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Affido Famigliare. La festa

L’occhio stenta a riconoscere quel minimo movimento sul collo delle possenti testuggini o a individuare dietro il vetro le movenze dell’ippopotamo. Così si sono impegnati tantissimi bimbi e le loro famiglie affidatarie nella festa organizzata dal Comune di Torino presso il Bioparco Zoom di Cumiana. «E’ una festa per dirvi “grazie” per quanto fate per i bambini che hanno bisogno di una tutela particolare», esordisce Rita Turino, responsabile per il settore minori della Direzione Servizi Sociali della Città di Torino. Porge i saluti il vicesindaco nonché Assessore alle Politiche sociali, Elide Tisi. «Il progetto dell’affido familiare sta a cuore alla Città di Torino. 403 bambini nell’anno 2013 contano su una famiglia affidataria di riferimento. E’ una cosa difficile che richiede grande consapevolezza e un atto d’amore. Sono 220 le famiglie coinvolte, una realtà quasi unica in Italia». Con il Progetto Neonati, 37 bimbi, di cui 10 non riconosciuti, sono stati inseriti in una famiglia affidataria che ha fatto da tramite con la famiglia adottiva. Rita Turino ripercorre la storia dell’istituto dell’affido dalla prima delibera in Consiglio comunale del 1976 che anticipava di sette anni la legge nazionale del 1983. Ricorda le famiglie della parrocchia Maria Goretti che avevano costituito le prime comunità alloggio, la figura dell’ingegner Baffert e di Rita Anfossi. Motiva la lieve flessione degli affidi attivati nel 2013 (106) con l’attività a sostegno delle famiglie d’origine attraverso il progetto ministeriale Pippi, «la bimba resiliente per definizione che riesce a sopravvivere e diventare autonoma; da tempo si chiedeva ai responsabili dei Servizi sociali di fare di più e meglio nei confronti delle famiglie d’origine che hanno nuovi bisogni e difficoltà». L’obiettivo consiste nel modificare e migliorare le competenze genitoriali perché «siano sufficientemente buone per crescere loro i bambini». Piera Dabbene per la Casa Affido ricorda il seminario del Progetto Neonati svoltosi lo scorso 20 marzo, a diciotto anni dalla prima delibera del Comune di Torino (1995). Si prevede di attivare un corso di formazione per famiglie affidatarie sugli stili educativi per reggere i comportamenti manifestati dai bambini, probabilmente quattro o cinque sabati mattina. Il tavolo delle associazioni delle famiglie affidatarie propone un seminario di approfondimento sull’adolescenza, con focus sui social network. I gruppi di sostegno riprenderanno il 18 settembre (Progetto Neonati), il 16 ottobre per le “famiglie comunità” («affidatari XXL che accolgono quattro, cinque bambini»), il 6 ottobre per le famiglie affidatarie. Elisabetta Sponga approfondisce le finalità di quest’ultimo gruppo: «Sentire altre famiglie smitizza un problema, consente di prospettare soluzioni». Un’esigenza condivisa è costituire una fonte di comunicazione per problemi pratici, p.es. la richiesta del consenso all’espatrio per la carta d’identità. C’è tempo per illustrare il progetto di Domenico Coscia sui bimbi “ri-denti”. Dall’esperienza maturata nell’Asilo Notturno Umberto I è nato un progetto per i bambini segnalati da Casa Affido con una dottoressa in igiene dentale, 3 ortodontisti e 5 dentisti per bambini (74 i bimbi in cura nel primo trimestre di quest’anno). Gli si affianca Roberto Galli per le cure oculistiche. Infine, Simone Fenoglio e Matteo Bernardini della scuola Holden hanno presentato l’iniziativa di un corso di scrittura regalato ad alcune famiglie affidatarie in cambio del racconto delle loro storie. Si è arrivati ad un testo che verrà presentato il 18 novembre e si produrrà uno spot di 40, 50 secondi «per rilanciare la campagna affidi perché altre famiglie si aggiungano», come ricordava Elide Tisi all’inizio dell’incontro. La festa è stata occasione per un proficuo scambio di riflessioni, opinioni, difficoltà tra le famiglie affidatarie e gli operatori di Casa Affido (V. S. Domenico 28 a Torino).

Piergiacomo Oderda

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