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Contributo di vite e di eroismo anche da parte dei Cavouresi nella grande guerra

11/09/2014 8:54

Servizio di Dario Poggio

Il 28 luglio 1914, scoppiò il primo conflitto mondiale, valvola di sfogo di tutte le tensioni politiche e sociali che si erano accumulate in precedenza in Europa.

Dopo la dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia (a seguito dell’attentato di Serajevo ai danni dell’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando, da parte di un indipendentista slavo), tutte le nazioni entrarono via, via nel conflitto. Il sistema delle alleanze vide da una  parte l’Austria e la Germania, dall’altra l’Inghilterra, la Francia e la Russia, che si mobilitarono in difesa della Serbia e, per la prima volta, successivamente furono coinvolte in un conflitto nato nel cuore dell'Europa anche potenze extra-europee, come Turchia, Giappone e Stati Uniti.

Il 26 aprile del 1915, il governo italiano si alleò segretamente con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia, Russia), stipulando il Patto di Londra. Attraverso tale accordo, l’Italia si impegnava nella guerra contro l’Austria ed, in caso di vittoria, avrebbe dovuto ottenere il Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Istria e la città di Valona, in Albania.

Un mese dopo, il 24 maggio, l’Italia dichiarò guerra all’Austria entrando nell’immane conflitto, guerra che tutti pensavano, speravano di breve durata, ma che si rivelò spaventosa, massacrante; una guerra totale ed industriale che assorbì tutte le risorse di mezzi, uomini e tecnologia delle nazioni coinvolte.

Anche per la giovane nazione italiana fu una prova durissima a solo 50 anni dalla dichiarazione di Roma Capitale.

Lo scontro con un Impero secolare dotato di un apparato militare preparatissimo e formidabile si rivelò subito difficile, lento e di posizione; combattuto, infatti, nelle anguste trincee scavate nelle montagne del Friuli. Ma la giovane Italia seppe resistere alla pressione delle armate di Francesco Giuseppe fino a che l’offensiva austriaca non divenne più pressante tanto che l’esercito italiano dovette subire la famosa sconfitta di Caporetto, il 24 ottobre del 1917.

Gravissime furono le ripercussioni sul morale dei soldati (moltissime le defezioni e gli ammutinamenti) ma anche sulla vita economica e sociale del Paese con una serie di scioperi e di manifestazioni, tali da costringere il Governo a fare veramente di tutto per cercare risollevare il morale dei soldati e ricompattare la Nazione. A questo punto il fronte si era riposizionato sulla linea del Piave ma nella primavera del 1918 l’Austria, invogliata dai successi tedeschi sul fronte franco-inglese, si preparò a lanciare l’offensiva finale. Ma, gli italiani, ricordando l’amara lezione di Caporetto non si fecero sorprendere contrattaccando immediatamente e costringendo gli Austriaci a ripassare il Piave. L’obiettivo strategico Austriaco era fallito e da quel momento cadde la loro fiducia nella vittoria.

Gli Austriaci accusarono in questa sola battaglia la perdita di 150.000 uomini mentre da parte italiana si contarono 6.110 caduti, 27.660 feriti e 51.860 dispersi.

La battaglia del Piave fu una grande vittoria delle armi italiane e la prima sconfitta nel 1918 degli eserciti degli Imperi Centrali segnando l’inizio del loro declino. Infatti, l’esercito italiano, guidato dal generale Armando Diaz, riuscì successivamente a passare all’offensiva ed a conquistare Trento e Trieste, stipulando un armistizio con l’Austria e giungendo finalmente alla pace.

 

 

 

 

Anche se oggi il ricordo di questi eventi si è un po’appannato, si trattò del maggiore sforzo di uomini e materiali mai affrontato dall’Esercito Italiano subendo perdite assai superiori anche a quelle del secondo conflitto mondiale.

Scrive il Capo Ufficio Storico delle Forze Armate in una recente pubblicazione: “ La trincea, il reticolato, la mitragliatrice il fuoco tambureggiante delle artiglierie, gli assalti, il combattimento corpo a corpo all’arma bianca caratterizzarono questa guerra, che toccò livelli d’intensità mai raggiunti in passato, causando paurose carneficine, soprattutto sulle unità di fanteria e alpine. Fu anche un conflitto moderno, all’insegna della tecnica, proponendo per la prima volta carri armati, le pistole mitragliatrici, i lanciafiamme, gli aerei e dirigibili da bombardamento, le granate a caricamento chimico, ecc.

A queste armi si affiancarono strumenti di lotta primordiali come le corazze, gli scudi, gli elmi, le mazze ferrate, i pugnali, che diedero a questa guerra un aspetto di terribile ferocia.

Fu anche la prima guerra combattuta in ambienti particolari, come le vette d’alta montagna ad oltre 3000 metri di quota…, le trincee del Carso e del Piave…

L’Esercito che concluse vittoriosamente la guerra fu un esercito esemplare passato alla storia sia per numero dei reparti, sia per la qualità delle armi ed equipaggiamenti, sia per morale e volontà di vittoria, sia per livello addestrativo e d’impiego operativo; un risultato, questo, ottenuto grazie alla tenacia e all’abnegazione di un’intera generazione che si sacrificò in trincea, fino al coinvolgimento dei soldati minorenni della classe 1899.  La Grande Guerra significò il coronamento del ciclo del nostro Risorgimento completando, con il raggiungimento dei confini naturali, l’unità politica della Nazione”.  

Alla fine della prima guerra mondiale, l’Italia era una nazione finalmente unita territorialmente ma completamente stremata: non soltanto era un paese ancora più povero, ma anche fortemente indebitato e con una situazione di generale crisi e di fortissime tensioni sociali che provocheranno successivamente l’avvento del Fascismo.   

Complessivamente la “ Grande Guerra” costò all’Italia la spaventosa cifra di 680.000 morti ed oltre un milione di mutilati e feriti.

Decine di migliaia gli atti di valore compiuti dai nostri soldati ma furono concesse solamente 362 Medaglie d’ Oro al Valor Militare su un totale di 126.472 medaglie  al valore e croci di guerra attribuite. 

Il 56% dei morti erano agricoltori e contadini con un’età media era di circa 25 anni.

Molti furono i casi di diserzioni e ammutinamenti tra le truppe delle nazioni belligeranti ma particolarmente dura fu la giustizia militare italiana, che durante la guerra condusse 350.000 processi per 150.000 condanne, di cui più di 4.000 alla pena capitale: ma, fortunatamente, il numero dei fucilati italiani si limitò a 729, cui vanno però aggiunti oltre 300 casi di esecuzioni sommarie sul campo secondo il metodo della decimazione.  

Tutti i paesi e le città italiane furono duramente colpite dai lutti ed anche Cavour pagò un pesante contributo di sangue come testimoniato dalle decine e decine di nomi di militari cavouresi caduti riportati, a perenne gloria e memoria, sulla stele del monumento situato nella piazza principale. Quasi tutte le famiglie furono colpite e piansero dei giovani parenti morti.

Tra questi vogliamo ricordare il Tenente Colonnello degli Alpini Carlo Alfonso Buffa di Perrero, decorato di Medaglia d’ Oro e d’Argento al Valor Militare. Medaglia d’Argento che gli fu assegnata il 21 ottobre del 1915, quando ancora con il grado di Maggiore, guidò una squadra d’assalto alla conquista del Monte Cristallo. La medaglia d’Oro, invece, gli fu concessa per l’azione del 4 novembre del 1916 quando, con il grado di Tenente Colonnello, condusse con particolare perizia e tenace valore i propri reparti alla conquista del paese di Castagnevizza fino a quando non cadde mortalmente colpito.

Invece, tra coloro che sopravvissero alle terribili carneficine degli assalti all’arma bianca, ricordiamo Giuseppe Banchio (classe 1897) il quale ancora giovanissimo si arruolò negli

 “Arditi “ (corpo che richiedeva già di per se qualità di indomito coraggio) compiendo rischiose ed eroiche azioni contro le trincee nemiche. Per il suo ardimento fu decorato di Medaglia d’ Argento al valor Militare e successivamente insignito della Croce di “Cavaliere di Vittorio Veneto”.        

 

                                                                                 Dario Poggio

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