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Un rinnovato interesse per il Gesù storico

16/05/2012 17:28

Ancora oggi ci si chiede se quanto raccontato dai Vangeli corrisponda a fatti storici veramente accaduti, se i detti-fatti attribuiti a Gesù di Nazareth non siano stati manipolati ed esaltati, se tra i fatti raccontati non vi sia tendenza apologetica. A prescindere dal problema d’autenticità del racconto rappresentato dai vangeli apocrifi, di cui è necessario disquisire a lungo ed in modo articolato e specifico in funzione di ciascun scritto, resta dalle origini del cristianesimo fino al 1700 un generale atteggiamento, detto impostazione tradizionale, che accetta i Vangeli canonici (di Matteo e Giovanni, apostoli e testimoni oculari, di Marco e Luca discepoli di apostoli) come libri storici. Nel 1700, invece, grazie all’Illuminismo ed alla valorizzazione del metodo scientifico, si sviluppò una scuola critica o razionalistica, che negò valore storico ai vangeli, soprattutto ai racconti riguardanti il miracolistico, scientificamente ritenuto inverosimile. Tra i razionalisti ricordiamo in particolare H. S. Reimarus, E, Renan, A. von Harnack. Si giudicarono i Vangeli come scritti di pietà popolare, scritti tardi rispetto ai fatti raccontati e legati alla tradizione orale. Agli inizi del 1900 sorse in Germania, in ambiente protestante la scuola di pensiero detta “scuola mitica”, per la quale i Vangeli non ci presentano il Gesù della storia, ma il Cristo della fede, trasformato dalla fede della prima comunità cristiana, quindi attraverso i Vangeli ci appare un Cristo mitico, mentre il Gesù di Nazareth storico rimane sconosciuto. Dopo uno scetticismo radicale, che ancora oggi è vivissimo e persino presente tra i religiosi cattolici, si delinea ora un nuovo interesse per il Cristo-Gesù di Nazareth storico, grazie al contributo dell’archeologia, della storiografia scientifica e persino della statistica e della fisica. Dunque, una nuova impostazione di lettura dei Vangeli canonici ed apocrifi è quella di valutare, alla luce delle conoscenze scientifiche odierne, se i fatti miracolistici raccontati possano essere verosimili e scientificamente plausibili, oltre che cercarne pluralità di documenti storici cristiani e pagani. Un esempio può essere costituito dal racconto del grande terremoto concomitante alla morte del Cristo, preceduto da tre ore di tenebra, erroneamente attribuita ad un eclisse solare, incompatibile con il plenilunio primaverile della Pasqua ebraica e dal terremoto che ha fatto rotolare la grande pietra del sepolcro di Gesù (evento sismico di sciame). Il criticismo protestante e cattolico avevano finora interpretato tale racconto come apologetico, per sottolineare il coinvolgimento totale, persino della natura, alla morte del Cristo. Ma la sismologia ritiene che tale tenebra sia plausibile, dunque “accadibile”, come precursore di grandi terremoti, come si documenta in numerose cronache del 1700, grazie agli studi del Dott. Cristiano Fidani, e come è documentato in studi di sismi recenti. Inoltre, tale fatto straordinario delle tenebre durante l’agonia di Gesù, raccontato dai Vangeli canonici ed apocrifi, è anche ripreso da un pagano, un certo Tallo. Si tratta probabilmente della prima testimonianza non cristiana storica su Gesù che ci è pervenuta. Tallo era uno storico romano, o samaritano. I suoi scritti risalgono al 52 d.C. e sono andati tutti perduti. Oggi abbiamo soltanto alcuni frammenti presenti in altri autori che lo citano. Tallo scrisse una storia universale cominciando dalla Guerra di Troia fino a suoi giorni. In questa opera, lo storico romano parlò di Gesù Cristo e in particolare cercò di spiegare in senso razionale l’oscurità che scese su tutta la terra al momento della crocifissione, sostenendo che questo fenomeno fu dovuto ad una eclisse solare. Questo lo sappiamo da Giulio l’Africano (170-240 d.C. circa), autore cristiano, che riporta, criticando, quanto scritto da Tallo: "Tallo, nel terzo libro della sua Storia, definisce questa oscurità un’eclisse solare. Questo mi sembra inaccettabile. “.

Anche un autore greco Flegonte di Tralle (II sec.) cita il passo di Tallo in cui parla dell’eclisse che causò l’oscurità nel momento della crocifissione, dicendo che avvenne nella duecentoduesima olimpiade (39 d.C.) e ci fu talmente buio che si videro le stelle. La testimonianza di Tallo, ripresa da Giulio l’Africano, è una testimonianza indiretta su Gesù: il fatto che egli parli dell’ «eclisse» che è avvenuta durante la crocifissione, implica che egli considera come un fatto storico l’esistenza di Gesù.

Persino gli studi sulla Sindone di Torino stanno recentemente non solo avvalorandone l’autenticità e la probabile attribuzione di Sudario di Gesù, ma portano a far emergere coincidenze straordinarie tra le sofferenze del Cristo raccontate dai Vangeli e quelle dell’Uomo del Telo torinese. La Sindone si configura come l’oggetto archeologico più importante per la cristianità e come un documento storico unico tra tutti i reperti archeologici mondiali del passato. L’Uomo della Sindone è sicuramente morto crocifisso, gli hanno lussato alcune articolazioni, ma non gli hanno spezzato le gambe, gli hanno perforato con una lancia il costato, da cui sono usciti sangue e separatamente la parte sierosa. L’indagine anatomo-patologica sull’immagine impressa nelle fibre di lino del Telo torinese (immagine estremamente superficiale), sulle macchie di sangue ivi presenti e su altri composti biologici ci conduce, con incredibile coerenza, alla. perfetta compatibilità col racconto evangelico. La datazione al C14 che ne attribuiva fattura medioevale va perfezionata in generale come metodo, non è sempre affidabile; come consiglia lo stesso inventore Libby (1955), essa non va applicata quando del reperto non si conoscono eventuali contaminazioni ambientali. Ancora oggi non si conosce l’eziologia della formazione dell’Immagine sindonica, l’energia ipotetica che l’ha generata potrebbe, dunque, inficiare l’interpretazione dei dati ottenuti con il metodo del Carbonio. Recentemente il Prof. Alberto Carpinteri del Politecnico di Torino, studiando lo gneiss di Luserna sotto compressione ha rilevato emissione di neutroni. Tale emissione sicuramente cambia la lettura eventuale al Carbonio 14 di un reperto sottoposto a contaminazione neutronica da terremoto. Non è casuale che il 4 maggio scorso, giorno in cui si festeggia la S. Sindone, vi sia stato contemporaneamente a Torino un simposio dedicato all’atomo, in cui il Prof. Carpinteri ha esposto gli esiti delle sue ricerche in campo fisico.

Queste potrebbero dire molto a proposito della Sindone e del Cristo storico.

Giovanna de Liso

 

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