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Referendum sulla caccia: 3000 persone sfilano contro l'annullamento

04/06/2012 23:34

Circa 3000 persone hanno sfilato ieri a Torino per chiedere il ritorno della legalità e della democrazia. La manifestazione, indetta dal Comitato per il referendum sulla caccia in Piemonte, ma a cui hanno aderito numerosissime Associazioni politiche e sociali, voleva protestare contro l’inaudita e liberticida decisione della Giunta presieduta dal leghista Cota, che, con un colpo di mano, ha annullato il referendum regionale sulla caccia, che avrebbe dovuto tenersi proprio il 3 giugno. In questo modo, infatti, entra in vigore anche nella nostra Regione la legge nazionale venatoria, che però è molto più permissiva di quella che è stata abrogata al solo e dichiarato scopo di impedire il ricorso alle urne.
“Si tratta di una decisione gravissima ed antidemocratica – ha affermato dal palco di piazza Castello Roberto Piana del Comitato referndario – contro la quale abbiamo già presentato un esposto al TAR e uno al Presidente del Consiglio dei Ministri, chiedendo lo scioglimento di un Consiglio Regionale che si è reso colpevole di un gravissimo attacco ai diritti costituzionali dei cittadini”.
Ha rincarato la dose Gustavo Zagrebelsky, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, il quale, in un messaggio fatto pervenire ai manifestanti, ha affermato che “Oggi è venuto a mancare quel minimo di cultura democratica che imporrebbe al mondo della politica, di fronte a una richiesta referendaria, di mettersi da un lato, registrare la volontà dei cittadini e astenersi da comportamenti ostruzionistici.
Evidentemente, c'è chi ritiene che i cittadini siano marionette e che la presente amministrazione
regionale – la cui legittimità è, come minimo, dubbia – possa manipolarli come meglio ritiene, dando via libera solo alle iniziative che non danno fastidio. Ma la democrazia è un'altra cosa e, prima o poi, ce ne dovremo rendere conto tutti.”
Il Comitato referendario non smobilita, ma anzi intensifica i suoi sforzi affinché in Piemonte torni la democrazia e si possa finalmente dare la parola ai cittadini per sapere quale sia la volontà popolare nei confronti di un’attività anacronistica e violenta quale la caccia.

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