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85 euro del pubblico impiego alla formazione...

02/12/2016 12:32

Una sensazione maturata negli anni dopo ogni assemblea sindacale è un vago senso di scoramento. Eppure i tre sindacalisti convenuti presso l’Istituto Avogadro sembrano profilare percorsi di resilienza. Inizia Igor Piotto, intraprendente sindacalista della CGIL, tra i firmatari del recente accordo sugli 85 euro del pubblico impiego. Ma qui la cronaca è del giorno precedente. La raccolta firme per abrogare l’impostazione data dalla legge 107/15, ai più nota come asse della “Buona scuola”, non è andata a buon fine. Gli 85 euro nascono sulla scia dell’approvazione del contratto dei metalmeccanici e va considerato che “agli occhi dell’opinione pubblica” gli insegnanti rappresentano “una componente di lavoratori pubblici che già ha avuto un incremento salariale”. Si tratta della carta docenti (500 euro) e del bonus premiale, “una distorsione comunicativa a fronte di una consistente perdita salariale” nei sette anni di attesa di rinnovo contrattuale. Occorreva “una redistribuzione di quel pacchetto di risorse in una logica di equità, liberare risorse e distribuirle a tutto il personale”. Un tema all’ordine del giorno è l’obbligatorietà della formazione. In realtà “non si definiscono quante ore e la modalità di corresponsione economica. Il piano di formazione presentato dal Ministero non è legge”. Piotto pone una domanda retorica: “A cosa serve la formazione? Un incremento, allargamento, ampliamento, rafforzamento del sapere individuale con ricadute didattiche. In tutti i paesi la formazione è una leva di progressione stipendiale e professionale, si fa formazione dentro un inquadramento professionale”. Indica tuttavia una strategia, “è il collegio docenti che definisce un percorso di erogazione del piano formativo. Il decreto unico 297/94 è ancora legge!”. Non auspica una lettura “leggera” del contratto nazionale di lavoro, secondo cui si stabiliscono alcune regole ma “la disciplina di alcune materie è demandata alla contrattazione decentrata istituto per istituto”. Propone una mobilitazione, non si accettano informazioni evanescenti sugli organici da parte della Direzione regionale. Una promessa, “qualsiasi proposta di accordo in sede di contratto nazionale sarà oggetto di consultazione dei lavoratori”.

Consueto approccio graffiante per Cosimo Scarinzi, Confederazione Unitaria sindacati di Base (CUB). “Una minoranza di colleghi ha ottenuto il bonus premiale. La cosiddetta enorme concessione sul piano economico poteva funzionare solo se, come affermavano alcuni Dirigenti scolastici, si fosse concentrato il premio sul dieci per cento degli addetti. La questione salariale è centrale, esplosiva, è la questione di fondo su cui si gioca la partita. Il  meccanismo proposto per far accettare l’impoverimento della categoria è banale, introdurre elementi di premialità”. Pone un’altra domanda al pubblico, “le risorse economiche devono andare nel salario base o accessorio? Se c’è una mobilitazione sull’aumento retributivo, disinneschiamo il meccanismo premiale”. Mancano i regolamenti attuativi per una formazione che sia obbligatoria. “In Svizzera ogni sette anni c’è la possibilità di intraprendere un percorso formativo. La formazione in servizio richiede risorse importanti”.

Lorenzo Giustolisi (Unione sindacale di base, Usb) amplia l’analisi alla scadenza referendaria “ha a che fare con i preaccordi che alcune organizzazioni sindacali stanno firmando sul pubblico impiego. Il contratto va chiuso entro il 4 dicembre, ciò significa spostare una parte del lavoro dipendente dalla parte del Sì”. Giustolisi cita le indicazioni delle linee guida europee sulla formazione. Altra domanda per gli astanti, “la scuola delle competenze ci interessa? Dobbiamo tornare a discutere di formazione nei collegi docenti”. Sono 192 le pagine delle linee guida sull’alternanza scuola lavoro che introducono modifiche serie. “La convenzione tra Ministero e Mac Donald già esiste”. Si tolgono ore di scuola per regalarle alle imprese con conseguente diminuzione del grado di occupazione. Anche l’Autorità Nazionale Anti Corruzione (Anac) ritiene a forte rischio la chiamata diretta e la distribuzione del bonus premiale. “Il bonus va dato a tutti, dove siamo presenti siamo riusciti a distribuirlo a tutti, perché tutti partecipano al miglioramento complessivo della scuola”. Foto Marina Gherra RSU Avogadro, Scarinzi, Giustolisi e Piotto

 Piergiacomo Oderda

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