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"E fu sera e fu mattina", film di E. Caruso. Emozione e spiritualità

29/08/2014 14:08

Proiezione estiva al cinema Ambrosio di Torino di “E fu sera e fu mattina”, opera prima di Emanuele Caruso, realizzata grazie ad un’operazione di crowdfunding, ricerca di finanziamenti dal basso. Prossimi appuntamenti, sempre a Torino, fino al 3 settembre al cinema Massimo e dal 4 al 7 settembre al cinema Alfieri; a Saluzzo, il 7 e 9 ottobre.

“Sei credente?” chiede Giulia, la figlia della donna che il parroco di Avila (La Morra), don Francesco, sta cercando con ogni energia. Costantemente tiene una cartina geografica, sotto la Bibbia. E’ un’antica amicizia «che davo troppo per scontata, finendo per perderla» confida ad una sua parrocchiana. E’ la profonda umanità di questo sacerdote (Albino Marini) uno dei caratteri che emergono da questo film. Continua è la sfida con un simpatico non credente, Gianni (Lorenzo Pedrotti). La sua spiritualità emerge in modo commovente quando toglie la polvere da un crocifisso, ultimo atto prima di partire con quanti hanno compreso più di altri la sua missione per un paese dove attenderanno insieme la morte. Il tema del film è infatti dato da una notizia che passa in televisione, lo spegnimento del sole, una sua esplosione, il tutto nello spazio di 49 giorni. “Che cosa faresti se sapessi quanti giorni ti separano dalla fine?”, sono le parole alle spalle del regista durante il videomessaggio. Le reazioni nel paese sono molteplici, per lo più malignano gli uomini in un bar e le donne dalla parrucchiera, prendendosela con quel prete «che sicuramente sa qualcosa di più ma non c’è mai». Gli inserti in piemontese attivano i commenti degli spettatori (“sembra di essere a casa” bofonchia un signore alle nostre spalle). Anna (Sara Francesca Spelta),  si dispera per il suo futuro, convive con Marcello (Simone Riccioni), altro fatto scatenante di chiacchiere nel paese, e gli chiede un figlio. Un tocco di poesia è la ripresa del suo volto in penombra (direttore della fotografia è Cristian De Giglio). Neanche la sicurezza della prossima fine del mondo ferma la lite fra il macellaio e l’agricoltore Vitale, suo fratello. Il macellaio intende ottenere delle terre che il fratello ha ereditato ed arriverà ad ammazzarlo, surreale la celebrazione di questo funerale a pochi giorni dalla fine collettiva.

Il pazzo del paese che ogni giorno cancella un numero dalla tabella che ha disegnato fuori di casa realizza un’inconsueta socializzazione, sarà davanti alla sua porta che la gente si ritroverà a bere vino e danzare prima della fine del mondo. I bambini, allievi di Anna, provano a scuola a disegnare cosa potrebbe portare soluzione al problema, si inventano astronavi, trattori galattici e i loro disegni scorrono insieme ai titoli di coda.

Tra le note di Remo Baldi che, in particolare con la dolcezza dei fiati, punteggiano il crescendo di sofferenze nel paese, ci si perde nel rimirare fantastici paesaggi di Langa e Roero, 48 le “location” riprese, in particolare La Morra e Monticello d’Alba, ma anche Alba, Bra, Cortemilia, Prunetto.

Con appena 70 mila euro, rispetto ad una previsione di spesa di un milione e quattrocentomila, Emanuele Caruso è riuscito a realizzare un film che lascia sorpresi, anche la distribuzione viene organizzata chiamando i singoli cinema e il regista stesso chiede di alimentare il passaparola.

Piergiacomo Oderda

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