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Il segretario nazionale del PD, Maurizio Martina, durante la festa a Torino.

16/09/2018 17:55
di Piergiacomo Oderda
«Ti preoccupa il momento difficile del Partito democratico o quello del Paese?». Il giornalista responsabile dell’Ansa Piemonte, Alessandro Galavotti, pone la questione al segretario nazionale del Partito Democratico, Maurizio Martina, durante la festa a Torino. Questi ringrazia innanzitutto i dirigenti delle federazioni per «il lavoro che possiamo fare per rafforzare il più possibile l’idea di partito popolare. Nonostante il momento difficile queste feste ci hanno dato la benzina, la carica per rilanciare il partito». «Non mi sfugge il lavoro del PD per cambiare e trovare la sua via». Tuttavia, è maggiore la preoccupazione per il Paese; nei primi cento giorni, il governo ha mostrato «un gioco pericoloso sulla pelle dell’Italia, sul piano democratico, sociale e morale». Va intesto in tal senso l’atto del ministro dell’Interno di «aprire in diretta face book un avviso di garanzia per provocare un potere autonomo e indipendente come la magistratura». Per reazione, il PD ha convocato una manifestazione nazionale domenica 30 settembre a Roma, a Piazza del Popolo.
Martina interviene sull’Europa, «come l’Italia pensa se stessa nella sfida fondamentale, dare cittadinanza e sovranità dentro un investimento nuovo sull’Europa. Scommettere sulla disgregazione dell’orizzonte europeo significa minare alla base l’interesse di tutti gli italiani». Di fronte all’emergenza Genova, il governo ha annunciato misure speciali, varate nella forma ma non nella sostanza, aprendo dei contenziosi. «E’ pericoloso per questo Paese un governo che anziché cercare faticosamente delle soluzioni, cerca il nemico». Si cita «una frase cruda ma drammaticamente vera» del teorico della sovranità americana Bannon, «i sovranisti quando c’è un problema devono inondarlo di m…». Secondo il segretario del PD, corrisponde alla filosofia di fondo che anima il rapporto con la responsabilità di governo: «Quando c’è il problema, inondalo di rabbia, di cattiveria», si scatena un dibattito aspro sui social e nelle istituzioni. Ritorna l’episodio della nave Diciotti “sequestrata”, «una nave della repubblica italiana che non può sbarcare su suolo italiano». Il segretario del Partito democratico riconosce la necessità di «analizzare, studiare quello che è accaduto. Abbiamo bisogno di fare più analisi ma un pezzo di quest’analisi va svolta in un rapporto diretto con le persone che rappresentiamo». La sconfitta del 4 marzo scorso è una “sberla”, «non semplificabile con qualche battuta», c’è «il dovere di capire cosa sta capitando nelle viscere del Paese anche dal punto di vista antropologico». «Valorizziamo la nostra stagione di feste che tutti davano per desolate, indebolite, deserte. La gente ha bisogno di riconoscersi».
Piergiacomo Oderda
 

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