Facebook Twitter Youtube Feed RSS

Pastorale famigliare: "prendere i giovani per mano". "Educare all'amore"

06/12/2014 22:07

Il card. Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo, ha celebrato la messa conclusiva del terzo incontro per responsabili di pastorale familiare, appuntamento biennale di formazione a pochi passi da Santa Maria degli Angeli, nella piana di Assisi. In linea con l’ultimo numero della “Relatio Synodi”, ha annunciato che stanno per essere pubblicati i “Lineamenta” come «base per poter procedere avanti, per raccogliere contributi dalla base e da tutto il mondo perché la Chiesa è universale». Le aperture del presule ben si accordavano col monito evangelico “Vegliate!” che si ripete quattro volte nel brano della prima domenica d’avvento, quasi a richiamare l’adagio di Papa Francesco sulla disponibilità ad accogliere le sorprese di Dio.

La simpatia di José Noriega, professore al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, vagante da sinistra a destra del palcoscenico per comunicare in modo efficace con la platea, ha reso bene, a braccia incrociate, l’ammutinamento dei marinai che si rifiutavano di imbarcarsi per paura delle tempeste, nonostante i richiami di Pompeo. Si trattava di un viaggio per portare granaglie a Roma afflitta da carestia ma, fuor di metafora, “navigare necesse est” significa che il senso della vita è più grande della vita stessa, «sposarsi è necessario perché compie la vita, la fa grande e bella». Chi fa pastorale familiare deve «accompagnare con pratiche», prendere i giovani per mano e obbligarli a fare un passo in avanti. Si comincia a educare all’amore con la ragazza di dodici anni, «si sveglia, vede la preziosità del suo corpo e nessuno glielo spiega».

L’attenzione si è spostata su Lucia e Peppino Ciavarella, responsabili per la regione Puglia, che hanno partecipato come uditori al Sinodo straordinario di ottobre. Lucia racconta che stava sorseggiando un caffè quando si è vista circondare da un vestito bianco, il Papa che si stava bevendo un’aranciata. Le ha benedetto le mani con cui tocca la sofferenza concreta (lavora in un reparto di pediatria oncologica). «Le assemblee sinodali non servono per vedere chi è più intelligente ma per coltivare la vigna del Signore, per cooperare al sogno di Dio». E’ stato un compito di grande responsabilità portare la voce di una Chiesa particolare, «la “Relatio Synodi” deve essere motivo di studio per tutti gli uffici famiglia». Un padre sinodale ha affermato chiaramente: «la pastorale o è familiare o non è, se non c’è la famiglia non ci siamo neanche noi».

Anche il vescovo di Perugia, card. Bassetti, ha sottolineato l’atteggiamento dei ragazzi che indugiano «dubbiosi, titubanti, increduli che formare una famiglia sia una cosa bella, che sia possibile una relazione per sempre». Anche lui ha richiamato le parole di Papa Francesco, «non possiamo lasciare i nostri figli, nipoti in balia degli eventi, in attesa di qualcosa di indefinito che avverrà in futuro; abbiamo un debito con questi giovani e i debiti vanno pagati». Il vescovo ha appreso con piacere la proposta dell’Università di Perugia di promuovere un master sulle radici ebraico cristiane dell’Europa. Ha rievocato La Pira che definiva Assisi e Norcia come due terrazze sull’Europa, richiamando la diffusione sul territorio di abbazie benedettine e di conventi di fraternità francescana. I vescovi dell’Umbria furono i primi ad essere ricevuti da Papa Francesco per le visite “ad limina”, «Raccontatemi le esperienze e le difficoltà, io vi racconto le mie» aveva esordito. Doveva elaborare la lettera sull’evangelizzazione post sinodale e ripeteva: «se non trovo qualcosa di nuovo da dire rispetto alla Evangelii Nuntiandi, non scrivo nulla e la ripropongo con forza!».

L’incontro di Assisi ha inteso promuovere la collaborazione tra uffici famiglia e consultori. Si sono ascoltate due esperienze di consultori di diversa affiliazione, da un lato i coniugi Di Vittorio hanno raccontato l’evolversi delle funzioni del consultorio a Pescara (UCIPEM), dall’altra i coniugi Prete di Ragusa hanno collegato le idee del consultorio CFCIC alla loro storia di coppia. I rispettivi presidenti si sono prodigati nel delineare un modello di rete che unisce tra loro le diverse professionalità che lavorano nei consultori (psicologi, pedagogisti, avvocati, medici) e le realtà del territorio. «Saper lavorare in gruppo comporta un cambiamento di atteggiamento», ha sostenuto Francesco Lanatà, presidente UCIPEM, «lo scopo e la finalità dell’équipe è il benessere della persona, della coppia». Ha richiamato un modello di rete neuronale dove i neuroni hanno numerosi contatti con le cellule vicine, le sinapsi sono sempre in attività. Domenico Simeone, presidente della Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana, ha scovato dietro il concetto biblico di alleanza, categoria evocata per indicare la collaborazione tra consultori e pastorale familiare, la necessità di un “esodo”, «un cammino, un’uscita da sé, una relazione che ci costringe a rimetterci in discussione». Il consultorio offre un servizio relazionale per il sostegno educativo alla famiglia, «opera sulla relazione, con la relazione, per generare relazione».

Don Paolo Gentili, responsabile dell’ufficio nazionale di pastorale familiare, è partito da uno slogan: “Dal sacramento della coppia alla cultura dell’incontro”. Nel suo consueto approccio concreto alla vita di famiglia, ha riletto il miracolo della moltiplicazione dei pani invitando ad «assaporare il profumo del pane». Ha assunto anch’egli toni tipici della predicazione del Papa, invitando alla cautela: «nessuno di noi può essere fedele sempre, il peccato sin nella prima famiglia umana è accovacciato alla porta del cuore». Cita l’Instrumentum laboris del Sinodo per ricordare il «il rinnovato desiderio di fare famiglia, un amore sconosciuto ai nostri occhi, “disposto a donarsi senza chiedere nulla in cambio” (IV^ formula di benedizione nel rito del matrimonio)». «Il vincolo nuziale  incorpora nella nuova creazione, è linfa fresca per la società, il fermento comunionale rappresenta la ministerialità specifica degli sposi, in armonia con il presbitero, essi costruiscono la comunità». Ecco il “metodo famiglia”, la famiglia aiuta la parrocchia a diventare famiglia di famiglie.

Giulia Cioncolini ha sottolineato l’«importanza di crescere e progredire insieme giorno dopo giorno». Ha ricordato le parole di Lacroix in un incontro nazionale a Nocera, «il reale ultimo per la coniugalità è sempre spirituale»; ha continuato Giulia, «la vita degli sposi è cammino spirituale, dalla realtà quotidiana emerge un senso che trascende la realtà». «L’unione coniugale è il luogo per eccellenza dello spossessamento dell’io». Ha invitato a porre attenzione a «quanto teniamo conto delle esigenze dei più piccoli nel convocare le riunioni, nel decidere giorno e ora degli incontri». Il marito, Tommaso, ha sottolineato la “parresìa”, richiesta dal Papa al Sinodo, «parlare con franchezza e ascoltare con umiltà»; ha ripensato alle parole di S. Agostino, “Dio si muove nella dimensione dell’eternità” e ha concluso «nelle nostre umili case, gustando le gioie della famiglia per un attimo, la carezza di un bambino, Dio ci ha preparato un’alba senza tramonto».

Don Enzo Bottacini ha ripreso le metafore sinodali della luce del faro nel porto e della fiaccola per illuminare chi ha smarrito la rotta in mezzo alla tempesta. Il faro dà «fiducia e sicurezza nella navigazione della vita. La fiaccola cammina con chi la porta, fa una luce circoscritta». E’ la luce del viandante nel cammino della vita, «nel qui ed ora delle stagioni e situazioni della vita». Evoca il metodo del “caso per caso”, incontrare ogni famiglia nella sua casa e in ogni particolarità. Altro metodo sicuro: «nelle nostre comunità è meglio fare un passo in meno ma insieme che cinque passi da soli».

Nuovi impegni per la pastorale familiare sono emersi dalla tavola rotonda dell’ultimo giorno. Danilo e Chiara Feliciangeli rappresentano Caritas italiana in Grecia. Le parole pronunciate da Nicos e Pania di fronte a Benedetto XVI sono pregnanti: «In città la gente gira a testa bassa, come fare a non perdere la speranza?». Le novità sono sul sito “gemellaggisolidali.it”, Filippo e Fabiola della Papa Giovanni XXIII vivono ad Atene con i loro tre figli e animano il nuovo centro di pastorale. Le famiglie possono fungere da catalizzatore per i gemellaggi proposti da Benedetto XVI alla giornata internazionale della famiglia.

Don Michele Falabretti, responsabile nazionale dell’ufficio di pastorale giovanile ha invitato alla concretezza, «in tutti i documenti, il soggetto che educa è la comunità. La catechesi non è dei catechisti, i percorsi di fede riguardano la vita liturgica, il modo di stare in comunità, in famiglia, a scuola. Tanto è stato scritto ma poche sono le alleanze effettive». Infine, Roberto Presilla, consulente per il MIUR, ha ribadito alcuni principi, «scuola e famiglia hanno bisogno l’uno dell’altra, attualmente sono ai margini del nostro bisogno di pensare». Orientare significa dare modalità di esplorazione; la fiducia è alla base di un’alleanza educativa, «la scuola ha bisogno di ritrovare autonomia, slancio, flessibilità». Nella foto Il card. Lorenzo Baldisseri

Piergiacomo Oderda

Commenti