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L'arte contemporanea nella notte torinese

06/12/2014 21:01

“E così fu”. Le parole di Guido Quarzo che chiudono la luce d’artista “Luì e l’arte di andare nel bosco” di Luigi Mainolfi (autore a Vigone di una delle panchine d’artista) ci introducono alla notte torinese dell’arte contemporanea. Luisa Valentini espone i suoi gioielli ed altre opere realizzate con gli attrezzi da saldatore (anche lei è autrice di una panchina in quei di Vigone) in V. dei Mille 25/c (“Osservo le stelle anche quando dormo”) . Poco oltre le stupende colonne del pronao di Carlo Ceppi della chiesa di S. Francesco di Sales, saliamo nel fascinoso primo piano di Photo & Contemporary (V. dei Mille 36) per specchiarci nella serie “Shiva”di Silvio Wolf (“Double Blind”), incuriositi dal siparietto di velluto che le copre. Coloratissime le opere della serie “Orizzonti”, ispirate alle fasi di sviluppo della fotografia. Fausto Melotti, amico di Fontana, è l’autore di alcune opere su carta , evocative nella geometria o “gridate” con i colori in V. della Rocca 3. Sempre in  V. della Rocca 3 (Galleria Riccardo Costantini al n. 6/b) una collettiva d’artisti fa respirare un clima di Berlino, interessanti i volti frastagliati. Panino lungo oltre 30 cm, forse anche questo cucinato ad arte, presso la “Mangiatoia” di V. Principe Amedeo. Si riparte in Piazza Vittorio 1/3 da “In Arco” per l’inconsueto accostamento tra De Pero e i suoi automi meccanici e le tinte fluorescenti di Peter Halley (“Scacco matto”). Franco Vaccarello fa esplodere una fotografia dei suoi ricordi oppure fissa su plexiglass tanti scontrini di caffè consumati da soli (V. Matteo Pescatore 11, “Tutti i caffè che ho preso senza di te”).   Ricordi di viaggio in Colombia da Alberto Peola (V. della Rocca 29) con uno stupa religioso in marmo, quasi contraltare ad un crocifisso (“Verso Occidente l’impero dirige il suo corso” di Cosimo Veneziano). Foto conturbanti ma sicuramente capaci di far riflettere in un silenzio irreale da Guido Costa Project (V. Mazzini 24, “Men’s talk” di Boris Mikhailov).  Un’occhiata agli spiriti viola di Rebecca Horn che contornano il profilo della cinquecentesca chiesa del Monte dei Cappuccini, prima di tornare nel quotidiano.

Piergiacomo Oderda

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