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FOTO. La manifestazione NO TAV Torino con il sindaco di Pinerolo Salvai.

LE FOTO

di Piergiacomo Oderda 

«E uno, e due, e tre…”a sara dura”». Alberto Perino modula la voce chiedendo ai convenuti in piazza Castello a Torino per la manifestazione “No Tav” di stringersi per stare in quattro in un metro quadrato. Il criterio di calcolo della folla utilizzato per la manifestazione “Sì Tav” del 10 novembre viene dileggiato così come il paragone con la marcia dei quarantamila del 1980. Nicoletta Dosio ricorda come quell’evento «avesse tagliato le gambe alle conquiste democratiche che facevano paura al sistema». Perino insiste col piemontese parlando delle penali paventate alla rinuncia all’Alta Velocità, «non le chiamiamo “fake news”, “a son mac ‘d bale”». Sandro Plano, sindaco di Susa, interviene con la fascia tricolore puntando il dito sul modello «più PIL, più sviluppo». Gli investimenti dovrebbero servire prima di tutto alle «scuole italiane, gli ospedali, gli argini delle nostre montagne». Sono trent’anni che si protesta, «chiediamo anche noi al Primo Ministro di ascoltare le nostre ragioni». Ancora più stringente il contributo del sindaco di Villarodin-Bourget, nei pressi di Modane: «L’opposizione in Francia è molto larga e diversificata». Si spreca denaro pubblico a beneficio di interessi particolari delle lobby mentre andrebbe tutelato l’interesse generale. Risuona il canto “Sulle barricate, sventola la bandiera dei No Tav”. Tocca a Loredana Bellone, sindaco di San Didero, ricordare «gli eredi della civiltà alpina, uomini e donne che salgono ai pascoli più alti, incontrando nebbia, pioggia e freddo». Hanno costruito case in pietra, mulattiere per muoversi da un posto all’altro. Sventola allegra il suo cappello azzurro con la scritta “meglio montagnina che madamina”, in riferimento alle organizzatrici della piazza “Sì Tav”.
Nicoletta Dosio si commuove di fronte alla piazza piena e coloratissima, «vale la pena di vivere per vederla». Scandisce il suo no a «progetti devastanti e distruttivi per l’essere umano e la natura, per il futuro che vogliamo che sia bello, utile, generoso anche per chi verrà dopo di noi». Cita alcuni versi di Franco Fortini (da “Una volta per sempre”, 1963), “ciechi e quieti come le merci/sigillate nei mercati,/come i visceri lerci/dei macelli, che vanno/nei vostri splendidi autoclavi”. «Ci vorrebbero muti e quieti ma il nostro “No Tav” è “No” a tutte le grandi male opere». Cita la Pedemontana, il Terzo Valico, i No Tap, «non è solo “no” al degrado ambientale ma all’ingiustizia sociale che ne è l’altra faccia». «La Valle di Susa è anche accogliente rispetto ai migranti che vengono a bussare ai cancelli di ferro di un’Europa crudele e ingiusta». Sergio Berardo, leader dei “Lou Dalfin”, si identifica in questa «lotta della montagna, la montagna non è passato, è presente, futuro». Quando si è detto “facciamo il treno”, «la montagna finalmente ha detto di “no”, la gente delle nostre vallate una volta tanto ha ritrovato la sua dignità».
Il vicesindaco di Napoli porta la solidarietà del sindaco Luigi De Magistris. I “No Tav” sono «uomini e donne con la schiena dritta, in grado di costruire futuro con scelte politiche che guardano negli occhi le persone e non corrono dietro ai conti bancari di pochi che non considerano l’ambiente come dato una volta per tutte». L’assemblea popolare di Venaus ha fissato per il 23 marzo una giornata di mobilitazione nazionale a Roma. Nella prima foto il sindaco Salvai nel palco NO TAV a Torino
Piergiacomo Oderda
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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