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La costituzione dell'Associazione Amiche e Amici dell'Accademia (A.A.A.) di Medicina di Torino

Guardare il futuro è l'intendimento con cui il Presidente dell'Accademia di Medicina di Torino, Giancarlo Isaia, promuove la costituzione dell'Associazione Amiche e Amici dell'Accademia (A.A.A.) di Medicina di Torino. Grintosa, le neoeletta presidente dell'Associazione, Gabriella Tanturri, presenta lo Statuto. Il primo obiettivo dell'incontro consiste nell'individuare le persone che porteranno avanti l'associazione e nel mettere in campo delle proposte puntando al contempo sia al rigore scientifico che a prodotti facilmente usufruibili da tutte le categorie di cittadini, in un linguaggio chiaro e trasmissibile. L'art. 3 dello Statuto sottolinea l'attenzione “alla salute pubblica e agli effetti dell’ambiente sulla stessa; al contrasto alle fake news che danneggiano la salute collettiva”. Si pensa anche “all’individuazione di proposte formative esportabili ad Enti locali e ad ambiti universitari... all’individuazione di progetti di ricerca”. Il Presidente e la Vicepresidente dell'Accademia, Teresa Cammarota, sono soci di diritto a cui si aggiungono altri sette componenti del Consiglio Direttivo. Viene nominata Diletta Zummo come Vicepresidente, Lorenzo Comba in qualità di tesoriere, Alessandro Bombaci come segretario. Gli altri componenti sono Barbara Duranti, Carla Lavarini e Lorenzo Marchese.

Il prof. Giancarlo Isaia propone un nuovo comitato di redazione per il Giornale dell'Accademia, da subito impegnato per colmare le lacune lasciate dall'impossibilità di svolgere alcune sedute scientifiche a causa del “lockdown”. Annuncia che a novembre partono i lavori di ristrutturazione dell'androne di via Po 18 a Torino, sede dell'Accademia. A febbraio, si inaugura anche il restauro di un ciclo di affreschi del Guidobono “strappati” dalle pareti a inizio anni Novanta. Il segretario, Alessando Bombaci, mira per l'associazione a «obiettivi fissi e precisi che possano essere valutati a distanza di un anno». Si domanda cosa si aspettino dall'Associazione gli studenti dell'Università, gli specializzandi, i neospecializzati e propone di realizzare un minisondaggio. Allarga lo sguardo a «campagne di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole» e non dimentica come fruitori i medici di base. La formazione dovrebbe «offrire l'approccio trasversale» e pone come esempio un approccio interdisciplinare sul tema del dolore cronico. Lorenzo Marchesi propone di individuare il “target”: per pubblici differenti occorrono non solo linguaggi ma strumenti diversi di comunicazione. I “social” sono ormai divenuti «canali di comunicazione anche per enti di alto livello». Diletta Zummo accenna all'esperienza di un webinar sulle “fake news”. La prof.ssa Tanturri intende intavolare «un dialogo con persone che si occupano del quotidiano della sanità». Nella medesima prospettiva, Carla Lavarini, tecnico di laboratorio, propone una ricerca su «ambiti in cui le professioni sanitarie possano dare un contributo». I laureati triennali preparano tesi sperimentali di buon livello ma «in ambito lavorativo, non sviluppano la propensione alla ricerca». Teresa Cammarota invita ad essere pragmatici, prima di tutto occorre farsi conoscere e aumentare le iscrizioni. Il prof. Isaia accetta di accogliere nel Giornale dell'Accademia il sunto di tesi degli allievi di Medicina, purché abbiano le caratteristiche di “trasversalità”, possano interessare tutti. Gabriella Tanturri lancia l'ipotesi di un filone di estrema attualità, «sugli esiti di violenza si possono mettere insieme competenze di varie specialità».

Piergiacomo Oderda

Nelle foto l'incontro

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