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Carcere “Le Nuove” Torino: dalla cella per obbligo alla cella per scelta, per preghiera

22/03/2012 9:22

Carcere “Le Nuove”: dalla cella per obbligo alla cella per scelta, per preghiera

 

Juri Nervo e “l’eremo del silenzio” nell’ex carcere di Torino

 

Padre Ruggero Cipolla (1911-2006) accompagnò 72 condannati a morte al Martinetto

 

 

L’ex carcere “Le Nuove” di Torino è inquietante

Quando arrivi alla “Rotonda”, alzi gli occhi e

 ti sembra di essere afferrato dagli sguardi di

donne e uomini, di sentirne le grida

 

Percorrere i bracci dell’ex carcere “Le Nuove” in V. Borsellino 3 a Torino è inquietante. Quando arrivi alla “Rotonda”, alzi gli occhi e ti sembra di essere afferrato dagli sguardi di donne e uomini, di sentirne le grida. Mi scuote Juri Nervo che rievoca entusiasta la figura di Padre Ruggero Cipolla (1911-2006). Accompagnò 72 condannati a morte nel percorso dalle Nuove al Martinetto, anche quel Lorenzo Bianciotti di Pinerolo, come racconta nel suo libro “I «miei» condannati a morte”. Un tempo i carcerati seguivano la messa dai “cubicoli”, cellette individuali; padre Cipolla li ha fatti abbattere, in seguito alla riforma penitenziaria del ’75. Juri racconta anche di quando padre Ruggero andò dal direttore ed ottenne di poter organizzare in occasione di una festa mariana un pranzo con le detenute. Si predisposero grossi tavoloni, le detenute si accomodarono con i bambini, padre Cipolla e suor Giuseppina servirono le vivande, tutto si svolse in modo ordinato.

 

L’intuizione di Juri Nervo è stata quella di

 passare da un isolamento coatto quale

era il carcere ad un isolamento scelto,

 abbracciato, desiderato.

 

L’intuizione di Juri Nervo è stata quella di passare da un isolamento coatto quale era il carcere prima della costruzione della nuova casa circondariale Lorusso Cotugno ad un isolamento scelto, abbracciato, desiderato. Ecco l’eremo del deserto, alcune celle originariamente destinate al carcere duro (articolo 41 bis), con finestre da cui si poteva vedere solo una striscia di cielo, riattate ad uso biblioteca e, in futuro, destinate a ospitalità e accoglienza. Chi passa all’eremo dedica magari mezza giornata ai lavori di ristrutturazione, settimanalmente scritti in un’agenda. L’impianto elettrico è stato sistemato da un professore dell’Engim, con i suoi studenti. L’eremo è un luogo dove si fa esperienza di silenzio, riscoprendone le dimensioni di ricerca e di ascolto. “Ti racconto come puoi stare in silenzio per poi tornare nel mondo”.

 

«Tu mi dici di stare in silenzio ma

 ogni volta che chiudo la bocca c’è

 un casino indescrivibile nella mia testa».

 

Lo affianca un laboratorio di silenzio condotto nelle scuole, “i bambini mi dicono: «Tu mi dici di stare in silenzio ma ogni volta che chiudo la bocca c’è un casino indescrivibile nella mia testa». A sette anni arrivano alle stesse conclusioni dei Padri della Chiesa!”. E Juri passa a spiegare il significato della preghiera esicasta, “Signore Gesù Cristo abbi pietà di me peccatore”, riformulata per i piccoli, per esempio, col nome della mamma.L’avvio dei lavori all’eremo è stato determinato dallo sfratto subito dal Didaskaleìon dai locali di V. Luserna di Rorà. Ora si svolge all’eremo, per tre settimane si approfondiscono i fondamenti della religione cristiana, la quarta padre Zeno parte dal segno del Tao per riscoprire la spiritualità francescana. Il logo del progetto, creato attraverso un concorso di idee su Internet è un aquilone con tre nodi che ricordano i vincoli di obbedienza, castità e povertà del francescanesimo.

 

Juri è animatore professionale al

 Ferrante Aporti, si occupa di attività

sportiva, da dodici anni elabora progetti

 di affiancamento e inserimento lavorativo.

 

Juri è animatore professionale al Ferrante Aporti, si occupa di attività sportiva, da dodici anni elabora progetti di affiancamento e inserimento lavorativo. Ha perfino fatto partire un laboratorio di icone. Ma l’esperienza di stare dentro al carcere l’ha portato a condurre laboratori sul carcere nelle scuole con l’obiettivo di destrutturare l’idea comune di pena e giudizio, analizzando stereotipi e pregiudizi riferiti alla detenzione. I temi affrontati possono essere la natura dell’uomo, la sofferenza, capire l’altro, gli amici e l’affettività, il rapporto con l’autorità, il diverso/lo straniero, il branco. Un esempio, com’è considerato il corpo “fuori”? Viene usato, è immagine, oggetto di provocazione. In carcere non c’è privacy, aprono lo sportellino per ragioni di sicurezza e ti vedono mentre sei in bagno (“fuori” c’è il grande fratello). La dimensione del carcere permette di eliminare le nostre maschere.

 

“Nessun uomo è un’isola”.L’eremo del silenzio

 è nato grazie alla volontà di una piccola comunità

di laici cristiani che hanno svuotato, pulito, ridipinto

e reso agibili i locali.

 

L’eremo del silenzio è nato grazie alla volontà di una piccola comunità di laici cristiani che hanno svuotato, pulito, ridipinto e reso agibili i locali. Tali lavori sono stati possibili grazie alla collaborazione con l’associazione “Nessun uomo è un’isola” che dal 2006 ha in concessione alcuni spazi del carcere Le Nuove per la realizzazione di un percorso museale. L’idea del museo nasce da padre Cipolla, nel ’76 raccoglie le foto dell’epoca del ’45, ’46 e quando gli arriva la notizia che vogliono buttare giù l’edificio, dopo la costruzione delle Vallette, va a Roma a protestare direttamente dal Presidente della Repubblica e glielo concedono. Un poliziotto che lavora al Ferrante ricorda quando andava col papà, a sua volta agente di polizia alle Nuove, che a Natale faceva pacchi uguali per i bimbi dei carcerati e degli agenti, esattamente con la stessa carta. Nel museo si conserva la sua camera, il suo ufficio, anche il suo saio pieno di rattoppi.

 

“Il carcere è come un ospedale, entri perché

vuoi essere guarito, se ti tolgono il tempo

devi imparare ad usarlo meglio di prima,

altrimenti è una bufala”.

 

“Il carcere è come un ospedale, entri perché vuoi essere guarito, se ti tolgono il tempo devi imparare ad usarlo meglio di prima, altrimenti è una bufala”. Come faccio a reinserire il ragazzo dentro la società se non scorporo l’azione sbagliata dalla persona? Devo giudicare l’azione che ha commesso, non la persona. Juri dice ai ragazzi delle scuole: “Quando fate qualcosa a casa e tradite i genitori, quando vi guardano negli occhi vedono i loro figli. Magari si ricordano delle azioni fatte, ma vi guardano come figli per reinserirvi nella vita. Questo è il vero perdono”.

 

Piergiacomo Oderda

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