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Non escludere dall’Unione Comuni la materia urbanistica. La nota di Legambiente

19/12/2014 17:45

 I circoli di Legambiente di Pinerolo e della Valpellice, intendono esprimere alcune considerazioni in merito alla possibile decisione dei singoli Comuni di escludere dalla competenze dell’Unione dei Comuni la materia “urbanistica”.

Non nascondiamo il nostro sconcerto per questa ipotesi che, di fatto, penalizza fortemente la comunità locale e che appare in palese contrasto con le iniziative nazionali e locali sulla razionalizzazione dell’attività amministrativa e sul contenimento della spesa pubblica. Tale scelta,  in particolare,  pregiudica in modo determinante la qualità e le prospettive della pianificazione, strumento fondamentale per governare le trasformazioni dei suoli secondo principi di sostenibilità e di tutela dell’identità del territorio.

Rispetto a questa eventualità, alcune rilevanti e gravi conseguenze devono necessariamente essere sottolineate.

L’efficienza dell’organizzazione amministrativa

Gli uffici della Comunità montana, che per decenni hanno garantito la pianificazione di valle con professionalità ed efficienza uniformando l’attività locale e facilitando il confronto con i vari livelli istituzionali, non potranno, in tempi e costi ragionevoli, essere sostituiti dagli uffici tecnici comunali (quando esistono!), chiaramente inadeguati ad affrontare materie e procedure molto particolari.

I costi della pianificazione

L’attività di pianificazione richiede una complessa attività di ricerca, elaborazione, valutazione e organizzazione tecnico-amministrativa che esige strumenti e professionalità specialistiche; tale attività ora si ripeterà, dispersiva e ridondante, su una moltitudine di piccoli Comuni. I costi per la formazione di tanti piani regolatori comunali saranno enormemente maggiori del costo di un solo piano di valle (o di piani di sub-aree, come realizzati finora).

 

Sono informati i cittadini di questo spreco?

 

La banalizzazione della pianificazione

Ma, soprattutto, la divisione dei piani (realizzati in tempi e modi diversi) impedirà una pianificazione autorevole che affronti le questioni ecologiche, ambientali, valutative in modo organico e secondo principi di sostenibilità, come richiesto da leggi e piani sovracomunali. E’ del tutto evidente che, in un contesto con forti interrelazioni morfologiche, ecologiche, idrogeologiche, insediative, architettoniche, infrastrutturali, ecc come quelle presenti in una valle alpina, la pianificazione per singoli piani comunali è quanto di più dispersivo e inefficace si possa pensare.

 

In conclusione, occorre che, con risolutezza ed onestà, si faccia finalmente chiarezza su una realtà tanto evidente quanto imbarazzante e quindi regolarmente rimossa.

Una pianificazione funzionale, lungimirante e partecipata, finalizzata alle esigenze delle comunità presenti e future e svincolata dalle pretese contingenti del mercato e dei singoli privati cittadini, deve prescindere dai tempi della politica, cioè dei mandati dei sindaci, e deve prescindere, anche, dallo spazio amministrativo dei Comuni.

Al contrario la scelta ipotizzata sembra intendere  il piano  solo come strumento, riservato e locale (“padroni a casa nostra”), per dispensare l’edificazione e per costruire il consenso. Speriamo questo dubbio sia rapidamente smentito da una rettifica delle decisioni assunte.

 

Isa Demaria, , Presidente Circolo di Pinerolo di Legambiente.

 Davide Claudio Gay, Presidente Circolo Val Pellice di Legambiente.

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