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“Evangelii Gaudium” al Salone del libro. Torino

15/05/2018 19:00
Un quartetto d’eccezione si presenta in sala Duecento al Salone del libro di Torino per promuovere una collana di libri dedicata all’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”. Antonio Sciortino, ex direttore di Famiglia Cristiana, presenta mons. Galantino, mons. Lorefice ed Enzo Bianchi. “La Chiesa che questi tre personaggi interpretano è il popolo santo di Dio del Vaticano II che papa Francesco ha rilanciato col suo magistero”. “Una testimonianza non sempre ben compresa, anzi osteggiata all’interno della Chiesa”, don Antonio svela il suo intendimento di proporre una voce critica. E’ difficile rinunciare al “si è sempre fatto così”. Preoccupa il papa non tanto l’opposizione quanto l’indifferenza. In questi cinque anni ha dato una “scossa alla Chiesa italiana”; nell’esortazione apostolica c’è un “programma di rinnovamento missionario”, indicato nel convegno ecclesiale di Firenze di novembre 2015 come “linea programmatica da attuare”. Alla domanda del Pontefice su come andasse quest’attuazione, mons. Bassetti non ha potuto che rispondere “a rilento”. “Guardi che non ho chiesto un rinnovamento alla chiesa italiana ma una vera conversione!”, ha ribadito papa Francesco. A mons. Galantino, don Antonio pone tre questioni, il motivo di tanta resistenza, la necessità di una pastorale che metta al centro la famiglia, come mai “in questo momento delicato per la vita sociale e politica, i cattolici siano afoni e poco significativi”. Galantino replica con decisione: “Non sono d’accordo con una pastorale che si converte solo cambiando il punto di partenza, il problema serio è l’orizzonte. All’origine di quello che il papa sta dicendo e che scrive con i gesti, è una frase che cita nei dialoghi privati, la Chiesa è chiamata ad essere realmente e intimamente solidale col genere umano (Gaudium et spes, 1). Quando ci manca la voglia di essere solidali con il genere umano giriamo a vuoto, facciamo una pia combriccola ma non siamo la Chiesa”. Un genere umano non da giudicare come osservatori ma “di cui sentirsi parte, da accompagnare, a cui testimoniare possibilità nuove e inedite del Vangelo”. “Recuperare familiarità con il Vangelo, la solidarietà esige dalla Chiesa discernimento, una capacità di innovare con audacia”, “una Chiesa in uscita dalla retorica, dai luoghi comuni, dal politicamente corretto”. Attenzione al senso di “delusione nel vedere tradite le proprie attese”. “Accettare la fine del regime di cristianità non vuol dire condannarsi all’irrilevanza sul piano politico”. I giovani devono “trovare comunità belle che entusiasmano e provocano domande: perché questi si comportano in modo così sorprendente, lontano dai criteri del mondo?”. Richiama infine l’attenzione all’indice analitico, trenta pagine preparate dai direttori dei diversi uffici.
Don Sciortino chiama in causa mons. Corrado Lorefice, “nominato a sorpresa tre anni fa”, a fronte di una lista lunghissima di candidati. Il suo testo per la collana si intitola “Il volto di una Chiesa povera”. Una delle prime espressioni di papa Francesco è stata: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Sembrava un’espressione legata all’ottica latinoamericana, invece è “nel cuore del Vangelo, non qualcosa di etico che si aggiunge ma qualcosa di teologico, fondamentale e costitutivo”. Il patto delle catacombe siglato da alcuni padri conciliari come Helder Camara proprio nelle catacombe di Domitilla chiedeva alla Chiesa “uno stile di vita più evangelico, più sobrio, più vicino ai poveri”. Don Sciortino chiede a mons. Lorefice perché la Chiesa faccia fatica a conformarsi all’essenzialità del Vangelo. “Il tema di una Chiesa povera è una prospettiva che sorge durante il Vaticano II”, l’intervento di mons. Lorefice prende le mosse dal radiomessaggio di papa Giovanni XXIII, un mese prima dell’inizio del concilio, uno dei segni dei tempi è la stragrande povertà della maggioranza degli uomini e delle donne. “Il papa ricorda alla Chiesa che alla luce del Vangelo dentro la storia ci sono eventi positivi o negativi che bisogna saper riconoscere come luoghi teologici, parole di Dio, qui e ora. La Chiesa è la Chiesa di tutti ma in particolare è la Chiesa dei poveri”. “La Chiesa non solo è vicina ai poveri ma si ripensa alla luce del Vangelo”, secondo il concetto di “aggiornamento” così come lo pensava papa Giovanni. Cita il discorso del card. Lercaro (6-12-’62), scritto di notte con Dossetti, “L’ora della Chiesa, madre dei poveri”; “i poveri sono sacramento di Cristo alla stessa stregua dell’eucarestia e del ministero ordinato”. Si appoggia al terzo paragrafo di Lumen Gentium 8, a fondamento del “riconoscere nel povero e nel sofferente l’immagine del suo fondatore”. Per tre volte sottolinea “come Cristo, così la Chiesa”.
Don Sciortino introduce infine il contributo alla collana di Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, dal titolo “Il primato del Vangelo”. “La vera rivoluzione di papa Francesco è quella di aver rimesso il Vangelo al centro della comunità cristiana”. E’ la sua “grande ansia pastorale”, sottolinea padre Bianchi. “Di questo papa si ricorderà la maniera nuova di rendere eloquente la Tradizione, un magistero che si esprime anche con i gesti estremamente performativi ma si ricorderà soprattutto questa centralità, il primato del Vangelo che è evidente in ogni suo intervento”. “E’ un inedito che un papa si umili rispetto ad altri capi della Chiesa pur di porre gesti ecumenici”. E’ caustico sulla riforma della Chiesa, la paragona all’uso di uno spazzolino per pulire la Sfinge; la vera riforma è la conversione al Vangelo. Cita l’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” per evidenziare “la necessità non più di santi che fanno miracoli, ma la santità di tutti i giorni del popolo di Dio”, “la santità ordinaria della porta accanto”.
Nella foto  Sciortino Lorefice mons. Galantino e Bianchi
 
Piergiacomo Oderda
 

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