da pensatori all’inizio contestati». Cita la comunità dell’Isolotto di Firenze, del Vandalino a Torino, «sarebbe interessante trovare sinergie anche nelle altre chiese, di altre religioni». Lamenta negli ultimi anni un andamento di «riduzione della vita religiosa a livello devozionale», con il rischio di un’ulteriore «lontananza dalla vita reale». Ibrahim Gabriel Iungo parte dal Corano, «se Allah avesse voluto vi avremmo reso una sola comunità. Vi abbiamo creato diversi perché vi incontriate», «la constatazione del dissenso viene prima del riconoscimento dell’unità»; già l’attestazione di fede inizia con una negazione, «facendo piazza pulita» di ciò che non è Dio. Abramo stesso, secondo il Corano, via via metteva in dubbio le sue credenze (le stelle, la luna, il sole) «finché non fu chiaro il principio unico».

Sergio Griffa (Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni) legge ampi brani dal Libro di Mormon. L’uomo ha diritto di scegliere tra soluzioni antitetiche, il piano di salvezza è scelto da due terzi dell’umanità mentre un terzo segue Satana che fu scacciato dalla presenza di Dio. Joseph Smith fonda la Chiesa in America (1830), «si crea un movimento religioso che cresce rapidamente»; il governo è gerarchico, la conferenza generale si raduna a livello mondiale ogni semestre. Conclude la tavola rotonda Leonardi per la religione Baha’i. Nasce in Persia nel 1844, «negli scritti sacri di Baha’u’llah, si esalta l’unità spirituale di tutte le religioni e il principio di progressività della rivelazione divina. L’uomo può sperare solo di percepire brandelli minimi della verità assoluta». Lo scopo principale della fede Baha’i è «la promozione dell’unità del genere umano». Tocca a Marco Giusta, assessore Città di Torino, dare un saluto all’uditorio contrassegnato da molti giovani. Cita un articolo di Galeazzi su Micromega, distinguendo tra libertà di religione (scelta dell’individuo), libertà della religione (esercizio della scelta), libertà nella religione (all’interno della comunità), libertà dalla religione (possibilità di non accettarne nessuna). Uomini e donne sono portatori del diritto di porsi delle domande, di rispondere alla domanda di identità, di seguire strade che portino alla ricerca dell’assoluto.

Piergiacomo Oderda

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