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Cristianofobia:L’Europa indaga. Introvigne:“Attenti a chi la nega per ragioni ideologiche”

14/03/2012 15:27

Parigi, 14 marzo 2012 (l.c.). La Commissione Affari Politici e Democrazia dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha tenuto oggi presso la sua sede di Parigi un’udienza sul tema La violenza contro le comunità religiose. Di fronte ai membri della Commissione, il sociologo italiano Massimo Introvigne ha testimoniato sulle dimensioni e sulle radici della cristianofobia, «il triplice fenomeno – ha detto – che parte dall’intolleranza culturale, passa dalla discriminazione nelle leggi e arriva alle vere e proprie persecuzioni violente». Il sociologo torinese ha indicato quattro «aree di preoccupazione»: l’ultra-fondamentalismo islamico – che talora profitta delle incertezze seguite alle «primavere arabe»  –; i superstiti regimi comunisti come quello che rende la Corea del Nord il Paese meno ospitale per i cristiani oggi nel mondo; il nazionalismo indù o buddhista che spesso prende di mira i missionari; e l’avversione laicista dell’Occidente contro la religione in genere e la Chiesa Cattolica in particolare. «Naturalmente non si possono mettere sullo stesso piano spettacoli offensivi, campagne di stampa o pressioni di carattere amministrativo in Occidente con gli assassini o le torture in Nigeria o in Pakistan – ha detto Introvigne – e tuttavia esiste un piano inclinato che porta dall’intolleranza alla discriminazione e dalla discriminazione alla persecuzione». Il sociologo ha anche messo in guardia la Commissione dalla «crescente insofferenza» che certi organi di stampa mostrano nei confronti del tema della cristianofobia, che tendono a emarginare criticando anche come allarmista chi se ne occupa. «Le vittime sono sempre simpatiche – ha concluso Introvigne – ma è molto più difficile farsi ascoltare quando dalle vittime si passa a nominare i persecutori, i cui nomi magari fanno scattare antiche simpatie ideologiche  o timori che qualcuno possa risentirsi e tagliarci il petrolio o smettere di acquistare i nostri titoli di Stato. Eppure il tempo della compassione a buon mercato per le vittime che rifiuta di nominare i persecutori è scaduto. È venuto il momento di fare nomi e cognomi di chi perseguita i cristiani. E di fermarli subito, prima che la strage diventi genocidio”. 

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