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Il festival di Vinicio Capossela, Sponz fest

05/09/2016 9:52
Il festival di Vinicio Capossela, Sponz fest, conclusosi con il concerto del 27 agosto a Calitri (AV), permette la riscoperta del canto popolare così come pazientemente raccolto e reinterpretato nel doppio CD “Canzoni della cupa”, uscito quest’anno. In realtà non è solo lui l’artefice di tale conservazione di questo patrimonio culturale. Si veda la rivista “Il calitrano”, disponibile anche on line (in particolare il n. 61) e il testo di Alfonso Nannariello (studi presso la Facoltà teologica di Napoli), “L’indole del rovo. L’antropologia del Paese dei Coppoloni (2016, ed. Delta 3).
Il lavoro coordinato da Capossela e dai sette comuni dell’alta Irpinia (Calitri, Conza, Bisaccia, Cairano, Sant’Angelo dei Lombardi, Andretta e S. Andrea di Conza) ha permesso di ripristinare per i giorni del festival la linea ferroviaria Rocchetta Sant’Antonio-Conza. Nel viaggio del 22 agosto, l’attore Ascanio Celestini ha letto alcuni brani con cui Giustino Fortunato ricordava il numero di volte in cui il treno passava e ripassava l’Ofanto. L’arrivo del treno è stato salutato da un simbolico assalto con cowboy a cavallo e il sotteso ricordo dei western di Sergio Leone, nativo di questi territori. Tra gli interventi delle autorità, l’appassionato esponente di “In locoMotivi”, Pietro Mitrione spera di allungare la tratta verso Avellino, sempre naturalmente come linea turistica. Il treno, proveniente da Milano, con i suoi bravi vagoni di terza classe, era guidato da Luigi Cantamessa di Fondazione Ferrovie dello Stato; aveva conosciuto questa linea negli anni 2000 quando era ancora in funzione e l’aveva ribattezzata come “la tratta del silenzio”. «Ci accorgiamo delle cose importanti quando non possiamo più disporne», commenta Vinicio Capossela. La sorella crea una performance artistica con parole cucite su lunghe lenzuola. Al posto del colore, utilizza la polvere da sparo che viene fatta brillare con delle piccole micce in modo che restino impresse delle parole raccolte da coppie calitrane nei giorni precedenti chiedendo cosa si sarebbero detti al momento della partenza, prima di una lunga separazione. “Chi tiene polvere, spari” è il motto della quarta edizione dello Sponz fest, “chi ha qualcosa da dire, lo dica”. Paolo Rumiz, la prima sera, a S. Andrea di Conza, di cose ne ha da dire dopo aver percorso e tracciato nel libro “Appia” la via romana da Roma a Brindisi. A diversità di altri suoi viaggi, Rumiz vorrebbe che questo libro coscientizzasse i cittadini che vedono la via Appia continuamente ostruita da costruzioni, soffocata dall’asfalto. A partire da Calitri per nove giorni ha ripercorso località della Basilicata (Venosa, Aliano nel festival “La luna e i calanchi”) e Puglia (Altamura, Gravina) per presentare il testo,  il film di Scillitani e per suscitare il dibattito dei presenti. Definisce la via Appia anche come una strada di canti, nel video mostra più volte di padroneggiare l’armonica a bocca; per concludere Capossela gli dedica “Il camminante”.
Si scende nel centro storico e nel freddo intenso della mezzanotte si rievocano le figure degli scrittori americani John e Dan Fante. Sui romanzi e i racconti di John è stato pubblicato un volume dei Meridiani Mondadori nel 2003; tra le ultime opere di Dan, “Don Giovanni” (2009, ed. Spartaco). Dan Fante aveva partecipato ad una precedente edizione dello Sponz fest, è mancato l’anno scorso e Capossela ripesca da Repubblica un suo commiato, simulando una partita di biliardo con il poeta Vincenzo Costantino (“Cinaski”). «Diventare scrittori! Non per evadere dalla propria vita ma per salvarla, per trasferirla in una dimensione sensata in cui tutto il dolore, la fatica, la speranza, la disillusione che ci vuole a spingere la vita sia messa in salvo, come in una teca con le coppe della società polisportiva di appartenenza».
Pubblico intergenerazionale, i più coraggiosi salgono alla rocca di Cairano per assistere al concerto di una band serba di ottoni, suonano all’alba. In ogni evento, Capossela parla, media, canta. Interessante l’interconnessione dei festival, per esempio con il festival del libro di S. Andrea di Conza o con il festival di Torricella Peligna (Chieti), paese natale del padre di John Fante (“Il dio di mio padre. John Fante festival”).
Piergiacomo Oderda

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