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VIDEO. Ezio Albrile, saggista e storico delle religioni del mondo antico.

VIDEO INTERVISTA A EZIO ALBRILE

di Piergiacomo Oderda

Incontro Ezio Albrile, saggista e storico delle religioni del mondo antico, alla reception del Cesedi, Centro di Documentazione della Città Metropolitana di Torino. Il bibliotecario, dott. Marco Crosio, ha disposto sui banchi alcuni volumi concernenti lo studio delle religioni fra i quali spicca “Un Karma Occidentale?” (Mimesis, 2017) che mi ha incuriosito. «Il libro era sorto in margine ad una canzone che aveva vinto il festival di Sanremo qualche anno fa (“Occidentali’s Karma” di Francesco Gabbani). La prima parte è l’analisi della canzoncina e la considerazione sul modo in cui la civiltà occidentale abbia recepito le discipline orientali. Nelle ulteriori parti tento di dire che gli occidentali hanno cercato a Oriente quello che in realtà era già presente nella loro tradizione. Una tradizione che è stata dimenticata. L’asserto ermetico (“colui che conosce se stesso conosce Tutto”) riporta il pensiero verso le discipline occidentali. Non c’è bisogno di cercare in Oriente quando determinate discipline erano già all’interno della cultura occidentale». Quando scopre il suo interesse alla storia e all’antropologia delle religioni? «E’ un interesse nato tanti anni fa quando ero adolescente da una crisi personale che mi ha portato in un’introspezione verso me stesso e quindi di riflesso a una ricerca sul mondo del religioso». Dalla colonna di libri di Albrile scelgo “Cos’è lo gnosticismo? Momenti di un’antica religione” (ed. Harmakis, 2018). Campeggia in copertina la prima pagina della “Perifrasi di Seem”, testo gnostico copto del settimo codice della biblioteca di Nag Hammadi. «Lo gnosticismo è uno dei miei interessi principali su cui a fine anno uscirà un altro mio libro monografico. C’è l’idea che l’uomo sia rinchiuso in una prigione che è questo mondo e abbia questa particella di luce che gli permette di comunicare con la vera divinità. Si collega anche con le vicende attuali dove l’uomo pensava che il mondo fosse una situazione paradisiaca ma improvvisamente ha riscoperto la tragica realtà che il mondo sostanzialmente è il regno del male». Sempre edito da Mimesis, il volume “Misteri pagani mistero cristiano” (2019) «è un manuale sulle religioni misteriche del mondo antico. Il mondo misterico è legato al fenomeno gnostico. Anche in quell’ambito si predica l’idea che l’uomo abbia qualcosa in sé che gli permette di distanziarsi dalla realtà di tutti i giorni e che gli permette di accedere ad una dimensione primordiale o luminosa». “Misteri gnostici. Alle origini dei dualismi occidentali” (2020) «è uno dei primi volumi della collana “Archidoxa” che io dirigo per la casa editrice Write Up. In copertina si riporta un papiro che io ho riscoperto nel senso che era dimenticato nei magazzini della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Consultando il catalogo del fondo Peyron avevo notato il riferimento a questo papiro del IV secolo a caratteri gnostici. E’ stata mia cura insistere presso la Direzione e presso la sezione Manoscritti affinché venisse restaurato e rimesso al godimento dei lettori». Trovo intrigante il titolo di “Angeli e diavoli. Le origini di un mito”. «In copertina c’è un altro manoscritto della Biblioteca Nazionale di Torino che è una rarità (un Pantokrator fra Angeli e simboli degli evangelisti dal Commentario sull’Apocalisse del Beatus Liebanensis). Nel libro riprendo un’idea che era di un mio maestro, il prof. Garbini. Nei suoi libri sosteneva il fatto che la mitologia ebraica sugli angeli decaduti in qualche modo si rifacesse alle concezioni mitologiche babilonesi. In particolare, il prof. Garbini scombussolava tutta la cronologia biblica, la ridatava da una riscrizione di tutto il mito ebraico a partire dai miti babilonesi. Gli ebrei durante la cattività babilonese per ingraziarsi i favori dei babilonesi, hanno riscritto la loro mitologia in sintonia con quella babilonese. In particolare, la vicenda degli Angeli decaduti che è presente nel libro di Enoch secondo il prof. Garbini era una riscrittura di questi antichi miti babilonesi in senso negativo. A Babilonia ci sono questi esseri divini che sono gli Apkallu, una sorta di eroi civilizzatori che recano il sapere all’uomo. Questa cosa viene riscritta nel mito degli angeli decaduti che poi insegnano all’uomo le arti e le scienze ma in senso negativo». Immagini di un altro manoscritto sono in coda al volume  “Il cardinale mago. Gnosi, ermetismo, teurgia e i misteri di un codice scomparso” (ed. Jouvence, 2020). «Si tratta di un manoscritto che era posseduto dal card. Bessarione, il fondatore della Biblioteca marciana di Venezia. Donò i suoi codici manoscritti alla Biblioteca marciana e da lì nacque il primo fondo. In particolare è un manoscritto presente alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino che è il “De mysteriis” di Giamblico». Si tratta «dell’esposizione di questo filosofo neoplatonico che espone dottrine teurgiche. La teurgia basandosi sull’etimo greco letteralmente è l’arte di creare gli dei o anche in una seconda etimologia quella di compiere azioni divine. In qualche modo l’uomo tenta con una serie di azioni rituali, liturgiche attraverso preghiere, esercizi meditativi di compiere quella che è la “théosis”, la divinizzazione. Il card. Bessarione è noto come uno dei padri dell’umanesimo». Il suo maestro, Giorgio Gemisto  Pletone «lo indottrinò nella coltivazione di questa antica arte che veniva da un ambito precristiano, quello della teurgia e dei filosofi neoplatonici». In uno studio di Albrile pubblicato sulla rivista “Teresianum” ho letto di Zurvan e del retroterra iranico. «Prima di tutto voglio fare un grande elogio verso le riviste di area pontificia. Ho un grande numero di saggi pubblicati su queste riviste. Nelle riviste scientifiche di area laica c’è tutto un iter nepotistico di favori, di presentazioni. Le riviste pontificie mi hanno sempre giudicato per i miei argomenti». «Lo zurvanismo è un’antica religione iranica che si rifà alle cose che io studio sullo gnosticismo. Predica l’esistenza del principio che è il tempo che sta sopra i due spiriti che sono la Luce (Ohrmized) e le tenebre (Ahrmen). Combattono una battaglia e si sa già da chi viene vinta come quando si gioca una schedina quando si conosce il risultato. Si sa che il principio del male è presente, dominerà il mondo per un determinato tempo. Alla fine arriverà la vittoria della luce. Nello zurvanismo, nei miei studi ho ritrovato molti elementi che fanno poi parte della costruzione culturale di quello che è lo gnosticismo. Tutti questi movimenti che io riconduco alle religioni misteriche, via via si sono arricchiti di motivi culturali che provenivano dall’Egitto, dalla Persia e dal mondo mediterraneo».

Piergiacomo Oderda

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