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Veni Legi Vidi. "Hugo Cabret": due ore indietro nel tempo, immersi nella Parigi degli anni '30

07/01/2013 14:14

Il film di questa settimana è “Hugo Cabret”, l’ultimo lungometraggio diretto da Martin Scorsese e co-prodotto da Johnny Depp, uscito nelle sale nel 2011. Questa pellicola è il primo approccio del celebre regista americano al mondo del 3D. Pretesto per attirare più pubblico? Non esattamente. Scorsese, come vedremo, è riuscito a fare ben di più che convertire un film dal 2D al 3D e con propositi ben più ambiziosi che far sbancare i botteghini.

Il giovane orfanello Hugo vive nella Gare Montparnasse, la celebre stazione parigina, mantenendo in funzione gli orologi e fuggendo dal terribile ispettore Gustav, che vorrebbe mandarlo in orfanotrofio. Quando non lavora, si dedica alla riparazione di un automa lasciatogli dall’amato padre. La monotonia della vita quotidiana viene interrotta quando il bambino conosce l’eccentrica Isabelle e suo zio Georges, che scopre essere collegato in qualche modo al misterioso automa. I due bambini insieme si gettano a capofitto in un’avventura per scoprire la verità e le vicende a seguire portano alla seconda macro sequenza, in cui il film diventa un vero e proprio tributo al cinema ed al grande regista di inizio '900 Georges Méliès.

“Hugo Cabret” è indubbiamente uno dei capolavori del cinema degli ultimi anni. La storia, mischiando dramma e commedia, viene raccontata in modo superbo e lascia lo spettatore con una sensazione di completezza che si riscontra in poche altre e pellicole. Il particolare modo narrativo, ricco di numerose sotto-trame che divergono da quella centrale per poi ricondursi ad essa, risulta efficace e coinvolgente. Risulta inoltre subito evidente l’attenzione posta nel curarne l’aspetto visivo. Gli ambienti sono favolosi, la Parigi invernale d’inizio secolo ricorda le accoglienti ed evocative illustrazioni delle favole natalizie per bambini, mentre la stazione e gli ambienti interni rivelano una ricchezza di dettagli ed un’atmosfera unici.

Aspetto centrale del film, e qui torniamo a quanto detto in apertura , è l'essere stato girato in 3D, scelta artistica piuttosto che di marketing. Infatti, al contrario di molti altri film, lo scopo non è quello di attirare più pubblico, ma anzi di contribuire in maniera determinante all’atmosfera, rendendola ancor più coinvolgente. Le riprese ci portano nei corridoi e negli spazi labirintici in cui si muove Hugo, con lunghi piani sequenza in cui la camera segue il ragazzo da vicino, come una talpa nella sua tana, dandoci la sensazione di correre a fianco del protagonista. Lo stesso discorso vale per l’utilizzo di effetti speciali. Il lungometraggio di Scorsese è anche un film ricchissimo di VFX (effetti visivi), che contribuiscono a rendere la narrazione più credibile e completano il grande omaggio che questo film fa al Cinema ed a Georges Méliès che, come scopriamo, è stato fra i primi a usare il montaggio per ricreare effetti speciali.

“Hugo Cabret” è una storia di crescita, di passione per il proprio lavoro e di Cinema (con la “c” maiuscola!), è un film divertente e drammatico allo stesso tempo, che cattura lo spettatore e non lo fa tornare alla sua realtà fino alla fine. È, infine e soprattutto, un omaggio al cinema realizzato con un’attenzione al dettaglio visivo e allo storytelling incredibili. Insomma, due ore nella Parigi degli anni '30 davvero ben spese!

 

Matteo Olivieri

 

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