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Don Franco Barbero:“l’omosessualità è dono di Dio.Ogni giorno mi innamoro di più di Gesù”

15/02/2012 17:30

“Non voglio andare contro la mia Chiesa. La volontà è di renderla più aperta, umana, accogliente”.

 Don Franco Barbero: “l’omosessualità è dono di Dio”

“Ogni giorno che passa mi innamoro di più di Gesù” 

 

 “Sto facendo trasloco, sto distruggendo

 un totale di 700 mila lettere perché non

si violi la privacy. Strappando le prime

140 mila ho pianto di dolore, non ricordo

 i volti ma so quanto sono debitore a queste

 persone. Io sono uno che si commuove”.
 

Un dolce tepore emana dalla stufetta nella sede dell’associazione Viottoli di Corso Torino 288. Don Franco Barbero ha un paio di fogli bianchi in mezzo ad una rivista che sta schedando. Quando gli chiedo quale bibbia utilizza nei suoi libri dove traspare un “Incontro appassionato e bruciante con le Scritture” mi lascia sbigottito per la quantità di traduzioni utilizzate. «Ne scelgo 12, 13, -precisa don Franco Barbero -cerco di vedere quella che risponde di più al testo originale ebraico o greco. Oggi c’è un buon lavoro di ricerca sia fra biblisti cattolici che protestanti. Dove traducono delle donne, spesso usano un linguaggio inclusivo. Quando leggono “i discepoli”, aggiungono “le discepole”. Non è una deviazione, ma un’interpretazione che rende conto della cultura di oggi

Una categoria per interpretare il suo pensiero è “Il dono dello smarrimento”. «Quando sono diventato prete 49 anni fa –prosegue don Franco - avevo un pacchetto di verità confezionate, ero ben preparato, con sicurezze granitiche. Lo studio, gli interrogativi della vita ma soprattutto l’incontro con le persone hanno aperto delle fessure nel muro di verità incrollabili. Sapevo che non bisognava dare i sacramenti ai separati e divorziati. Il rischio di allontanarli dalla fede mi ha allertato. Avrebbe agito così Gesù? Capita ad alcuni preti di innamorarsi. Come mai l’amore è così benedetto mentre quando si congiunge al ministero diventa una maledizione? Mi sono sorpreso già negli anni ’63-’64 quando ho incontrato molti omosessuali e lesbiche. Ho ascoltato decine, centinaia di loro, da giovane insegnante. Non sentono anche loro la pulsione d’amore, il desiderio di compagnia, di una sessualità gioiosa? Negli studi, nell’ascolto è stato il terreno più pericoloso. Questo smarrimento è diventato una voglia di ricercare oltre. Contrariamente a quello che uno può pensare, non è un andare contro la mia Chiesa ma la volontà di renderla più aperta, umana, accogliente. Ringrazio Dio finché vivo degli smarrimenti, altrimenti mi sarei rinchiuso in una prigione dogmatica. »

Alcuni titoli di suoi testi sono provocanti, p. es. “Le mammelle di Dio”. «Proviene dal linguaggio mistico, una metafora per dire che abbiamo reso Dio non padre ma patriarca. Dio è diventato immagine di giudice, padrone severo. La Bibbia nel parlarci di Dio, pur essendo scritta in un linguaggio culturalmente patriarcale, ci lascia molti tratti di immagine materna. In Osea, Dio prende il suo popolo vicino alle guance, lo abbraccia. Dove c’è la scoperta del messaggio di Gesù, Dio è invito alla responsabilità ma anche perdono, riconciliazione, abbraccio, accoglienza. Incontro troppe persone che hanno già avuto dolori e su di sé sentono incombere un Dio ragioniere che tiene la contabilità del bene e del male. E’ il porto ultimo della mia vita, quello che mi accoglierà

“Gesù è il centro di quanto Dio ha

donato al mondo. La sua è una vita

che riflette la volontà di Dio, come

Gesù ama, accoglie, prega, entra in

 relazione con le persone”

 

Don Franco ha nella sua biblioteca circa tremila testi di cristologia, gli ha dedicato la maggior parte dei suoi studi. «Ogni giorno che passa mi innamoro di più di Gesù, non posso vivere senza averlo come compagno di viaggio. Gesù è il centro di quanto Dio ha donato al mondo. La sua è una vita che riflette la volontà di Dio, come Gesù ama, accoglie, prega, entra in relazione con le persone. E’ l’insuperabile testimonianza di Dio. Pur nel rispetto di tutte le altre religioni, attaccarsi alla vita di Gesù è la via diritta che porta a Dio.».

 

“Io testimonio a te la mia fede,

 dalla tua testimonianza di fede

 posso imparare qualcosa

 

 

Al Collegio di Salamanca di V. Buozzi 2 a Torino, tiene delle conferenze sulla teologia del pluralismo religioso. Si oppone ad una teologia che definisce “di Formula Uno” dove ognuno è il primo della classe. «Nello studio di Knitter, il mistero insondabile di Dio si è manifestato a noi in tante culture diverse. Non va intrappolato in nessuna delle nostre tradizioni e religioni. E’ trascendente rispetto ad ogni religione. Dio è più grande di ogni particolare rivelazione. Dio è più grande del cristianesimo, nemmeno il cristianesimo esaurisce Dio. Non deve essere un pluralismo religioso che mira a seppellire le singole identità. Io testimonio a te la mia fede, dalla tua testimonianza di fede posso imparare qualcosa

“Fra le lettere degli omosessuali, settemila

 arrivano da sacerdoti. Il celibato è un dono

prezioso quando è una scelta, quando è legge

diventa un peso insopportabile.”

 

 

La notorietà di don Franco è legata alle celebrazioni dell’amore gay e lesbico. «E’ stato fondamentale scoprire che l’omosessualità è dono di Dio. Amare è sempre un dono e un impegno senza sconti, essere chiamati alla responsabilità in un continuo cammino quotidiano. Sto facendo trasloco, sto distruggendo un totale di 700 mila lettere perché non si violi la privacy. Strappando le prime 140 mila ho pianto di dolore, non ricordo i volti ma so quanto sono debitore a queste persone. Io sono uno che si commuove. Fra due mesi pubblicherò un libro con quindici benedizioni, scelte tra le trecento coppie che ho benedetto. Quando vedo un amore fedele, stabile, un rapporto di fede, lo accolgo come un invito fatto alla mia chiesa a pensare ad un Dio benedicente, accogliente. Fra le lettere degli omosessuali, settemila arrivano da sacerdoti. Il celibato è un dono prezioso quando è una scelta, quando è legge diventa un peso insopportabile

 

“Faccio un lavoro quotidiano di ascolto,

 in questo periodo seguo particolarmente

persone transessuali, preti innamorati che

 non sanno come dirlo. A 73 anni, avessi

24-25 anni farei di nuovo il prete? Sì, di corsa.

Si va incontro ad una vita difficile ma il

ministero è stato gioioso, straordinario”.

 

 

“Don Franco riceve dalle 8.30 alle 12” si legge entrando nella sede dell’associazione. «Mi occupo stabilmente di una decina di comunità. Domani sarò a celebrare l’eucarestia nella comunità nascente a Torino, in V. S. Pio V 17, giovedì sarò ad Alessandria. Altri gruppi che seguo sono a Reggio Emilia, Siracusa, domenica ero a Firenze con la comunità delle Piagge di Alessandro Santoro. Seguo le comunità di base ma ancor più la chiesa di base. Faccio un lavoro quotidiano di ascolto, in questo periodo seguo particolarmente persone transessuali, preti innamorati che non sanno come dirlo. A 73 anni, avessi 24-25 anni farei di nuovo il prete? Sì, di corsa. Si va incontro ad una vita difficile ma il ministero è stato gioioso, straordinario. Non sono d’accordo con chi se ne va sbattendo la porta. La Chiesa la amo combattendo dal di dentro, non mi sono mai sentito fuori. Non covo rabbia contro nessuno. La rabbia non costruisce relazioni.»

“La Chiesa è il popolo di Dio. Debbo molto alla chiesa,

 i miei genitori mi hanno educato alla fede, ho incontrato

ottimi cristiani di cui non perderò mai il ricordo Lottare

 è un modo di amare, che può arrivare fino alla denuncia

 perché abbiamo nel cuore una chiesa più bella e più umana.»…

 

Nel 2003, dopo quarant’anni di sacerdozio, don Franco viene dimesso dallo stato clericale. «La gerarchia cattolica sembra spesso un’impresa economica ma bisogna distinguere le istituzioni dalle persone. Quando vedo la chiesa degli affari o che nasconde la pedofilia, non mi sento nemmeno di tacere. Questa è la parte ufficiale, istituzionale. La Chiesa è il popolo di Dio. Debbo molto alla chiesa, i miei genitori mi hanno educato alla fede, ho incontrato ottimi cristiani di cui non perderò mai il ricordo. Combatto perché l’istituzione diventi una casa e non una prigione. Lottare è un modo di amare, che può arrivare fino alla denuncia perché abbiamo nel cuore una chiesa più bella e più umana.»

Piergiacomo Oderda

 

 

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