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La natività nell'arte con il prof Luigi Sambuelli, Politecnico Torino

20/12/2012 9:15

(Organizzato dall’Associazione di amici dell’arte e dell’antiquariato, presso i locali del VSSP di Torino)

Maria allunga il braccio destro sulla culla di Gesù bambino. Questo gesto tenero, comunicazione di umanità e divinità, osservato nell’affresco dell’XI secolo di S. Anastasia,oggi S. Lucia a Sale San Giovanni (CN), ha scatenato la ricerca decennale di Luigi Sambuelli, professore al Politecnico di Torino in geofisica applicata. Sin dal liceo ha coltivato la passione per la storia dell’arte e, con oltre duecento immagini raccolte personalmente sulla Natività, ha piacevolmente stupito la platea di un incontro organizzato dall’Associazione di amici dell’arte e dell’antiquariato, presso i locali del VSSP di Torino (V. Giolitti, 21).

Una musica del XIII secolo apre la carrellata di slides, tra le prime una Natività molto stilizzata dalla basilica milanese di  S. Ambrogio (sec. IV).  Nel trono di Massimiano, a Ravenna (sec. VI), Sambuelli scova segni di sofferenza nella postura di Maria ma è al centro di una croce smaltata dell’820, conservata in Vaticano, che l’impavido ricercatore ci fa notare la presenza di due bambini, uno che nasce, l’altro sottoposto al lavacro. Accostare due scene nella medesima raffigurazione, pur lontane nel tempo, non creava preoccupazioni nell’arte medievale ma va da sé che affiancare un atto divino (la Natività) con un atto umano (il lavacro) pare richiamare le principali eresie (monofisismo, arianesimo, nestorianesimo) che dibattevano sull’unione ipostatica in Gesù tra natura umana e divina. Due bambini sono anche presenti nell’affresco di Giotto ad Assisi (1280) e nel pulpito di Giovanni Pisano (1305).

Dagli apocrifi, in particolare dal Protovangelo di Giacomo e dallo Pseudomatteo, derivano le figure delle levatrici, impegnate nel lavacro, in alcune immagini toccano l’acqua per vedere se non è troppo calda. Un personaggio di cui è interessante seguire l’evoluzione è San Giuseppe, spesso dormiente come in un affresco del XIII sec. della chiesa di S. Lorenzo (GE). Una foto sfocata ma meritevole di attenzione, quella di un tabernacolo parigino, mostra S. Giuseppe che tiene in braccio il Bambino. In altre raffigurazioni, versa l’acqua per il bagno (Maestro di Hohenfurt, 1370), attizza il fuoco, assaggia la minestra (Bastia di Mondovì).

La passione scientifica di Sambuelli traspare dall’osservazione sul gioco di ombre di una Natività di Gerard Hornebout (1517), tutte tese verso il Divin Bambino, più rilucente della luce di una candela, secondo i dettami tratti dalle “Celesti rivelazioni” di Santa Brigida (1373). Nota la presenza del Crocifisso in un quadro di Lorenzo Lotto (1523) come ad indicare dove tende veramente il mistero della Natività, così come avviene nelle icone dove la culla è anche un sepolcro, con richiamo al Venerdì Santo.

Il pubblico entusiasta chiede di essere accompagnato per le chiesette delle Langhe dove sono tanti gli affreschi da ricercare con la pazienza necessaria per contattare quanti ne posseggono le chiavi. Sambuelli ha una residenza estiva a Mombarcaro e indossa un buon paio di scarpe da camminata… si può partire!

Piergiacomo Oderda  

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